Quando si effettua un sondaggio tra i tifosi della Formula Uno, magari chiedendo quale sia stato il miglior pilota, la miglior vettura o la più bella gara, generalmente vi è una diffusa disomogeneità nelle risposte, vuoi per tifo, vuoi per opinioni personali. Ma se la domanda verte su quale sia stata la gara sportivamente più caotica e drammatica di sempre, la risposta non può che essere una che trova d’accordo tutti: il Gran Premio di Spa del 1998.
Il mondiale di Formula Uno del 1998
Siamo alla fine di agosto del 1998. E’ vicino l’epilogo del Campionato Mondiale di Formula Uno di quell’anno, con il Gran Premio del Belgio di Spa alle porte che sta per essere la quart’ultima prova della stagione.
In testa al mondiale piloti il finlandese della McLaren Mika Hakkinen, a quota 77, seguito dal tedesco della Ferrari Michael Schumacher, fermo a 70. I due hanno letteralmente cannibalizzato il campionato: fino a qui, su dodici gare effettuate, sono infatti sei le vittorie per Hakkinen e cinque per Schumacher, lasciando a Coulthard la consolazione di vincere la sola gara di Imola.
Inutile dire che ogni punto, nella rincorsa al titolo, pesa tantissimo.
Sono anni di un dualismo veramente marcato, uno di quelli che faranno la storia della Formula Uno.
Il Gran Premio del Belgio potrà dirci molto circa il rush finale del Campionato: vincesse Hakkinen, prenderebbe il largo in classifica condannando Schumi e i sogni dei Ferraristi; nel caso opposto, con una vittoria della rossa, tutto tornerebbe in discussione.
Nelle qualifiche, è proprio Hakkinen ad ottenere l’ambita pole position, seguito dal compagno di squadra David Coulthard. Terza casella occupata sorprendentemente da Damon Hill, al volante della modesta Jordan, seguito dai ferraristi Schumacher ed Irvine.
Una gara pazzesca
Piove a catinelle su Spa nella domenica di gara: tutti i tifosi pregustano di conseguenza una gara particolarmente spettacolare, ma nessuno poteva immaginare quel che di lì a poco sarebbe successo.
Alle 14 scatta il semaforo verde, con Hakkinen che parte bene mentre Coulthard si fa sopravanzare da Villeneuve, Irvine e Schumacher. Il muro d’acqua che si alza per via dell’asfalto bagnatissimo è impressionante.
Il circuito di Spa prevede la curva della Source (una sorta di tornante stretto che gira a destra) pochi metri dopo il via, e Coulthard, nel tentativo di recuperare qualche posizione, chiude un po’ prima la curva, finendo nel vortice d’acqua alzato dai piloti di testa. Lo scozzese perde il controllo e va a schiantarsi sul muretto di destra, rimbalzando e tornando al centro della pista, mimetizzato dalla nuvola d’acqua.
La carambola che ne consegue è devastante: Irvine centra la Mclaren, a sua volta Salo è coinvolto nello scontro, così come lo sono Herbert, Trulli e Diniz. Da dietro le vetture continuano ad arrivare, e in meno di un secondo Panis colpisce Barrichello, col brasiliano che urta Wurz; anche Takagi e Rosset arrivano e finiscono nel sandwich. Un caos di proporzioni bibliche.
Alla fine, in un modo o nell’altro, sono ben 13 le vetture coinvolte, un record assoluto nella storia della Formula Uno: è l’incidente più grande che si sia mai visto.
Ovviamente bandiera rossa, e fortunatamente nessuno si fa troppo male. Il più sfortunato è Barrichello, che rimedia qualche escoriazione, ma niente di grave.
L’epoca è quella dei muletti, per cui qualcuno ha la possibilità di prendere l’auto sostitutiva e rimettersi nello schieramento con quella. Restano appiedati Barrichello, Salo, Rosset e Panis: tutti gli altri si ricollocano in pista.
Pista che, alla Source, sembra un vero e proprio campo di battaglia: non si contano i detriti del maxi-incidente.
Serve oltre un’ora e un quarto prima che la pista sia ripulita: alle 15:15, pertanto, nuovo semaforo verde e nuova partenza, ancora una volta sotto l’acqua battente.
