Compie oggi 50 anni Pep Guardiola, recentemente nominato Allenatore del Secolo, grande giocatore e rivoluzionario in panchina.
50 anni di Pep. Un allenatore che ha vinto tutto, e lo ha fatto seguendo le sue idee, mettendo in campo un impianto di gioco a cui ora una gran parte dei coach moderni si ispira. Il suo tiki taka, possesso di palla consolidato tramite rapidi e veloci passaggi tra i giocatori, gli ha consentito di sbaragliare la concorrenza, e di diventare, pochi anni, uno dei nomi più grossi in circolazione, partendo, fondamentalmente, da un curriculum senza gavetta. Nato a Santpedor, in Catalogna, Pep ha sempre incarnato l’orgoglio di questo regione che spesso ha rivendicato un’autonomia anche superiore a quella della Spagna stessa. Entrato nella cantera del Barça a 13 anni, è cresciuto in uno dei migliori vivai d’Europa, vivaio che lui stesso ha contribuito a plasmare negli anni a venire. La sua carriera da calciatore, spesso trascurata, è stata straordinaria come quella da allenatore: ha vestito praticamente solo la maglia del Barcellona, con cui ha conquistato la Champions nel ’92 e la Coppa delle Coppe ’97, giocando con compagni Stoichkov, Koeman, Ronaldo e Laudrup, oltre a ben sei campionati spagnoli. Abituato fin da allora a governare, grazie alla sua posizione in mezzo al centrocampo, Guardiola incuriosì il mondo calcistico nel momento in cui decise di venire in Italia a giocare al Brescia, una provinciale, in cui militava un certo Roberto Baggio, guidato dalla panchina da Carletto Mazzone. Pep rimarrà molto legato al Brescia e all’allenatore romano, non mancando mai di spendere parole al miele per i suoi anni lombardi. Vanta anche una parentesi alla Roma, solo quattro presenze e nessuna traccia, prima di chiudere la sua prima parte della carriera tra Qatar e Messico. Impossibile anche non citare le 47 presenze con la maglia della Nazionale spagnola, con cui ha vinto anche l’oro olimpico ai Giochi del 1992. La sua parabola da allenatore è stata invece rapida e decisamente precoce. Neanche un anno dopo il suo ritiro dal calcio giocato, il 14 novembre 2006, il Barcellona gli offre la guida della sua squadra B, fidandosi delle qualità del calciatore, visto che fino ad allora Guardiola non aveva mai allenato.
Il trend di lanciare direttamente nell’olimpo calcistico ex calciatori con esperienza pari a zero o quasi, è nata proprio con Guardiola, che dopo un anno con i ragazzi subentra a Frank Rijkaard alla guida della prima squadra. Il rischio di un fallimento era altissimo, ma la storia, come ben sappiamo, è andata diversamente: tra il 2008 e il 2012 si è visto quello che è probabilmente il miglior Barcellona della storia, capace di vincere tre campionati consecutivi, nonostante la presenza del grande Real Madrid di Mourinho, e di imporsi in Europa e nel mondo. Quella squadra, con Pedro, Messi e Villa in avanti, era l’emblema del tiki taka, manifesto esposto al meglio nel 5-0 del Superclasico 2010. Ricordiamo le due Champions League vinte, di cui la prima al primo anno, con ben sei trofei su sei nel 2009, record tuttora imbattuto da qualsiasi altra squadra. Dopo un anno sabbatico in cui lascia la guida del Barça a Vilanova, nel 2013 passa al Bayern Monaco, dove esporta la sua cultura calcistica mettendo in scena un dominio evidente rispetto alle altre compagini. Con tre Bundesliga di fila allarga il suo palmares e quello della miglior squadra di Germania, ma non riesce nell’assalto alla coppa dalle grandi orecchie, uscendo in tutte le occasioni alle semifinali. Nel 2016 passa al suo team attuale, il rampante Manchester City. A fronte di un primo anno deludente, i Citizens iniziano a ingranare dalla stagione successiva, in cui Guardiola si aggiudica il campionato con la cifra record di 100 punti, +19 sullo United. Nel 2018-2019 il Manchester City riesce a vincere tutti i titoli nazionale, aggiudicandosi, oltre al campionato, anche la Coppa di lega, la Coppa nazionale e la Supercoppa. Tuttavia, anche con la squadra di Manchester, la Champions sembra ancora stregata per Guardiola, un allenatore su cui però c’è la sicurezza che sarà in grado di rinnovarsi e tornare a vincere come ha sempre fatto.