Creare una squadra competitiva di eSports, sostenerla e farla partecipare a tornei di livello internazionale costa soldi. E spesso sono anche tanti. Basta pensare al sistema delle cosiddette franchigie, ovvero quelle competizioni d’elite mondiale dove non esistono passaggi da una categoria all’altra, ovvero promozioni e retrocessioni, ma il posto per partecipare deve essere comprato: in alcuni casi si arriva anche a “buy-in” a 7 cifre (milioni di dollari, per capirci).
Tutto questo lo sa bene Ubisoft che già nel 2018 ha avviato un sistema per il sostegno economico ai team esportivi, denominato Pilot Programme. In sintesi, si tratta di una distribuzione dei profitti derivanti da determinati articoli di gioco, oltre ai montepremi messi in palio dal publisher nelle competizioni più importanti di Rainbow Six Siege.
Tra il 2018 e il 2019, ovvero durante le prime due fasi del programma, Ubisoft ha garantito il 30% dei profitti derivanti dalla Pro League e dall’utilizzo dei brand dei team che ne hanno fatto parte, divisi in aree geografiche. Adesso Ubisoft dà il via alla terza fase, ovvero R6 Share, che comprende 42 squadre divise in tre livelli o Tier. Ad ogni Tier corrisponde un certo numero di oggetti brandizzabili dalle squadre all’interno del gioco.
Ma l’R6 Share non sarà un sistema rigido, ovvero a posizione bloccate. Ogni tre mesi, infatti, tutte le squadre saranno valutate in base alle performance dei loro oggetti di gioco, alle visualizzazioni delle loro partite, al supporto offerto ai loro giocatori e alla performance delle loro comunicazioni su Rainbow Six. I punteggi ottenuti saranno determinanti al fine di salire o scendere di Tier. Ogni Tier verrà aggiornato una volta all’anno, a partire da agosto 2021 fino a marzo 2024, data in cui dovrebbe terminare il Rainbow Six Share.
Resta la quota del 30% ma, soprattutto per chi fa parte del Tier1, aumentano gli strumenti a disposizione per invogliare gli appassionati/tifosi all’acquisto. Per capire meglio il meccanismo, ecco lo schema dei Tier e dei prodotti disponibili per ciascuno:
TIER 1 – Brandizzazione completa di uniforme, elmetto, armi e portafortuna per 10 team:
- Fnatic – G36C, Iana
- Spacestation Gaming – Scorpion Evo, Ela
- TSM – M762, Zofia
- FaZe Clan – TCSG-12, Goyo
- Ninjas in Pyjamas – 556XI, Thermite
- Team Liquid – L85A1, Sledge
- G2 Esports – 415-C, Jäger
- Natus Vincere – P10 Roni, Mozzie
- Team Vitality – MPX, Valkyrie
- Rogue – DP-28, Tachanka
TIER 2 – brand utilizzabile su arma e portafortuna per 15 squadre:
- Disrupt Gaming
- Tempo Storm
- eUnited
- DarkZero
- Black Dragons
- MIBR
- INTZ e-Sports
- Team Secret
- Chaos Esports Club
- Virtus.pro
- Team Empire
- BDS Esport
- Cloud9
- Giants Gaming
- Pittsburgh Knights
TIER 3 – brand su arma per 17 squadre:
- Susquehanna Soniqs
- Team oNe
- Elevate
- GUTS Gaming
- FAV Gaming
- Talon Esports
- SCARZ
- FURIA
- Cyclops Athlete Gaming
- Nora-Rengo
- Qconfirm
- Xavier Esports
- Santos
- W7M
- Oxygen Esports
- Tempra Esports
- Electrify Esports
In poche parole, il publisher apre all’interno del proprio titolo un canale di vendita che i team possono sfruttare e con il quale creare un ecosistema esportivo sostenibile dal punto di vista economico e dal quale la stessa Ubisoft può trarre un profitto extra, offrendo ai tifosi delle squadre un ulteriore livello di immedesimazione. Un’operazione che sembra essere win-win e di sicuro qualcosa su cui riflettere per il futuro degli eSports.