Dodici anni fa SuperSic tagliava il traguardo di Sepang, alla penultima prova del Mondiale, trionfante dopo la vittoria del suo primo titolo in 250.
È un’immagine difficile da scordare, quella di Simoncelli che sembra volare, con la sua maglia bianca celebrativa, nel giro d’onore del Gran Premio della Malesia. Quel giorno, il 19 ottobre 2008, il mondo della moto aveva incoronato un nuovo grande campione, che sarebbe stato in grado di proseguire la strada di Valentino Rossi, vincitore in MotoGP proprio quell’anno, in cui ha conquistato il suo ottavo Mondiale. Fu un trionfo: Simoncelli, un pilota italiano, vinceva su Gilera, una moto italiana, con la classifica costruttori che alla fine andò all’Aprilia, anch’essa azienda tricolore. Quel giorno Simoncelli mostrò a tutti che aveva raggiunto l’obiettivo per cui aveva lottato sin da bambino: salire sul tetto del mondo. Aveva appena 12 anni quando quel vivace ragazzo romagnolo si è imposto come campione italiano, e da lì non si è più fermato. Nel 2002 era già campione europeo nella 125, debuttando nello stesso anno nel Mondiale ancora teenager. Nei suoi primi quattro anni in 125 inizia a dimostrare il suo valore, imponendosi nei suoi primi Gran Premi, in entrambi i casi a Jerez de la Frontera, nel 2004 e nel 2005. Tuttavia non riesce mai a contendere il titolo agli altri piloti sulla sua Aprilia, ma effettua comunque il salto di categoria nel 2006, guidando questa volta la Gilera. I primi due anni termina la classifica al decimo posto, non riuscendo mai ad arrivare sul podio, ma continuando a dimostrare le sue innate qualità, che verranno premiate dall’exploit del Mondiale successivo. Nel 2008, in sella alla sua Gilera RSV 250, non inizia bene, collezionando due ritiri per caduta nei primi due appuntamenti della stagione, in Bahrein e in Spagna. Tuttavia la sua caparbietà sarà premiata, e dopo due secondi posti in Portogallo e Francia, otterrà la prima vittoria in un trionfo, davanti al pubblico di casa del Mugello. Dopo averla bissata in Catalogna, altri quattro podi lo mantengono avanti nelle successive gare, prima di piazzare il colpo decisivo a Motegi e Phillip Island.
E si arriva così a quel giorno in Malesia, dove il terzo posto conseguito su quel circuito di Sepang coronerà la vittoria del Mondiale, resa ancora più significativa dalla sesta affermazione in sedici gare, arrivata nell’ultimo circuito stagionale, quello della Comunità Valenciana. Tutta Italia ha in simpatia Simoncelli, il suo stile di guida e quel suo carattere esuberante tipico del romagnolo, unito alla sua immagine da ragazzo gioviale, con i capelli mossi a creare un look subito riconoscibile, portano molti tifosi ad affezionarsi a quel pilota che era, a tutti gli effetti, un predestinato. Mantenne il livello molto alto anche nel 2009, quando da campione in carica decise di correre un altro anno in 250. Questa volta le vittorie saranno cinque, ma rimane l’amaro in bocca per la gara conclusiva, in cui, ancora in gara per il titolo, scivola sul terreno mentre era in testa, consegnando de facto il Mondiale ad Aoyama e anche la seconda piazza a Barberà. Nel 2010 finalmente la MotoGP, in sella alla Honda: dopo un primo anno di ambientamento con un ottavo posto in classifica, l’anno successivo inizia a ottenere podi, dal terzo posto di Brno fino al secondo in Australia, prima di quel maledetto giorno a Sepang. Già, proprio Sepang, da dove è cominciata la nostra storia. Quello che accadde quel giorno in Malesia è tristemente noto a tutti, Marco ci ha lasciato a 24 anni dopo un tragico incidente, di quelli che negli sport motoristici purtroppo, sempre più raramente, capitano. Per capire il suo impatto nella memoria collettiva va ricordato l’oceano di gente presente alle esequie pubbliche, oltre 25000 persone, gli innumerevoli tributi ricevuti dal mondo sportivo, motoristico e non, e per finire l’intitolazione, a sua memoria, del circuito di Misano Adriatico, situato nella provincia di Rimini, quella nella quale Marco viveva. Ma noi, così come crediamo chiunque, vogliamo ricordarlo così: con quella maglia bianca celebrativa del suo primo Mondiale, mentre volava in sella alla sua moto, ebbro di gioia, su quel benedetto e poi maledetto, circuito di Sepang.