Nella partenza-replay, però, è Hakkinen che parte male, col finlandese che sempre alla Source si tocca con Schumacher e va in testacoda. Come nella partenza precedente, l’imbuto non perdona e dopo un istante la Mclaren è centrata da Herbert e Wurz: stavolta niente bandiera rossa, dato che l’incidente è contenuto, e per Hakkinen ritiro obbligato, con uno zero che può valere la testa della classifica.
La pioggia e il freddo non diminuiscono, e questo fa sì –comprensibilmente- che la corsa diventi una gara ad eliminazione. Verstappen rompe il motore dopo pochi giri, Takagi e Villeneuve diventano vittime dell’acquaplaning ed escono di gara.
Schumacher, che batosta
Come spesso capita in quegli anni, il re della pioggia sembra essere Micheal Schumacher: nonostante le condizioni meteorologiche estremamente avverse, il tedesco governa agevolmente la sua Ferrari, prendendo rapidamente il largo sugli avversari, lanciandosi verso una facile vittoria che vorrebbe dire sorpasso su Hakkinen nella classifica iridata.
Mentre Tuero rompe il cambio e anche Irvine va in testacoda, Schumi ha doppiato quasi tutto il field e nonostante un vantaggio enorme sugli inseguitori continua a tirare come un matto. Il tedesco della Ferrari è ormai sugli scarichi di Coulthard, ed è celebre l’immagine di Jean Todt ai box che si avvicina a Ron Dennis raccomandando che il pilota scozzese non faccia scherzi e lasci strada al tedesco.
Nel tratto chiamato Pouhon, Coulthard procede a bassa velocità, continuando ad alzare quella nube d’acqua che ormai è divenuta icona di questo Gran Premio. Schumacher si avvicina velocissimo, non accorgendosi però di dove sia precisamente la McLaren… e la tampona in pieno, distruggendo la propria Ferrari, oltre alla vettura avversaria!
Un capovolgimento di eventi clamoroso: Schumacher in una curva perde gara e testa del mondiale, tra la disperazione dei tifosi del cavallino.
Il rientro ai box è altrettanto drammatico: Schumacher, generalmente freddo e calmo, smonta da quel che rimane della sua vettura visibilmente furente e corre indiavolato verso il box della McLaren, cercando addirittura il contatto fisico con Coulthard.
Gli ingegneri del team anglo-tedesco si mettono letteralmente in mezzo, evitando che i due vengano alle mani. Ma l’amarezza e le polemiche per l’accaduto erano solo all’inizio. “Schumacher ha sbagliato!” diranno i detrattori della Ferrari. “No, è Coulthard che si doveva spostare di più!” ribattono i tifosi della rossa. Polemiche ancor oggi attuali.
Un podio estremamente improbabile
La gara ad eliminazione, in ogni caso, continua: anche Fisichella e Nakano sono vittime di incidenti e le vetture superstiti sono sempre meno.
A pochi giri dal termine, tra incidenti e rotture, clamorosamente si ritrovano in testa Hill e Ralf Schumacher, della Jordan Honda: il patron Eddie Jordan lancia un ordine per radio colmo di ansia e tensione: “ragazzi, non vi attaccate! Teniamo la posizione! Mi raccomando, è un ordine!” sintomo che l’occasione che si stava prospettando era clamorosa.
Nessun colpo di testa e i due siglano una doppietta storica: con Alesi su Sauber al terzo posto, il podio è uno dei più inaspettati di sempre, degna conclusione di uno dei Gran Premi più drammatici e clamorosi di tutti i tempi!
Come è semplice intuire, nessuno scossone nelle classifiche generali: in quella riservata ai piloti, i primi 6 della graduatoria non hanno finito la gara, mantenendo inalterate le distanze; in quella costruttori, anch’essa monopolizzata dal duo Ferrari-McLaren, i 16 punti guadagnati dalla Jordan non muovono nulla di significativo.
Per ambo gli allori toccherà verosimilmente aspettare gli ultimi Gran Premi, anche se la corsa che rimarrà indelebile nella memoria dei tifosi c’è senz’altro già stata…