72 anni fa nasceva Niki Lauda, un pilota che ben presto è diventato icona per tenacia, passione e voglia di superare ogni limite, anche quelli più avversi e all’apparenza più insormontabili
Andreas Nikolaus Lauda, conosciuto ai più come Niki, avrebbe compiuto oggi 72 anni. Il pilota nato a Vienna è stato tre volte campione del mondo di Formula 1 ma i risultati in pista hanno lasciato un segno tanto quanto ciò che lo stesso Lauda ha fatto al di fuori, sia per come ha reagito all’incredibile e spaventoso incidente del Nurburgring del 1976, dopo il quale era impensabile tornare a correre. Eppure Niki ce l’ha fatta e ha vinto, come se non bastasse. Niki nasce a Vienna nel febbraio del 1949 e fin da subito dimostra una passione per il mondo dei motori: a differenza di oggi, dove i piloti attuali già a 4/5 anni si mettono in sella ai kart e iniziano a gareggiare, negli anni ’50/’60 non era così semplice intraprendere la strada per diventare un pilota. Nel 1968 Lauda abbandona gli studi universitari e, grazie a dei prestiti, compra la prima auto per iniziare a gareggiare. Partecipa inizialmente al mondiale di Formula Vee (campionato monomarca) salvo poi passare alla Formula 3 e successivamente in Formula 2 nel 1971. Il primo anno terminò decimo con 7 punti conquistando anche il primo gettone in Formula 1 in quel di Zeltweg mentre nel 1972 sfiorò il titolo, arrivando però quinto nel campionato Europeo causa diverse rotture del propulsore della March.
Dopo i primi due anni con la March, nel 1973 passa in BRM dove conquista un fantastico quinto posto in Belgio. Di lì a poco la Ferrari lo mette sotto contratto per l’anno successivo dove andrà a comporre una coppia sulla carta promettente con Clay Regazzoni, già suo compagno in BRM nel 1973. Lauda inizia benissimo con un secondo posto in Argentina e vince alla quarta gara in Spagna ma poi, oltre all’exploit in Olanda e ai podi in Belgio e Francia, i cinque ritiri di fila nel finale di stagione ne pregiudicano la possibilità di lottare per il titolo, con un quarto posto complessivo non deprecabile. Nel 1975 arriva l’apoteosi: la Ferrari cresce ma Lauda è una macchina – soprannominato il computer per l’attenzione maniacale ai dettagli e ai decimi – e, con tre vittorie di fila tra Monaco, Belgio e Svezia, inizia a inanellare risultati che lo portano a vincere il Mondiale con 64,5 punti. Nel 1976, però, arriva la svolta: dopo sette podi di fila (4 vittorie e 2 secondi posti) e la vittoria in Gran Bretagna, arriva la gara del Nurburgring, un giorno, quell’1 agosto 1976, che Lauda non ha mai dimenticato. La gara iniziò male perché il tracciato era umido e lui, con le gomme da bagnato, veniva superato da tanti piloti scesi in pista con le gomme da asciutto. Lauda, nel tentativo di recuperare dopo il cambio gomme, ebbe una grande sbandata nella curva Bergwerk e finì contro una roccia a bordo circuito e terminò la corsa in mezzo alla pista, privo del casco che si sganciò al momento dell’impatto. La Ferrari di Lauda prese fuoco immediatamente e fu soprattutto grazie all’intervento di ARturo Merzario che Niki poté continuare a vivere. Merzario, infatti, lo estrasse dall’abitacolo in fiamme e Lauda si salvò, nonostante danni permanenti al viso e in tutto il corpo per le gravi lesioni subite. Lauda non si dette pace e, incredibilmente, 42 giorni dopo l’incidente tornò in pista nel GP d’Italia, arrivando quinto in qualifica e addirittura quarto in gara. Il testa a testa con Hunt – come ben descritto dal film Rush – durerà fino all’ultima gara sul circuito del Fuji: sotto una pioggia battente, si corse lo stesso nonostante in parecchi optassero per il rinvio. Lauda provò a guidare ma poi si ritirò al secondo giro, favorendo la vittoria finale di Hunt. Nel 1977 Lauda vinse il secondo Mondiale con la Ferrari prima di passare in Brabham nel 1978 e 1979, due stagioni deludenti che portarono il pilota al ritiro. Ritiro che durò poco perché nel 1982 la McLaren gli propose di tornare in pista con Dennis artefice del coup de theatre: cinque anni e un titolo conquistato, il terzo nella carriera, al quarto anno e a 35 anni di età prima di chiudere il 1985 con un anonimo decimo posto in classifica con ben 11 ritiri.
Dopo la carriera in pista, Lauda è diventato imprenditore in campo aereo: fondò tre compagnie aeree (Lauda Air, Niki e Laudamotion) ma rimase sempre in contatto con la Formula 1 e il mondo dei motori: nel 1993 fu consulente Ferrari e nel 1994 fu tra i fautori della rifondazione della Grand Prix Drivers’Association per la tutela e salvaguardia dei piloti, in seguito alla morte di Ratzenberger e Senna a Imola. Negli anni 2000, dopo un cammeo da team principal con la Jaguar, resta lontano dai riflettori ma nel 2012 diventa presidente onorario della Mercedes, favorendo l’arrivo di Hamilton nel 2013 e componendo un team di fenomeni con Toto Wolff e il pilota inglese fino al maggio 2019 quando, dopo oltre un anno di degenza a causa di un intervento in seguito ad un’infezione polmonare, la corsa della vita del grande Niki terminò. Una vita vissuta al massimo, oltre le righe, come sono i fenomeni sanno fare.