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È la metà degli anni 80 quando nelle sale giochi giapponesi compare il primo vero picchiaduro – o fighting (video)game – della storia.

Sviluppato da Technos Japan e pubblicato da Data East nel 1984, Karate Champ è un gioco ancora semplice e grezzo ma fa da apripista per un nuovo genere, basato sui combattimenti uno contro uno strutturati su più round.

L’opera è diventata subito un’ispirazione per i tanti sviluppatori che si sono successivamente cimentati. Solo un anno più tardi è uscito Yie Ar Kung-Fu, per opera di Konami. Sempre del 1985 sono The Way of the Exploding Fist, sviluppato da Beam Software e pubblicato Melbourne Studios, e International Karate, sviluppato e pubblicato da System 3.

Nonostante questa rapida impennata, i picchiaduro sono rimasti all’interno di una nicchia per svariati anni. E’ stato necessario attendere ancora due anni per assistere alla comparsa del titolo che ha reso famoso e diffuso un po’ ovunque il genere dei fighting games.

Karate Champ

STREET FIGHTER: I PRIMI PASSI

Nel 1987 un’allora giovanissima Capcom pubblica Street Fighter. Il game designer è Takashi Nishiyama, già famoso per Kung-Fu Master (Irem Corporation, 1984), videogioco ispirato a Bruce Lee e al film L’ultimo combattimento di Chen.

Street Fighter, per quanto in modo estremamente embrionale, porta nel giovane mondo dei picchiaduro alcune importanti novità.

Prima di tutto, possiede una lore embrionale. C’è un protagonista, Ryu (unico personaggio giocabile), che partecipa al primo torneo di Street Fighter, organizzato dal thailandese Sagat. La competizione porta Ryu in giro per il mondo ad affrontare avversari caratterizzati da un proprio stile di combattimento e da una propria storia. Poi c’è Ken, personaggio giocabile solo nella modalità multiplayer e copia identica di Ryu (per non avvantaggiare uno dei due giocatori). Ken è allievo dello stesso maestro di Ryu.

Anche a livello di gameplay Street Fighter porta un cambiamento significativo. Mentre tutti i precedenti picchiaduro avevano un sistema di controlli basato su due tasti, uno per il calcio e uno per il pugno, nel videogioco di Capcom gli attacchi diventano 6, tre pugni e tre calci di diversa potenza (debole, medio, forte). Il gioco consente inoltre di eseguire una serie di attacchi speciali premendo determinate combinazioni di tasti.

Va però detto che il ruolo di apripista non ha consentito a Street Fighter di avere un grandissimo successo, nonostante due sequel. Il primo, Street Fighter ’89, beat ‘em up poi rinominato Final Fight, è stato un flop. Da dimenticare anche Street Fighter 2010, gioco che recupera meccaniche da Metroid per esplorare uno spin-off futuristico decisamente poco riuscito.

Street Fighter (1987)

STREET FIGHTER II: IL SUCCESSO DEI PRIMI ANNI ’90

Per realizzare Street Fighter II: The World Warrior Capcom raduna un team d’eccezione. A dirigerlo ci sono Akira Nishitani e Akira Yasuda, intenzionati a recuperare quanto di buono c’era nel primo capitolo per migliorarlo il più possibile.  

È così che nel 1991 esce la versione arcade di Street Fighter II che presenta ai videogiocatori non solo il vecchio protagonista, ma un roster di 8 personaggi giocabili: Ryu, Ken, Guile, Chun-Li, Dhalsim, Honda, Zangief e Blanka, ognuno dotato di uno stile di combattimento diverso e coerente con il proprio background. Oltre a questi 8 personaggi, ci sono 4 boss da sconfiggere prima di completare il gioco: Vega, Balrog, Sagat e M. Bison.

Il secondo capitolo della serie raffina anche il gameplay, rendendo i comandi più precisi e reattivi. In aggiunta ad attacchi e parate, introduce le prese in modo da dare varietà al gioco, e la possibilità di cancellare le combo e non solo di effettuarle.

Street Fighter II: The World Warrior è in sostanza un videogioco diverso da qualsiasi altro di quel periodo e, in breve tempo, diventa un fenomeno di massa. Il publisher decide però di sfruttare questo enorme successo con una strategia prudente ma molto incentrata sul consumatore.

Proprio quando nel panorama dei picchiaduro inizia ad esserci la concorrenza di titoli come Mortal Kombat, Virtua Fighter e Killer Instinct, Capcom non va all’inseguimento di un rapido sequel, ma sceglie di capitalizzare il successo del suo videogioco ripubblicandolo in più versioni. Escono infatti Street Fighter II Turbo: Hyper Fighting, Super Street Fighter II – The New Challengers e Super Street Fighter II Turbo, tre titoli nei quali viene migliorata la grafica, curato il bilanciamento di gioco e introdotti nuovi personaggi e nuove abilità.

Il successo ha portato Street Fighter II su tutte le home console più popolari dell’epoca. Non solo, ma nel 1994 è anche diventato un film live-action. Coloro che hanno superato la quarantina probabilmente ricordano Street Fighter – Sfida finale, con Jean-Claude Van Damme nel ruolo di Guile, Raúl Juliá nei panni di M. Bison e Kylie Minogue in quello di Cammy. Il ricordo, però, è anche quello di uno dei peggiori adattamenti cinematografici per un videogame. Più fortunata l’animazione Street Fighter II: The Animated Movie, uscita in Giappone lo stesso anno e destinata ad ispirare il capitolo successivo della serie.

