Il settore degli eSports è sostenibile? E’ un interrogativo quasi inevitabile quando arrivano notizie di organizzazioni che hanno difficoltà economiche.
Qualche tempo fa abbiamo parlato dei problemi di bilancio in casa Guild Esports che la società britannica ha in parte colmato con tagli al personale, il cambio della dirigenza e soprattutto grazie al coscienzioso passo indietro di David Beckham. Il socio nonché uomo-immagine di Guild Esports ha infatti rinunciato al proprio “ingaggio” fisso compensandolo con un aumento della sua percentuale sul venduto.
Ora si parla di altre due società con problemi di bilancio.
Cominciamo dai Sentinels, organizzazione esportiva con sede a Los Angeles. Fondata nel 2016 come Phoenix1 per competere nell’eSport di League of Legends, nel 2018 si è trasformata negli attuali Sentinels che sono sinonimo di “sparatutto”. La società californiana oggi punta soprattutto sui suoi team di Valorant, Halo, Apex Legends e, fino al 2022, su quello di Fornite dove ha militato anche il campionissimo Kyle “Bugha” Giersdorf. Senza contare la presenza di un team di content creators di alto livello.
Ma è probabile che tutto questo possa finire da un momento all’altro.
I soci hanno infatti dato il via a un’operazione di raccolta fondi che dovrebbe arrivare a 1,2 milioni di dollari. Eppure, anche nel caso la cifra fosse raggiunta, non ci sarebbe liquidità sufficiente a tenere in piedi i Sentinels per più di 3 mesi.
Il bilancio parla chiaro. La società spende circa 700mila dollari al mese per giocatori, content creators e dipendenti. Il CEO nonché co-fondatore dei Sentinels, Bob Moore, da solo costa 360.000 dollari all’anno. Sono cifre che ben poche organizzazioni esportive possono permettersi: solo quelle che costituiscono il “Tier1 mondiale”, per usare un riferimento torneistico, e di certo i Sentinels non sono fra queste.
Moore ha garantito in una videocall che l’organizzazione riuscirà a trovare i fondi per continuare ad operare grazie ad altre operazioni di fund raising. Ma con un bilancio così malandato, è davvero ottimistico pensare che ci siano persone disposte ancora ad investire.
Al video di Moore ha risposto l’ex CEO dei G2, Carlos “Ocelote” Rodriguez il quale, con il suo (solito) stile non particolarmente morbido, ha specificato come il modello di gestione dei Sentinels sia diventato un problema anche per gli altri. “Not only have you f***ed everyone else, but also yourselves“. Staremo a vedere se la storica organizzazione di L.A. riuscirà a sopravvivere.
Il secondo caso è quello di FaZe Clan, altra organizzazione statunitense alle prese con un’annata in sofferenza economica. Secondo quanto indicato nel report aziendale, il primo semestre dell’anno si è chiuso con una perdita netta di 14,35 milioni di dollari. Il dissesto è legato soprattutto ai mancati introiti che rispetto allo stesso periodo del 2022 sono scesi di oltre 7milioni. (fonte esportsinsider.com)
In una comunicazione agli azionisti, la dirigenza di FaZe Clan ha specificato che la grossa perdita è dovuta soprattutto alla contrazione delle sponsorship. “In linea con il clima macroeconomico generale, i nostri brand partner attuali e potenziali hanno registrato una crescita minore e una maggiore incertezza aziendale nella prima metà dell’anno. Questo ha portato a un rallentamento delle nuove sponsorizzazioni per FaZe Clan“.
Sull’andamento economico di FaZe Clan, oltre alla congiuntura globale, possono aver inciso anche alcune controversie causate dai suoi Youtuber. In particolare da FaZe Rain che nel maggio di quest’anno ha gettato benzina sul fuoco criticando alcune scelte manageriali dell’organizzazione e rivelando, in anticipo sul report, perdite societarie mensili a 6 cifre per quanto concerne gli eSports.
Al di là dei rumors prodotti dal team (non è una novità), si tratta di un “segno meno” enorme e che solo pochi altri colossi degli eSports come FaZe Clan possono sostenere. Non va infatti dimenticato che nel 2022 l’organizzazione fondata da un trio di giocatori di CoD (Eric “CLipZ” Rivera, Jeff “House Cat” Emann e Ben “Resistance” Christensen) è stata al centro di un’enorme operazione finanziaria. FaZe Clan si è infatti fusa con una SPAC (special purpose acquisition company) che l’ha ricapitalizzata con 300 milioni di dollari per entrare al NASDAQ ed essere valutata un miliardo.
Di questo parliamo, cioè di un’organizzazione che fa parte dell’élite esportiva e che conferma la spaccatura che esiste in questo settore.
E questo ci riporta alla domanda iniziale: gli eSports sono sostenibili? Per poche organizzazioni sì. Alcune di queste (FaZe Clan compresa, nonostante l’eccezione dell’annata in corso) riescono anche a farne un business profittevole. Per tutte le altre c’è la necessità di resistere fino a quando arrivano nuovi investitori oppure si realizza una fusione o un assorbimento.
Il mondo degli eSports è destinato a proseguire con questo enorme divario, almeno fino a quando l’economia reale deciderà che vale la pena investire nel mondo dei videogame competitivi.
Un traguardo che ci sembra ancora piuttosto lontano, soprattutto nel nostro Paese.
Immagine di testa credits Getty Images