Compie oggi 73 anni ex giocatore e tecnico nativo di Viareggio, uno degli allenatori più vincenti degli anni 90/00 in Italia, con la Nazionale e in Cina.
“Grazie di cuore a questi ragazzi davvero fantastici. Gliel’ho già detto nello spogliatoio. Hanno un carattere, un cuore, una grinta che non hanno paragoni e sono stati ripagati dei loro sforzi, dei sacrifici, della convinzione di poter sollevare al cielo questa coppa” – sono queste le sue parole al termine della vittoria più prestigiosa e importante della sua carriera, parole che riassumono il suo modo di vedere il calcio: si possono avere in rosa grandissimi giocatori ma senza un collettivo, pronto a lottare su ogni pallone, non si vince niente. Marcello Lippi nasce a Viareggio l’11 aprile 1948. Trascorre sei anni nelle giovanili del suo paese natale; nel 1969 viene acquistato dalla Sampdoria che decide di mandarlo un anno in prestito al Savona dandogli la possibilità di esordire tra i professionisti in Serie C. Vestirà la casacca blucerchiata per 9 stagione e avrà l’onore di indossare la fascia da capitano: con la Doria colleziona 272 presenze condite da 8 goal; decide di appendere gli scarpini al chiodo al termine della stagione 1981/82 con la Lucchese, appena retrocessa in serie cadetta. Purtroppo per lui, in 13 lunghi anni di carriera sui campi da calcio non conquista nessun trofeo, trend negativo che spezzerà una volta diventato allenatore e ad, oggi, è considerato come uno dei più vincenti allenatori italiani di sempre. Comincia la sua esperienza da tecnico nelle giovanili della Sampdoria ma, la sua prima squadra professionistica è stata il Pontedera in Serie C2 con la quale perde la sua prima finale della Coppa Anglo-Italiana contro il Piacenza. Dopo diverse esperienze in Serie C, fa finalmente il suo esordio in serie A con il Cesena: al termine di quell’anno raggiunge la salvezza, obiettivo dichiarato dalla società ad inizio stagione. Dopo una parentesi alla guida della Lucchese, gli venne affidata la panchina dell’Atalanta; terminerà la stagione, con la Dea, con un sorprendente settimo posto mancando di un solo punto la qualificazione alle coppe europee, per il club si trattò del miglior piazzamento, all’epoca, della propria storia. L’anno successivo siede sulla panchina del Napoli: dopo un pessimo inizio, i partenopei riuscirono a piazzarsi al sesto posto con la possibilità, quindi, di partecipare alla prossima Coppa UEFA: Lippi ebbe il grande merito di far esordire, all’epoca, il giovane Fabio Cannavaro, proprio colui che diversi anni dopo alzò la coppa nella notte di Berlino.
Nel 1994, Marcello Lippi viene chiamato dalla Juventus, squadra con la quale vincerà tutto a livello nazionale e soprattutto europeo: un’esperienza, a detta sua, indimenticabile e irripetibile dove è riuscito a livello umano e, soprattutto, ha fatto quello che la Vecchia Signora vuole da sempre, vincere. Dopo l’iniziale ambientazione, vince al termine del suo primo anno lo scudetto che, dalle parti di Torino mancava da nove anni; gli venne dato il merito, in quell’anno, di lanciare definitivamente tra i grandi il giovane Del Piero. Rimane per 5 stagioni sulla panchina bianconera contribuendo alla vittoria di 3 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 supercoppe italiane, 1 Champions League (contro l’Ajax ai calci di rigore), 1 supercoppa europea, 1 Coppa intercontinentale e, per due anni di fila, si aggiudicò il premio di allenatore dell’anno. Dichiara le dimissioni a stagione in corso in seguito ad un clamoroso ko interno contro il Parma. Dopo una sfortunata esperienza in nerazzurro, con i quali non vincerà nessun trofeo e vedrà logorarsi definitivamente il rapporto con Baggio, torna, all’alba del nuovo millennio sulla panchina bianconera, pronto e motivato a ripetere quanto fatto di buono pochi anni prima: grazie alla grande intuizione di spostare Nedved sulla trequarti si aggiudica l’ennesimo scudetto; purtroppo non riuscì a ripetersi in Europa, vide infatti interrompere il sogno proprio nella finale di Manchester del 2003 persa contro il Milan. Al termine dell’annata 2003-2004 diede le sue dimissioni in seguito alle vittorie di 2 scudetti, 2 supercoppe europee: terminò, definitivamente, uno dei cicli più vincenti della storia del club bianconero. Nel 2004 diventa il ct della Nazionale: due anni più tardi raggiunge il punto più alto della sua carriera sportiva; contro ogni pronostico, l’Italia dei vari Buffon, Pirlo, Totti e Del Piero, trionfa in finale contro la Francia all’Olympiastadion di Berlino: una vittoria storica che ha reso Lippi un eroe per un popolo intero. Meno fortunato, sicuramente è stato il suo ritorno in Azzurro: subentrato al posto di Donadoni, nei Mondiali 2010 l’Italia uscì ai gironi, fu l’inizio di un declino per la nostra nazionale culminato con la mancata qualificazione agli ultimi mondiali. L’ultima esperienza di Lippi in veste di allenatore di club è in Cina: con il club Guangzhou Evergrande vince 6 trofei. Dopo un breve periodo come ct della nazionale cinese, abbandona definitivamente la sua carriera sportiva. Marcello Lippi, l’allenatore con il sigaro, uno dei più vincenti della storia del calcio italiano.
Fonte foto: Getty Images