Esattamente 22 anni fa il “Pupone” vestì per la prima volta la maglia Azzurra, iniziando un percorso terminato sul tetto del mondo.
“Quando Zoff mi richiama dal riscaldamento perché è arrivato il momento di entrare, penso che quel momento sia una specie di laurea. Non sarei stato soltanto un buon calciatore, capace di giocare in SerieA nella squadra della sua città. Se in maglia azzurra fossi riuscito a conquistare i tifosi degli altri club, quelli che non condividevano la mia fede e dunque non mi volevano bene a prescindere, sarei diventato un campione”. Così Francesco Totti racconta l’emozione del suo debutto con la Nazionale maggiore nella sua biografia “Un capitano”, scritta dopo il suo doloroso e sofferto addio al mondo del calcio giocato nel 2017. Non c’è modo migliore delle parole del diretto interessato per spiegare cosa rappresentasse per lui quel momento, capitato nell’autunno del 1998. All’epoca Totti era un ragazzo di 22 anni appena compiuti, di cui si parlava un gran bene, ma forse non si pensava potesse diventare ciò che è diventato, ovvero uno dei calciatori più importanti della storia del calcio italiano. Quel momento Francesco lo aveva aspettato a lungo, anche se la maglia Azzurra gli aveva già dato parecchie soddisfazioni. Aveva infatti giocato, dal ’92 al ’97, in tutte le selezioni giovanili possibili, e perlopiù in un ruolo da protagonista. Fu vice campione d’Europa con l’Italia sia con l’Under 16 che con l’Under 18, mentre raggiunse la medaglia d’oro sia all’Europeo Under 21 del 1996, dove un suo gol in semifinale con la Francia fu decisivo per il passaggio del turno, prima della finale vinta contro la Spagna, sia ai Giochi del Mediterraneo disputati a Bari nel 1997, nei quali realizzò una doppietta nel 5-1 finale con cui l’Italia sconfisse la Turchia. In totale parliamo di 34 presenze e ben 26 gol cumulativi nelle rappresentative giovanili degli Azzurri, un bottino che rendeva inevitabile, prima o poi, la sua chiamata nella Nazionale maggiore. Il 1998 è un anno cruciale per Francesco Totti, perché è l’anno in cui si prende la Roma, per non lasciarla più. Dopo le prime buone stagioni, l’arrivo di Carlos Bianchi mette in difficoltà Francesco, facendogli anche pensare di cambiare squadra per i rapporti poco esaltanti con l’allenatore. Alla fine, come ben sappiamo, l’argentino venne esonerato, e Totti con Zeman inizia la sua ascesa. Segna ben 14 gol nella stagione 1997/1998, molto di più di quanti ne avesse messi a segno fino ad allora in precedenza, e anche la stagione successiva inizia bene, con il numero dieci a segno contro la Salernitana nella prima giornata di campionato e contro il Silkeborg, nei trentaduesimi di Coppa Uefa.
È giunto il momento: il Commissario Tecnico Dino Zoff, reduce dal Mondiale 1998, decide di convocarlo per la seconda sfida dell’Italia di qualificazione agli Europei del 2000, in programma sabato 10 ottobre contro la Svizzera. Nel match andato in scena allo stadio Friuli di Udine la Nazionale ha vita abbastanza facile contro i modesti elvetici, e il match viene deciso da Alessandro Del Piero, che prima infila il portiere con un rasoterra al ventesimo e poi raddoppia all’ora di gioco con una splendida punizione a giro. Ed è al 70esimo che Totti entra finalmente in campo sostituendo proprio il capitano della Juventus, facendo delle buone giocate nel breve tempo concessogli. Da lì in poi tutto sarà in discesa: il 31 ottobre 1998 lo storico difensore brasiliano Aldair gli consegna la fascia da capitano dei giallorossi, fascia che Totti onorerà con una grande stagione fatta di 15 assist e 12 gol in Serie A, di cui i primi nel derby contro la Lazio: dalla rete del rocambolesco 3-3 dell’andata allo storico “Vi ho purgato ancora” nell’incontro di ritorno. La Roma tuttavia finì quinta, fallendo l’obiettivo Champions League, Zeman se ne andò e arrivò Capello, e quello che successe poi, con il terzo scudetto, lo ricordiamo tutti. In Nazionale Totti divenne in breve tempo titolare fisso, complice anche un bruttissimo infortunio capitato a Del Piero nel novembre ’98, ma dovette aspettare un anno e mezzo prima di siglare il suo primo gol contro il Portogallo. Dopo le delusioni di Euro 2000, del Mondiale 2002 e di Euro 2004, Totti partecipa da titolare inamovibile al Mondiale di Germania 2006, dove realizzerà il suo sogno di una vita. Lo sguardo prima del rigore decisivo contro l’Australia è una delle istantanee più iconiche della manifestazione, che si concluderà con il quarto titolo mondiale dell’Italia vinto ai rigori sulla Francia. Dopo 58 presenze, quella fu anche la sua ultima partita in Nazionale. Dopo lo Scudetto con la squadra della propria città, anche la Coppa del Mondo con il proprio Paese. Non c’era momento migliore per smettere e dedicarsi alla Roma.