La Ducati che non ti aspetti.
Pareva tutto apparecchiato per il ritorno alla vittoria di Pecco Bagnaia, sulla Ducati ufficiale, che aveva dato ottimi segni di risveglio in quel di Austin e ci si aspettava potesse lottare per il gradino più alto del podio. In alternativa, dovevano essere Miller e Martin i funamboli candidati al trionfo.
Con Marquez impantanato nelle retrovie, è stato nientemeno che Enea Bastianini a tagliare per primo il traguardo, cogliendo la sua (clamorosa!) seconda vittoria stagionale, in sella alla Ducati del team Gresini Racing che ora davvero sogna, conscia che quello del Qatar non sia stato un episodio isolato.
Con Quartararo a secco anche ieri, la previsione di un mondiale incerto ed equilibrato si fa sempre più strada, con Rins in rimonta con la sua ottima Suzuki e un Espargaro sempre a punti con Aprilia.
Bastianini permettendo, ovviamente: il riminese classe 1997 è in testa alla classifica piloti, se ci regalasse l’ennesima emozione a Portimao, forse…
Andiamo a vedere le pagelle per il Gran Premio MotoGP delle Americhe.
Voto 10: Team Gresini e Enea Bastianini
Non possiamo che partire dal voto più ovvio.
Questa vittoria ha ancora più valore della precedente, perché arrivata non al termine di una battaglia memorabile, bensì giunta come risultato dell’attesa del momento giusto, con grande tranquillità e consapevolezza.
Difficile dire se la “Bestia” potrà lottare per il Mondiale piloti: di sicuro il team sta lavorando alla grande e senza dubbio lo rivedremo molto spesso a lottare almeno per il podio. Bravo!
Voto 9: Alex Rins
Zitto zitto, quatto quatto. Attenzione allo spagnolo della Suzuki: nonostante una moto ancora non perfetta e con molto sviluppo da completare, riesce a competere con le Ducati quasi alla pari, e – grazie a quella costanza che è un marchio di fabbrica – inanella giri veloci su giri veloci, tanto da arrivare secondo in gara e attestarsi secondo nel Mondiale.
Occhio perché sa come si vince.
Voto 7,5: Jack Miller
Stimolato dalle voci che lo vedevano nei guai, con un Martin in rampa di lancio e la sua sella sulla Ducati ufficiale in pericolo, il buon Jack sfodera una prestazione eccellente, beffato solo nel finale da Rins. La strada è quella giusta, gli manca solo un po’ di costanza.
Voto 7: Marc Marquez
Difficile dare un giudizio alla gara di Austin del 93 spagnolo. Perchè è vero che arrivava in condizioni fisiche non ottimali, ma è anche vero che non prende mai il ritmo in qualifica (tanto da dover iniziare in terza fila) e con la sua Honda pasticcia al semaforo verde, presentandosi ultimo alla prima curva.
Dopo queste ombre, però, la rimonta (nel circuito che è la specialità della casa) è clamorosa, degna del top rider che conosciamo.
Voto 7: Fabio Quartararo
La M1 è un mezzo disastro, e il francese combatte al meglio delle sue capacità risultando come il migliore delle Yamaha. Puoi essere forte quanto vuoi, ma se non hai la moto… Ecco perchè il settimo posto, quello di Quartararo, è pressochè un mezzo miracolo.
Voto 6: Francesco Bagnaia
Ce lo aspettavamo vincitore. O almeno in lotta per la vittoria. Pecco lotta, tanto, ma la sua Ducati non sembra assecondarlo e sembra funzionare meglio con i colleghi Bastianini, Miller e Martin.
Il vero problema, per quello che da molti era indicato come un pretendente al Mondiale, sono gli zero podi in quattro gare. Ora il circus si sposta in Europa: se la musica non cambia, per il trionfo iridato se ne riparlerà l’anno prossimo.
Voto 5: Aleix Espargaro
In fondo, tutti ci aspettavamo un altro miracolo dopo quello dell’Argentina. Razionalmente parlando, però, l’Aprilia (lo sapevamo) ad Austin storicamente soffre, quindi l’undicesimo posto di Aleix ci sta. Da Portimao in avanti, però, rivogliamo la scuderia di Noale in lotta per i primi posti.
Voto 4,5: Luca Marini
Il fratello del più noto Valentino Rossi fin dalla qualifica si vede sfilare quasi tutte le Ducati davanti. In gara, poi, fa peggio, scivolando ancora più indietro e terminando addirittura in diciassettesima posizione. La potenzialità c’è, servirebbe solo un po’ di fiducia in più.
Voto 3: KTM
Disastro. Il capolavoro indonesiano di Oliveira sembra già lontano anni luce. In America KTM non ne azzecca una, e subisce distacchi abissali da tutti sin dalle qualifiche. Il dodicesimo posto di Binder, che di per se sarebbe un risultato pessimo, è quasi un successo, se si guardano le performance di Oliveira, Fernandez e Gardner.
In Europa occorrerà cambiare marcia.