Se è vero come è vero che tutto il mondo che fa capo alle competizioni motoristiche è considerato come un vero e proprio sport, chi lo pratica deve sempre e comunque tenere conto delle capacità prestazionali in relazione alla propria età.
Vi sono parecchi esempi di piloti che si sono distinti fino a tardissima età e tutti lo hanno fatto lasciando un ottimo ricordo fino all’ultima bandiera a scacchi sventolata sopra i loro caschi.
Ma ci sono delle grosse differenze rispetto al passato.
I piloti più anziani della prima generazione
Cominciamo da un aspetto che solitamente sfugge a chi non approfondisce questo tipo di argomenti.
A metà del secolo scorso la longevità dei piloti che si mettevano al volante dei bolidi della Formula 1, non è minimamente paragonabile a quella odierna, tanto che, ai giorni nostri, quando un pilota come Fernando Alonso, nato il 29 luglio del 1981, firma il rinnovo di contratto alla sua età con la Aston Martin, la notizia diventa di dominio pubblico e crea un turbinio di reazioni, che un tempo ci saremmo sognati.
Eh sì, perché negli anni ’50 non si sarebbe nemmeno pensato ad un “caso Alonso”. I record di longevità appartengono infatti tutti a quel periodo, anche se occorrerebbe andare a esaminare situazione per situazione per capire se trattasi di casi isolati, oppure di piloti che guidavano in maniera professionale.
Vi basti sapere che il pilota più anziano ad aver partecipato ad un Gran Premio di Formula 1, risponde al nome del monegasco Louis Chiron, che lo fece proprio nella corsa di casa, alla veneranda età di 55 anni e 292 giorni.
Di lui abbiamo la certificazione di pilota professionista, tanto che riuscì anche nell’impresa di vincere la 24 ore di Spa nel 1933 e il rally di Montecarlo nel 1954. Il record venne invece conseguito da Chiron il 22 maggio del 1955 sulla mitica Lancia D50, chiudendo in quell’occasione al sesto posto.
I record di longevità più curiosi dei piloti di Formula 1
Se vogliamo invece allargare il discorso a quelli che sono i primati più curiosi di anzianità dei piloti di Formula 1, occorre infilare il naso tra le voci più singolari.
Il campione del mondo con più anni sulla carta d’identità è l’indimenticato Juan Manuel Fangio, che nel 1957 mise la firma sull’ottavo titolo iridato sulla Maserati, titolo riservato ai piloti ( prima di allora esisteva solo il titolo costruttori ), all’età di 46 anni e 41 giorni, ben più in là con gli anni rispetto a Nino Farina, altro mitico pilota degli anni 50, che vinse il campionato del mondo del 1950 a 43 anni e 308 giorni su Alfa Romeo.
Nonostante ai giorni nostri questi record sembrerebbero impossibili anche solo da avvicinare, vi è un particolare di cui tenere conto: la difficoltà nel guidare le autovetture del passato.
Se da una parte, infatti, vi era la totale, o quasi, mancanza di elettronica e l’impegno del pilota era convogliato esclusivamente sulla capacità di dare gas e utilizzare le traiettorie più performanti sui circuiti del campionato, oltre ovviamente a tutta quella fase atta alle innovazioni e le correzioni da inserire sulle auto, oggi come oggi la difficoltà è quella di mantenere altissima la concentrazione e l’attenzione su quelle che sono le miriadi di dinamiche che ogni Gran Premio presenta nella Formula 1 moderna.
Inoltre la stagione iridata non è più quella di un tempo, visto che il suo logorio non è paragonabile in termini di quantità di tappe per ogni calendario a quella dei giorni nostri, il che porta a battere con frequenza un gran numero di record, ma difficilmente quelli di longevità.
Fernando Alonso: il nonno che avanza
Lo stesso Lando Norris ha messo in chiaro in una recente intervista, che il polverone nato dalla notizia del rinnovo di Fernando Alonso, sarà uno degli ultimi legati ai vecchietti.
Alonso ha firmato un’estensione del suo contratto che lo tiene legato all’Aston Martin fino al termine della stagione numero 2026, l’anno della rivoluzione regolamentare, quando le candeline sulla torta del pilota spagnolo, saranno ben 45, il che lo porterebbe ad essere il pilota più anziano a correre in Formula 1 dal 1975, quando fu Graham Hill a stupire il mondo.
Tornando ai giorni nostri, infatti, il pilota più anziano a vincere un Gran Premio è stato Kimi Raikkonen, che levò le braccia al cielo al Gran Premio degli Stati Uniti appena compiuti i suoi 39 anni, nel 2018. Il finnico di ghiaccio è anche il pilota che, sempre nella Formula 1 moderna, ha il record di anzianità in ordine ad un GP disputato, a 42 anni e 217 giorni.
Per Fernando Alonso si apre dunque una nuova era, l’ennesima, che lo vedrà ancora in sella, ma anche lo spagnolo ha in tasca alcuni record dovuti alla sua lunga permanenza all’interno del circus.
I record dello spagnolo
Tra gli altri il più importante è senza dubbio quello del numero dei Gran Premi disputati, qualcosa come 382, ben al di sopra dei 349 del già citato Kimi Raikkonen. Alonso sembrerebbe inarrivabile, anche perché tra i piloti ancora attivi, Lewis Hamilton occupa il terzo posto di questa speciale classifica, a quota 337, ma anche quando siederà sulla monoposto di Maranello a partire dall’anno prossimo, disputerà lo stesso numero di gare del pilota della Aston Martin.
Alonso aumenterà il distacco dagli gli “inseguitori” della classifica che fa capo al numero delle stagioni disputate, 21 per lui e 19 per Barrichello, Michael Schumacher e Kimi Raikkonen. A quota 18 Lewis Hamilton anche, qui, ci sentiamo di esserne abbastanza certi, tagliato fuori dalla possibilità di mettere in tasca tale record.
A Hamilton non rimane che consolarsi con una sorta di “premio fedeltà”, visto che è suo il primato di Gran Premi disputati con la stessa scuderia, la Mercedes, ben 227.
Pensate che Schumacher chiuse con la Ferrari a quota 179.
Riusciranno i nuovi vecchietti a vincere ancora? Lo scopriremo a brevissimo!