“Charles Leclerc, il predestinato”
Se seguite le dirette del Campionato iridato su Sky, l’aggettivo abbinato al pilota monegasco della Ferrari, del quale fino a un paio di anni fa si parlava di esplosione ormai certa e innalzamento definitivo tra gli Dei immortali della storia della Formula 1, è ancora oggi utilizzato a larga mano.
Da quando questo ingombrante nickname è apparso sulla testa di Leclerc, le cose non sono esattamente andate come si sperava e, seppur occorra fare tutti i distinguo del caso, l’approdo a Maranello di Lewis Hamilton a partire dalla prossima stagione e i risultati sempre più positivi di quella che dovrebbe essere la seconda guida della Rossa, Carlos Sainz, hanno originato un susseguirsi di mezze parole nei corridoi di Maranello prima e tra i tifosi del Cavallino poi, che rischiano di diventare un assordante tormentone da qui alla fine della stagione in corso.
Il cavallo del Cavallino
La scelta di Lewis Hamilton da parte della Ferrari, non può essere una mera questione di soldi, come qualcuno ha provato a insinuare subito dopo l’annuncio ufficiale da parte della scuderia italiana.
Che il pilota inglese sia un pilota ambizioso, nessuno può negarlo e questa parte del carattere del sette volte campione del mondo, non è stata assecondata dalla Mercedes, che continua a sviluppare le proprie monoposto in relazione alle sensazioni e alle conoscenze del proprio pilota di punta, ma non ha più in canna i numeri per poter mettere in difficoltà la Red Bull sia sotto il punto di vista prettamente prestazionale, che quello che fa capo all’affidabilità delle proprie vetture.
Questa situazione non può andare bene ad Hamilton, che non si sta vestendo di rosso per accompagnare una sposina sotto braccio all’altare, ma è opinione di molti che il britannico voglia guidare per tornare a vincere un mondiale, cosa che devono avergli prospettato in Ferrari.
Come il lettore capirà, il corto circuito che nasce dall’intera operazione è potenzialmente pericolosissimo, alla luce dell’ormai completa maturazione di Charles Leclerc, che origina la domanda delle domande: chi farà il primo pilota?
Se è vero come è vero, che Hamilton venga in Ferrari a giocarsi le sue ultime chance e conquistare il suo ottavo titolo, è altrettanto vero che questa dinamica non può non cocciare con quelle che sono le velleità del giovane pilota monegasco.
Perché Hamilton non verrà a fare la chioccia
Vi è ben poco da discutere su quale è la prima ragione in virtù della quale Hamilton si siederà su una delle due monoposto della Ferrari: sono sette anche i titoli che ha vinto Michael Schumacher durante la sua lunga carriera, lo stesso numero del pilota inglese, che ha però il vantaggio di essere in attività e con le carte in regola per provare a mettere in tasca il titolo numero 8.
Diventare di colpo il pilota con il maggior numero di titoli iridati in tasca, non lascerebbe indifferente nessuno, figuriamoci un uomo, ancor prima che un pilota, come Lewis Hamilton.
Peraltro non è certo la prima volta che il nome dell’inglese è stato accostato alla Rossa, ma durante i tempi delle vittorie in serie ( il binomio Mercedes-Hamilton ha portato a casa l’ultimo mondiale nel 2020 ), Hamilton ha sempre preferito rimanere sotto l’ala di Toto Wolf, per arraffare tutto l’arraffabile ed evitare di saltare su una macchina della quale nulla conosceva e tanto avrebbe dovuto apportare dal punto di vista tecnico, con infinito spreco di tempo ed energie per la sua carriera.
Inoltre vi è una questione di prestigio e di carattere addirittura iconico, visto che non deve mai sfuggire che portare una macchina con il Cavallino in scocca, è obiettivo della maggior parte dei piloti fin da bambini.
Il confronto tra Mercedes e Ferrari nelle ultime stagioni, è inoltre sbilanciato verso la scuderia italiana ed Hamilton ha probabilmente captato la possibilità di tuffarsi con tutte le scarpe in una nuova esperienza che potrebbe godere dei nuovi regolamenti.
Infine ci sarebbe anche il non trascurabile discorso di quella che è la vita professionale di Hamilton, che, come dovreste sapere, è imprenditore di se stesso, uno dei pochi ad aver creato un marchio personale che fa capo alla moda e alle sue tute monocromatiche e quale parte dell’universo può diventare un volano per la sua attività se non l’Europa meridionale, dove Milano e Parigi sono l’ombelico del mondo?
