In molti ricorderanno Red Dead Redemption 2, action-adventure western sviluppato e pubblicato nel 2018 da Rockstar Games per Xbox One, PlayStation 4 e nel 2019 per Microsoft Windows.
Ma com’è vederlo oggi, a cinque anni di distanza dalla sua uscita?
Cosa abbiamo visto in Red Dead Redemption 2
La trama di Red Dead Redemption 2 è tanto semplice quanto affascinante. Di fatto è un prequel, perché si colloca prima degli eventi narrati in Red Dead Redemption. Al centro c’è la storia della banda di Van der Linde il quale, una volta compreso che l’epoca dei fuorilegge è giunta al termine, decide di pianificare un ultimo grosso colpo per avere abbastanza denaro da ritirarsi. A rendere però affascinante e coinvolgente il gioco a livello di narrazione sono la cura e la profondità con cui sono scritti tutti i personaggi, non solo il protagonista Arthur Morgan.
Il gameplay di RDR2 è abbastanza classico. Il giocatore dovrà affrontare missioni divise in principali, cioè quelle che sviluppano la trama, e in secondarie/opzionali. Il sistema di shooting prevede il Dead Eye, cioè il tempo rallentato che permette di mirare meglio, già visto in moltissimi giochi fin dai tempi di Max Payne. Anche lo scouting, il sistema per evidenziare tracce e percorsi con lo sguardo dell’aquila, è simile a quello presente in altri titoli, ad esempio Assassin’s Creed.
Il sistema di crescita del personaggio ha invece maggiore originalità. Infatti, al posto del classico albero delle abilità, Arthur diventa tanto più bravo in un’attività quanto più spesso ci si dedica. Quindi il giocatore migliora il proprio shooting in base al numero di sparatorie e duelli che affronta. E così anche per le altre abilità.
Fino a qui, il gameplay si presenta abbastanza bene. Il problema subentra quando ci si accorge che il gioco ha tempi davvero poco videoludici. Red Dead Redemption 2 è infatti un gioco decisamente lento, cosa che per certi aspetti può anche affascinare, ma alla lunga rischia di diventare un’altalena fra divertimento e noia.
La vera grandezza del gioco
Cos’è quindi che ha reso Red Dead Redemption 2 un videogame di grande successo?
Ci sono più fattori. A cominciare da un dato tecnico-storico: è stato il primo gioco della sua generazione a necessitare di due dischi per essere installato. Di qui, il suo comparto grafico decisamente difficile da eguagliare. Ma ciò che più di tutto ha reso questo titolo un’esperienza da vivere, è una cura maniacale per i dettagli.
Se infatti le missioni sono molto lineari e non lasciano troppo spazio alla creatività di chi gioca, il mondo in cui ci si muove appare talmente vivo da risultare quasi autosufficiente, autonomo. Red Dead Redemption 2 offre davvero un’esperienza che potremmo definire “immersiva”. La routine di animali e persone è realistica al punto che, entrando in un saloon, possiamo vedere personaggi che consumano realmente le pietanze e non l’animazione in loop di chi mangia da un piatto che non si svuota mai.
Questo realismo si estende ad altri dettagli di gameplay. Ad esempio i mendicanti che talvolta si fingono ciechi e che possono essere smascherati puntando loro una pistola in faccia, a differenza di un vero non vedente che non avrebbe reazioni. O il realismo e la letalità di una caduta da cavallo, tanto per l’animale quanto per Arthur. Centrare un palo non arresterà semplicemente il movimento del cavallo come in qualsiasi altro gioco, ma darà il via ad una rovinosa caduta per cui l’animale potrebbe azzopparsi o perdere la vita. E anche il personaggio potrebbe uscirne malconcio se la caduta lo porterà, per esempio, a sbattere la testa su un sasso. La cura riposta in Red Dead Redemption 2 non si estende solo a dettagli tangibili nel gameplay ma anche a sottigliezze estetiche come la tanto discussa reazione dei testicoli dei cavalli alla temperatura ambientale.
Tutto ciò trasforma l’opera di Rockstar Games in un’esperienza da vivere, un mondo in cui immergersi, un gioco perfetto anche se poco innovativo e ancora consigliabile nel 2023 a chi non lo ha mai giocato.
Dopo il 2019
Purtroppo, nonostante il successo straordinario, oggi Red Dead Redemption 2 sembra quasi abbandonato da Rockstar. Il titolo non ha avuto DLC (a differenza del primo capitolo della serie) né upgrade per la generazione corrente.
Anche l’operazione Red Dead Online, gestita molto male, non ha prodotto risultati. Anzi, si è tradotta in un clamoroso flop tanto che il publisher ha preferito abbandonarla. Un esito che stupisce, se guardiamo quanto accaduto a Grand Theft Auto V – altro titolo di Rockstar Games – che con l’online e le numerosissime riedizioni è oggi il prodotto di entertainment più monetizzato di sempre.
Che il publisher punti a ripubblicare Red Dead Redemption 2 per venderlo a prezzo pieno non è uno scenario da escludere. Tuttavia, ad oggi l’unica certezza è che la discussione attorno a questo titolo è decisamente morta: un peccato per il futuro di un’opera di questo livello.