Partiamo da un presupposto: Marc Marquez, senza alcun dubbio, è uno dei più forti piloti dell’intera storia della MotoGP. Da anni, ormai, segna record su record, migliorando statistiche che sembravano essere inavvicinabili.
Per il classe 1993 di Cervera, otto volte Campione del Mondo, una delle date indubbiamente più importanti della propria vita, però, è quella del 19 luglio del 2020: quel giorno, durante il Gp di Spagna, cade rovinosamente e si frattura l’omero. La foga di voler tornare già la settimana successiva, poi, combina un pasticcio ancor più grande, procurandogli problemi fisici a non finire e tanti mesi di stop.
Il 93 di Honda, infatti, è tornato alle gare in occasione del Gp del Portogallo del 18 aprile scorso, a circa 9 mesi di distanza.
Molti si stanno chiedendo come proceda il suo rientro: cerchiamo di capirlo insieme.
I risultati 2021 di Marquez
Nella stagione 2021, Marquez ha corso in Portogallo (finendo settimo), a Jerez (nono), a Le Mans, Mugello e Barcellona (collezionando tre ritiri).
Lo stesso Marquez, che detiene il record assoluto di pole position nella storia della MotoGP (ben 90, davanti alle 69 di Lorenzo e alle 65 di Rossi), al massimo in qualifica non è andato oltre il sesto posto.
E’ evidente che, per un pluricampione come lui, questo bottino non possa che essere definito “magro”. Il vero problema, semmai, è per Honda, che in attesa della miglior forma del suo condottiero, con Alex Marquez, Pol Espargaro e Takaaki Nakagami sta letteralmente raccogliendo le briciole, priva di un pilota che riesca concretamente a sviluppare le innovazioni dell’ambiziosa scuderia nipponica, come aveva sempre fatto fino ad oggi il fenomeno di Cervera.
Perché Marquez zoppica?
L’analisi è semplice ed evidente: l’infortunio all’omero, a cui ha fatto seguito la rottura delle placche metalliche nel braccio (per via della già citata smania di voler tornare prima del tempo), hanno causato dolore fisico e una lunghissima degenza che non ha potuto non lasciare il segno psicologicamente.
Il tutto è perfettamente naturale: basti pensare, per cercare un esempio recente, a Jorge Lorenzo, che nel 2019 – dopo due gravissime cadute ad Assen e a Barcellona – non è più tornato tra i piloti di testa, per colpa della paura di infortunarsi nuovamente.
È anche vero, a voler fare una panoramica più ampia, che Marquez ci aveva abituato – col suo stile iperaggressivo e la guida sempre al limite – a dei salvataggi disumani, riequilibrando la moto con dei poderosi colpi di gomito sull’asfalto, al ritmo di uno per weekend.
Ora che il timore e il dolore fisico la stanno facendo da padrone, sarà altamente improbabile (quantomeno per questa stagione) assistere a dei miracolosi salvataggi come si erano visti negli anni precedenti: basti pensare alle cadute di Francia, Italia e Spagna, che in altre annate sarebbero state evitate grazie alla sovrumana dote di riuscire ad evitare la capitolazione.
L’episodio del Mugello
Marquez stesso ha ammesso di essere in difficoltà, e ha chiesto ai tifosi di portare pazienza per qualche mese.
Un episodio lampante, inerente il rendimento problematico del 93 di Honda, l’abbiamo appena visto al Mugello, durante le qualifiche: Marquez, infatti, si è letteralmente attaccato alla coda di Vinales (considerandolo evidentemente il pilota più veloce del sabato) , rovinando in qualche maniera le qualifiche al rivale Yamaha.
Tutto normale, in MotoGP, se non fosse che da una decina d’anni erano gli altri ad attaccarsi alla coda di Marquez.
In modo molto trasparente, a fine sessione, Marc ha rilasciato delle dichiarazione emblematiche a Sky UK:
“Mi piacerebbe fare il giro da solo, mi piacerebbe essere il più forte in pista, ma adesso non sono così, sto facendo fatica. L’unico modo che ho per andare più forte è andare dietro a qualcuno”.
Tornerà il Marquez di prima?
L’abbiamo premesso: Marquez è il pilota più veloce degli ultimi dieci anni, nonché uno dei più forti di sempre. E’ perfettamente normale che quest’anno, per lui, possa essere considerato “di rodaggio”, e dovesse collezionare solo risultati amari da qui alla fine, il suo status di leggenda non verrebbe minimamente scalfito.
Tornerà quello di prima? O si avvia verso una fase calante di carriera? Solo il tempo potrà dirci se il 93 sia destinato a tornare ai super livelli di sempre. Con buona pace di Honda, che sta dimostrando che andare formalmente in “all-in” su un singolo elemento è una strategia che pur avendo pagato per anni, oggi la mette in enorme difficoltà rispetto alle concorrenti.