L’unione fa la forza, soprattutto quando questo significa una bella iniezione di liquidità. E’ questa oggi la tendenza fondamentale del mondo dell’impresa e alla quale di certo non può sottrarsi chi si dedica al business esportivo.
Pur essendo un settore in costante crescita (lo confermano i numeri), quello delle competizioni con i videogiochi fatica ad essere profittevole per la maggior parte degli operatori.
Chi soffre di più sono le organizzazioni, cioè le società di eSports che devono sostenere costi significativi (giocatori, staff, attrezzature) a fronte di forme di guadagno ancora incerte. Non sono tanti i casi di società esportive che realizzano profitti a tanti zeri come FaZeClan e Guild Esports. La maggior parte delle organizzazioni lavora in pareggio ed è costretta a posticipare – per non dire sperare – l’arrivo del segno “+”.
Un po’ meglio stanno gli organizzatori di eventi e le piattaforme online, perché possono contare su incassi molto più corposi e costanti: non tanto quelli delle registrazioni ai tornei (che spesso sono gratuite), quanto piuttosto i servizi offerti ai publisher dei giochi e la vendita di spazi pubblicitari.
Non è un caso, infatti, che queste società abbiano già attirato l’attenzione di importanti investitori.
Il caso più eclatante in questa direzione è stato registrato a fine gennaio. Savvy Gaming Group, società che opera nel business del gioco digitale, ha acquisito due dei più grandi organizzatori di eventi esportivi a livello mondiale.
Si tratta di ESL (Electronic Sports League), azienda tedesca fondata nel 2000 che nel tempo ha creato una serie di società affiliate nei vari Paesi (da noi c’è Pro Gaming Italia) e di FACEIT. Quest’ultima è una è una piattaforma fondata nel 2012 da tre imprenditori italiani e da allora cresciuta fino a diventare un serio competitor di ESL e di PG Esports.
Quest’unione giustifica, crediamo, la cifra investita da Savvy Gaming: 1,5 miliardi di dollari, un somma davvero elevatissima.
Com’è facile intuire, l’acquisizione di ESL e FACEIT mira a creare un nuovo leader nel business degli eventi esportivi. Ecco l’annuncio apparso sulla pagina Twitter di ELS:
Ma chi è davvero l’acquirente? A capo di Savvy Gaming Group, nel ruolo di CEO c’è Brian Ward, ex Senior Vice President di Activision Blizzard. Alle spalle, invece, c’è PIF (Public Investment Fund), il fondo di investimento pubblico del governo dell’Arabia Saudita.
Gli appassionati di calcio inglese lo conoscono di sicuro, visto che nel 2021 si è comprato l’80% del Newcastle United (Premier League) per 400 milioni di dollari.
Forse lo conoscono anche coloro che seguono il settore dei videogiochi a livello finanziario. PIF possiede infatti quote anche di Activision Blizzard (da poco acquisita da Microsoft!), di EA e di Take-Two.
A tutto questo vanno aggiunte quote in Uber, Softbank, Qualcomm, Cisco Systems, Eni (0,49%), The Walt Disney Corporation, Citigroup, Bank of America Corp., Boing, Facebook, Pfizer, Starbucks e McLaren (auto), solo per citarne i brand più noti. L’elenco completo delle quote che PIF possiede nella varie società è disponibile su Wikipedia.
Purtroppo PIF è conosciuto anche per il suo presidente, ovvero il principe Mohammed bin Salman Al Saud. In questo caso, la fama si macchia di violazioni dei diritti umani e di omicidi. Il più tristemente famoso è quello del giornalista saudita Jamal Khashoggi, reo di aver pubblicamente denunciato più volte l’opera del regime di Riyad.
Ma ragionare sugli aspetti etici di questa ennesima acquisizione da parte di PIF serve a poco. D’altra parte, i petroldollari sauditi lubrificano una buona parte del sistema economico mondiale, e adesso anche di quello esportivo. Pecunia non olet.
Immagine di testa credits Getty Images