Nel 1995 esce infatti Street Fighter Alpha: Warrior’s Dream (in Giappone Street Fighter Zero), prequel di Street Fighter II con uno stile grafico fortemente ispirato a quello dell’anime. Il videogioco introduce anche la possibilità di usare due tipi di Super e quella di parare i colpi in aria, e avrà diverse versioni.

Street Fighter II: The Animated Movie

LA DISCESA CON IL 3D, I CROSSOVER E IL NUOVO CAPITOLO

Street Fighter ha aperto la via dei picchiaduro ma, nel corso degli anni, in questo spazio si sono inseriti alcuni competitors molto agguerriti. I principali sono Tekken e Virtua Fighter. Per contrastarli, il publisher di SF decide di sperimentare un picchiaduro in 3D. Sviluppato da Arika e pubblicato da Capcom, Street Fighter EX vede la luce nel 1996 però il risultato non è del tutto positivo. La critica lo elogia, i fan invece lamentano controlli meno precisi e uno stile che si discosta troppo da quello a cui erano abituati.

Sempre nel 1996 esce il primo crossover con i supereroi Marvel. Ovvero X-Men vs. Street Fighter che darà poi vita alla lunga e fortunata serie Marvel vs. Capcom.

Nel frattempo erano già iniziati i lavori per un vero e proprio sequel di Street Fighter II. Il titolo arriva un anno dopo EX e si chiama Street Fighter III: New Generation.

Con un look fedele ad Alpha ma un gameplay migliorato, anche il terzo capitolo di SF riceve diverse edizioni che di volta in volta perfezionano la ricetta: Street Fighter III: 2nd Impact – Giant Attack (1998) e Street Fighter III: 3rd Strike – Fight for the Future (1999). La frammentazione della serie produce tuttavia un effetto negativo. Capcom si rende conto che da Alpha a New Generation le vendite in realtà sono diminuite e decide quindi di staccare la spina.

Street Fighter III: New Generation

STREET FIGHTER IV: LA RINASCITA DELLA SERIE

Mentre Capcom mette in panchina il suo glorioso picchiaduro, succede un fatto destinato a cambiare la strategia del publisher nipponico. L’eSport dei fighting games non è soltanto iniziato ma sta letteralmente prendendo il volo. Il merito va soprattutto ad alcuni tornei internazionali, sui quali si stagliano le Evolution Championship Series (EVO), dove Street Fighter III: Third Strike è un punto di riferimento.

Anche per questo motivo Yoshinori Ono, uno dei producer di Capcom, suggerisce di rilanciare il progetto Street Fighter. Viene di nuovo coinvolto Takashi Nishiyama il quale, coadiuvato dal suo team Dimps, si assume il compito di programmare e bilanciare il gioco. A Capcom toccano invece i personaggi, la direzione artistica e il gameplay.

Una volta messa assieme la squadra, l’operazione “recupero Street Fighter” può iniziare. Sono passati 9 anni dall’ultimo episodio della serie quando, nel 2008, Street Fighter IV compare nelle sale giochi. Nel 2009 è la volta di PlayStation 3, Xbox 360 e Microsoft Windows.

Il nuovo capitolo della serie abbandona l’idea usata per Street Fighter III di proporre personaggi nuovi. Li sostituisce tutti con i combattenti classici di Street Fighter II, in grafica 3D ma utilizzando il gameplay precedente legato al 2D; quindi molto più accessibile ai principianti rispetto a Third Strike anche se arricchito da nuove meccaniche.

Il titolo è subito un successo. Capcom vende due milioni di copie in un paio d’anni e produce 3 riedizioni (Super Street Fighter IV, Super Street Fighter IV: Arcade Edition, Ultra Street Fighter IV) che bilanciano il gioco e introducono nuovi personaggi. Ma siccome l’appetito viene mangiando, la nuova linfa vitale fornita alla serie da Street Fighter IV fa sì che Capcom sia pronta per un nuovo capitolo.

Street Fighter V esce nel 2016 su PlayStation 4 e Microsoft Windows, per mano di Capcom e Dimps. La nascita è però travagliata dall’eccessiva fretta, in parte legata all’intenzione di far combaciare la pubblicazione con l’inizio della stagione torneistica del Capcom Pro Tour. Il reveal trailer viene pubblicato per errore su YouTube, al gioco manca il singleplayer e le meccaniche sono troppo semplificate. Capcom riesce però a correre ai ripari con patch gratuite che introducono una story mode e che sistemano il gameplay, supportando e perfezionando l’opera fino alla season 5.

Questo passaggio ci conduce alla fine della storia. Il punto di arrivo, almeno per ora, è il 2023 quando Street Fighter 6 viene rilasciato su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series X/S e Microsoft Windows. L’opera, di cui abbiamo già parlato, riscuote un’accoglienza decisamente positiva dalla stampa che la premia con un 99% di recensioni positive su Metacritic e supera il milione di videogiocatori a soli tre giorni dal lancio.

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