Il poker è un gioco che nella maggior parte dei casi si impara con gli amici. La situazione-tipo è quella della serata di gruppo nella quale uno se ne esce dicendo: “e se facessimo una partitella a poker? E’ semplicissimo, vi mostro come si gioca”.
La risposta è quasi sempre “sì”. Un po’ perché si tratta di un’attività divertente e socializzante, un po’ perché oggi sono in tanti ad aver visto su Internet o alla televisione qualche mano di poker.
Proprio questi due strumenti mediatici sono stati decisivi per la diffusione a livello mondiale del Texas Hold’em, che altrimenti sarebbe rimasto con buona probabilità un’esclusiva americana. Ma anche negli USA il gruppo di amici è lo spazio formativo per eccellenza, quando si tratta di poker?
Sì, anche se spesso è caratterizzato dall’elemento universitario. Il college nordamericano è infatti un ambiente molto più “totalizzante” rispetto al modello europeo, perché gli studenti trascorrono molto tempo al suo interno. Al college non si studia solo, ma si fa sport, si socializza e si sperimentano cose nuove. Tra queste c’è anche il poker. La conferma viene dai tanti professionisti che hanno imparato a giocatore proprio durante gli anni di università. Qualche esempio?
Il primo e più famoso è quello di Doyle Brunson il quale, prima di diventare una leggenda del poker, è stato una stella del basket universitario anni ’50, alla Hardin-Simmons University di Abilene (Texas). A un passo dal salto nel professionismo NBA, Tex Dolly si infortuna durante una sessione di lavoro estivo. L’infortunio è così grave da costargli la carriera. Riesce comunque a laurearsi con un master in educazione amministrativa, ma l’impossibilità di giocare a basket lo porta su un’altra strada.
“Mentre stavo facendo il master, ho iniziato a giocare a poker un po’ più seriamente, perché ero a corto di soldi“, scrive Brunson in The Godfather of Poker. “Avevo amici in molte delle università dello stato – Texas A&M, University of Texas, Texas Tech – con cui giocavamo sempre a poker nel weekend, nei dormitori“. In sostanza, Doyle Brunson conosceva già il gioco, ma è nel post-infortunio che la sua attenzione si sposta sulle carte come mezzo per guadagnare. La sua educazione pokeristica continuerà poi con le partite clandestine di Exchange Avenue, un periodo “vissuto sul filo del rasoio” lungo tutto il Sud dello stato.
Un altro grande esempio di poker nato all’università è quello di Phil Hellmuth. All’inizio degli anni ’80 il futuro vincitore di 15 braccialetti WSOP è uno studente della University of Wisconsin. E’ qui che impara a giocare a poker che – come racconta nella sua autobiografia Poker Brat – allora veniva chiamato No-Limit Pineapple, ma in realtà è il NLHE.
Nel secondo semestre del suo primo anno Hellmuth si dedica molto al gioco. Partecipa a partite di cash game al Memorial Union ma le cose non gli vanno particolarmente bene. Capisce che se vuole diventare un giocatore vincente deve approfondire la sua conoscenza del TH, soprattutto a livello di strategia e di mindset. E così fa: lo studio universitario un po’ alla volta passa in secondo piano, per fare posto al poker come professione.
“Mi iscrissi nuovamente ad alcuni corsi alla UW“, spiega Hellmuth. “Ma devo dire che avevo iniziato a tempo pieno il mio ‘corso di laurea’ sul poker“. Nel 1985, durante il suo anno da senior l’ormai 21enne Phil Hellmuth fa la sua prima visita a Las Vegas. Quattro anni dopo diventerà il più giovane vincitore del World Series of Poker Main Event, fino a quel momento.
Ci sono anche grandi giocatori per i quali l’università è stata una toccata e fuga, ma che in modi diversi ha fatto loro capire che il gioco era la strada da percorrere.
Ad esempio Erik Seidel che per un anno è stato al Brooklyn College e un altro semestre all’Hunter College. Poi il backgammon e il poker hanno preso il sopravvento sugli interessi universitari.
Oppure Bryn Kenney, ad oggi il giocatore che ha vinto più di tutti nella storia dei tornei di poker dal vivo. L’attuale n.1 della All Time Money List ha lasciato il college dopo poche settimane per dedicarsi al poker a tempo pieno.
Anche The Master, Johnny Chan, ha un trascorso da studente universitario: precisamente alla University of Houston, dove si è iscritto a hotel management. Nel giro di un paio di anni ha deciso di mollare tutto e, come molti altri, ha scelto la strada di Las Vegas.
Foto di testa: Doyle “Texas Dolly” Brunson