Ma la Ferrari ci guadagna?
L’accordo tra Hamilton e la Ferrari, ha seguito il prolungamento del contratto tra la scuderia italiana e Leclerc, determinato a fare bene con i colori che gli hanno dato fiducia e lo hanno portato alla ribalta internazionale.
Hamilton avrà 40 anni quando la sua collaborazione entrerà nel pieno delle sue funzioni con la Ferrari e questo non può non essere un elemento che Leclerc farà pesare a tempo debito.
Certo è che le voci pesanti della Ferrari, hanno avuto un ruolo decisivo sulla riuscita dell’operazione.
Da una parte Frederic Vasseur, Team Principal e General Manager della Ferrari, non ha mai nascosto di essere stato uno dei primi mentori di Hamilton, fin dai tempi della sua carriera di pilota Junior, mentre John Elkann ha appoggiato nel tempo la scalata e l’approdo in Ferrari dell’inglese.
La perdita di un pilota fortissimo, professionale e devoto alla causa della Ferrari, come Carlos Sainz, è il rovescio della medaglia che non ti aspettavi, per via dei risultati raggiunti ultimamente dal pilota iberico.
Il ribaltamento delle gerarchie nell’anno in corso, gli episodi di Suzuka sembrano certificare se non un passaggio di consegne, una diversa concezione dei rapporti di forza tra Leclerc e Sainz, portano a pensare che non sia il monegasco a godere della massima disponibilità del muretto e, seppur questa disponibilità monopolistica non venga riconosciuta nemmeno a Sainz, di certo, a colpi di prestazioni fantastiche, ha recuperato totalmente il margine che lo vedeva partire come, ci si passi il termine desueto, “secondo pilota“.
Di certo, alla luce dei cambiamenti regolamentari del 2026, ai quali abbiamo accennato in precedenza, l’arrivo di Hamilton casca a pennello, se la Ferrari vuole presentarsi all’appuntamento per tornare ad essere competitiva contro le Red Bull.
Un’idea che porta a pensare che il primo anno dell’inglese aiuterà a sviluppare in maniera proficua la macchina, farla crescere sotto il punto di vista prestazionale lungo il percorso stagionale e tirare le somme al termine del 2025, per presentarsi all’anno successivo con qualcosa di veramente concreto.
Carlos Sainz e i suoi dubbi
Testa bassa e pedalare, a prescindere da ciò che sta succedendo intorno alla sua figura. Sembra questo il mantra più utilizzato da parte del pilota spagnolo, in un momento in cui le cose stanno andando per il verso giusto.
I posti liberi per la prossima stagione non mancano e ci sarebbe anche l’imbarazzo della scelta, visto che non sono in pochi a vederlo alla guida della Sauber, per poi passare il prima possibile all‘Audi nel 2026, che si unirà proprio alla Sauber al termine della prossima stagione.
Questa sarebbe l’ipotesi meno “vistosa“, ma ce ne sarebbero altre due ben più intriganti.
Si è ovviamente liberato il volante della Mercedes, sarà libera anche una delle due guide Red Bull, ma vi sono tutta una serie di controindicazioni che potrebbero tenere lontano lo spagnolo dalle soluzioni “di comodo”.
La Mercedes non può proporre un campionato di lotta per il titolo e la Red Bull non lascerà andare via Max Verstappen e di certo l’olandese non vorrà lasciare spazio a nessuno, tanto meno a un eventuale compagno di squadra, ben più scomodo di Perez.
Quando si portano avanti operazioni di questo tipo, il terrore è quello di sbagliare e in questo caso i dubbi si moltiplicano, per via del risultato che tale cambio di guida, originerà al volante della Ferrari e della Mercedes.
Soffermandoci sulla Rossa, appare quanto meno corretto non fare riferimento ai risultati attuali, o comunque non farsi trasportare da quelle che sono le dinamiche di breve periodo. Una meccanica di questo tipo dovrebbe essere studiata, soppesata e progettata da tempo, diventa difficile pensare che questo non sia stato fatto in Ferrari.
Certo è che dal punto di vista prettamente sportivo, la carta di identità di Hamilton , non rappresenti esattamente un lasciapassare certo per il paradiso, ma, se letta sotto il punto di vista della programmazione, in virtù dei cambiamenti del 2026, non si può badare esclusivamente ai pensieri negativi.
Staremo a vedere fin dal proseguo della stagione in corso.