Nei motorsports, è un dato evidente, non sono solo i piloti i protagonisti delle emozioni generate dalle due e dalle quattro ruote.
Un ruolo fondamentale è ovviamente ricoperto anche dagli ingegneri, ovvero coloro che – tramite i loro studi – mettono in pista le innovazioni tecnologiche che permettono ad un mezzo di avere la supremazia sugli altri.
In questo senso, uno degli ingegneri che più hanno contraddistinto la storia della Ferrari è senza dubbio il modenese Mauro Forghieri, col quale la “rossa” ha vinto in lungo e in largo: andiamo a conoscere la sua storia.
Tale padre, tale figlio
Mauro Forghieri nasce nel 1935 a Modena, figlio di Reclus: il padre, in un certo senso, indirizza professionalmente il figlio, dato che dopo la Seconda Guerra Mondiale diventa uno dei meccanici più qualificati di Maranello, in casa Ferrari.
In questo modo, Mauro cresce con la passione dei motori, e non è un caso che nel 1959 si laurei in Ingegneria Meccanica all’Università di Bologna.
Ed è così che, grazie anche alle conoscenze del padre, Mauro Forghieri poco dopo la laurea entra direttamente in Ferrari, nonostante la sua ambizione professionale fosse quella di lavorare negli Stati Uniti.
Alla corte di Enzo Ferrari, invece, Forghieri è collocato nel reparto motori agli ordini dell’ingegner Carlo Chiti, che da poco aveva assunto anche un altro giovane di belle speranze, Gian Paolo Dallara.
Nel 1961, dopo un anno e mezzo di durissimo lavoro in cui più volte dà saggio delle proprie intuizioni, arriva la grande occasione: Chiti viene licenziato e Dallara passa alla Maserati. In questo contesto, Enzo Ferrari decide di promuovere il giovanissimo Forghieri a Responsabile del Reparto Tecnico per le vetture da corsa.
Le prime vittorie
Dopo due anni di rodaggio, (in cui comunque molti prototipi Ferrari trovano il successo in competizioni minori), la prima soddisfazione in Formula Uno è datata 1963, quando Surtees trionfa al GP di Germania. L’anno successivo, poi, lo stesso Surtess vince il Mondiale di Formula Uno su Ferrari 158, con il cavallino rampante che conquista anche il Mondiale Costruttori.
E’ del 1968 una delle prime modifiche sostanziali che Forghieri appone alla Ferrari, suggerendo (sull’esempio di altri team) l’introduzione degli alettoni, per una migliore performance aerodinamica.
I trionfi in Ferrari
Negli anni ’70, arriva la definitiva consacrazione: Forghieri progetta le Ferrari versione 312, che monta un motore endotermico alternativo al più diffuso Ciclo Otto. Lo stesso Forghieri lo definisce “un 12 cilindri “piatto”. O se volete un 12 cilindri con le bancate a V di 180 gradi. La differenza è che le bielle di ogni bancata sono sullo stesso perno, quindi i pistoni si muovono nella stessa direzione”.
In questo modo, la Ferrari recupera il gap sulla Ford, che in quegli anni la stava mettendo in difficoltà, e con il duo Lauda–Scheckter vince tre titoli mondiali piloti e quattro titoli costruttori.
Ma la rivoluzione tecnica è senza fine: nei primi anni ’80 Forghieri introduce sia i motori turbocompressi, che il cambio semi-automatico, innovazioni grazie alle quali Ferrari vince i mondiali costruttori 1982 e 1983.
La storia d’amore tra Forghieri e Ferrari, però, subisce un brusco rallentamento nella seconda metà degli anni ’80, quando alcune decisioni della FIAT lo allontanano dagli incarichi del team di Maranello, con cui comunque (nonostante i tentativi di Enzo Ferrari di dissuaderlo) ha vinto 54 Gran Premi, 4 titoli Mondiali piloti e ben 7 titoli Mondiali costruttori.
Forghieri, indubbiamente, ha costituito una pietra miliare nella luccicante storia del cavallino rampante.
L’approdo in Lamborghini
Saputo dell’addio a Ferrari, il manager italo-americano Lee Iacocca ingaggia subito Forghieri e lo mette a capo del team Lamborghini Engineering , in cui progetta un motore aspirato V12, che partecipa al mondiale 1989 con la scuderia Larrousse.
Le performance sono buone, tanto che si vocifera che nel 1993 la McLaren di Senna avrebbe potuto utilizzare quello stesso motore; tuttavia, la cosa non va in porto, e Lamborghini tenta di costruire una vettura per conto proprio. Tra mille problemi amministrativi e di budget, il risultato è la creazione del Modena Team, scuderia di Formula Uno che però non raccoglie alcun risultato significativo.
Le altre esperienze motoristiche
Nel 1992, dopo la creazione non fortunata del Modena Team, Forghieri lascia Lamborghini e si accasa alla Bugatti, dove resta per due anni.
Nel 1994, Forghieri è chiamato a testimoniare (in qualità di esperto) al processo sulla morte di Ayrton Senna a Imola.
Da allora, è occupato presso la Oral Engineering, sua azienda modenese che si occupa della progettazione di prototipi. Oral che, dal 1996 al 2000, ha peraltro collaborato con la BMW Formula Uno. Sintomo del fatto che, dagli anni ’50 ai ’90, Mauro Forghieri ha caratterizzato più di ogni altro la storia ingegneristica della F1.