La Formula 1 non è partita come da calendario con il GP d’Australia e tante altre gare sono state cancellate o addirittura rinviate. La Federazione, però, sta lavorando per far sì che il Circus sia pronto a partire una volta arginata l’emergenza Coronavirus
La stagione 2020 di Formula 1 potrebbe iniziare in Europa, in estate e a porte chiuse. E’ questo il sunto delle dichiarazioni di Ross Brawn, dg e responsabile sportivo della F1: “La nostra visione è quella di un inizio in Europa magari a porte chiuse. Potremmo avere un ambiente molto chiuso, ci assicuriamo che tutti siano testati e che non ci siano rischi per nessuno”, le parole dell’ex Ferrari ai microfoni di Sky Sport. I team sarebbero anche al lavoro per cercare di dare il proprio apporto alla stesura del calendario, sebbene eventuali defezioni e/o sostituzioni saranno possibili una volta chiarita la situazione di ogni paese.
“Una gara senza spettatori non è eccezionale, ma è meglio far così che non correre proprio. Ci sono milioni di persone che seguono lo sport stando a casa. Tutti in questo caso starebbero a casa senza correre rischi”, ha proseguito poi Ross Brawn che però è stato molto chiaro nell’ammettere che la Federazione stia studiando ed esaminando la struttura organizzativa più idonea per garantire in primis la salute di tutti coloro che lavorano nel mondo della F1 e in secundis la prosecuzione della stagione una volta partita, evitando così un nuovo stop e infinite discussioni. L’idea che emerge dalle parole del responsabile sport della F1 è di partire a luglio e cercare di fare 3 gare al mese per un totale di circa 18 appuntamenti: il numero minimo di GP per validare la stagione è di 8 e si potrebbe anche iniziare ad ottobre, qualora la situazione non dovesse migliorare nelle prossime settimane. Ma la domanda che gli appassionati e gli addetti ai lavori si potrebbero porre è: avrebbe senso tutto ciò? Da un lato l’aspetto economico, dall’altro la logica e le ripercussioni che tale idea potrebbe portare in concreto. Senza dimenticare lo stato dell’arte, visto che la pandemia Coronavirus non è ancora sconfitta, nonostante alcuni Paesi abbiano anche manifestato pubblicamente di intravedere la luce in fondo al tunnel.