Compie oggi 36 anni l’attaccante della Juventus, senza ombra di dubbio tra i più grandi nella storia di questo sport, il fenomeno CR7.
Non si è ancora ritirato ed è già leggenda. Quello che ha fatto, e sta facendo, sui campi da calcio di tutto il mondo di Cristiano Ronaldo è qualcosa che senza ombra di dubbio rimarrà nella memoria collettiva, un campione universale, riconosciuto da tutti come il dominatore di un’epoca del football mondiale. Il suo duello con Lionel Messi molto probabilmente sarà evocato dai futuri appassionati che fino ad ora si sono divisi tra Pelé e il compianto Maradona. Ciò che colpisce di Ronaldo è l’incredibile continuità, raggiunta grazie a un allenamento e a uno stile di vita meticoloso, caratterizzato da chi vuole essere il migliore, sempre. Un gol in più, un assist in più, una vittoria in più, Cristiano non si è mai fermato, vincendo tutto e mettendo a segno un numero di reti semplicemente impressionante. Questa sua attitudine lo accompagna fin dall’inizio della sua vita e carriera, iniziata a Funchal, nell’isola di Madera, un possedimento portoghese al largo dell’Africa. Non nasce in una situazione semplice Ronaldo, anzi, il disagio economico si fa sentire, tant’è che la madre dichiarò anni dopo che ha pensato anche di abortire, visto che sarebbe stato il quarto figlio da crescere in un contesto difficile. Invece il bambino nacque, con un nome, Ronaldo, scelto dal padre in onore di Ronald Reagan, all’epoca Presidente degli Stati Uniti. La scelta di mamma Dolores fu decisamente ripagata: si narra che nella prima squadra in cui Cristiano militava, l’Andorinha, i ragazzi di 12 anni lo volessero a giocare con loro, e lui, di anni, ne aveva appena 7. Dei suoi inizi si accorgono anche i dirigenti dello Sporting Lisbona, che lo acquistano per 12.000 euro e lo formano nelle giovanili, prima di farlo debuttare in prima squadra nel 2002. Curioso come giocò la sua prima in biancoverde contro l’Inter, in un preliminare di Champions. In Portogallo non ci restò molto, nel 2003 era già del Manchester United, il quale si assicurò le sue prestazioni per circa 15 milioni di euro. Ai Red Devils Ronaldo divenne ufficialmente CR7, scegliendo un numero non facile, appartenuto a mostri sacri come Best, Cantona, Beckham, nonostante l’iniziale timore. I primi anni furono giocò con regolarità, ma le cose migliori le fece in Nazionale, dove arrivò secondo agli Europei di casa nel 2004, sconfitta che ancora brucia, e quarto ai Mondiali 2006, eliminato al penultimo atto dalla Francia. In questo periodo deve affrontare la morte del padre, scomparso a seguito di problemi derivanti dall’alcolismo, e quindi mai in grado di ammirare le future gesta del figlio.
Cristiano, negli anni, inizia sempre più a entrare nel tabellino dei marcatori. Nella stagione 2007/2008 realizza 42 gol in 49 partite stagionali, compresa la rete con cui sblocca la finale di Champions contro il Chelsea, poi vinta ai rigori. Una stagione mostruosa suggellata dal suo primo Pallone d’oro, vinto a 23 anni. Rimarrà fino al 2009 allo United, vincendo tutto il possibile, compresi tre campionati di fila. Venderlo pareva assurdo, ma da Madrid arrivò un’offerta folle. 94 milioni di euro. Mai prima di allora una cifra così alta era mai stata offerta per un calciatore, e lo United decise di accettare. CR7 fu presentato il 6 luglio al Bernabéu, in uno stadio gremito per il nuovo campione, che però deve scegliere la 9, poiché la 7 è occupata dalla colonna del club Raul Gonzalez Blanco. In realtà Raul lascerà le merengues l’anno dopo, dando la possibilità a Ronaldo di tornare al suo numero preferito. Descrivere i nove anni di Ronaldo al Real è difficile, perché qualsiasi parola adatta per questo periodo rischierebbe sempre di essere riduttiva. Cristiano è stato anche soprannominato “marziano”, perché i numeri fatti registrare da lui in questi anni non sembravano essere possibile per una persona proveniente da questo pianeta. In totale ha segnato 450 gol, di cui più di 50 per sei stagioni consecutive, impresa mai riuscita neanche all’amico-nemico Messi. Ha vinto solo due volte il campionato spagnolo, ma in compenso ha condotto il Real a quattro Champions League, di cui tre consecutive, facendo realizzare anche 17 gol in 11 partite nel 2014, record assoluto. Ha vinto altre quattro volte il Pallone d’oro, per un totale di cinque, oltre a tre Scarpe d’oro e tanti altri premi minori. Ha segnato un’epoca nel Madrid, di cui è anche il giocatore con più gol in assoluto. In questo periodo è riuscito anche a vincere l’Europeo del 2016 con il Portogallo, grazie a una grande cavalcata e a una finale assistita dalla panchina, per un infortunio occorsogli. Dopo aver segnato alla Juventus in rovesciata allo Stadium nei quarti di Champions, riceve gli applausi del pubblico, che ancora non sa che tra poco Cristiano si vestirà di bianconero. Nell’estate 2018 CR7 passa alla Juventus per 100 milioni di euro, il più grande affare della società piemontese. Il suo arrivo in Italia è un vero e proprio boom, milioni di tifosi comprano la maglietta con il suo cognome e quel numero, il 7, sulla schiena. Cristiano, alla terza stagione in Italia, sta continuando a fare ciò che fa sempre, ovvero vincere e segnare. Allegri, Sarri, Pirlo, tre allenatori diversi ma stessa efficacia sotto rete, 28 gol il primo anno e 37 il secondo, con la Juve campione d’Italia per l’ottava e nona volta consecutiva. Manca ancora la Champions, per la quale è ancora in gioco quest’anno, dove è già arrivato a 22 reti in 23 partite: al momento sono 780 marcature in totale nella sua carriera, a cui sicuramente se ne aggiungeranno altre, perché il marziano non ha mai perso la voglia di combattere e migliorare sé stesso.