L’Italia degli eSports è in crescita costante. E’ quanto emerge da alcune ricerche pubblicate di recente e che mirano a fare il punto sull’impatto dei videogiochi competitivi nel nostro Paese, alla luce del grande cambiamento (leggasi impulso, nel caso degli eSports) portato dal coronavirus.
Prima di addentrarci nei numeri, facciamo subito una puntualizzazione per evitare fraintendimenti. Quando si parla di di eSports, si fa riferimento solo ai videogiochi competitivi. I due mercati, cioè quello degli eSports e quello dei videogame in generale, vanno quindi distinti, con quest’ultimo che possiede numeri inevitabilmente molto più alti di quello esportivo.
Detto questo, da tutte le analisi fatte in questo periodo, appare un dato incontrovertibile: gli eSports crescono ovunque nel mondo in maniera molto accentuata, e l’Italia è in assoluto uno dei mercati con il tasso di crescita più alto. I quasi quattro mesi di lockdown e di blocco alle normali attività sociali/sportive ha favorito lo spostamento di interesse di molte persone verso i videogiochi, soprattutto quando questi hanno sostituito la maggior parte degli eventi sportivi tradizionali. Ma l’Italia ha un qualcosa in più: di fatto il Belpaese in questo momento beneficia del proprio ritardo nel settore degli eSports e questo, se da un lato rende più complicata la vita agli operatori del settore, dall’altro ne fa il mercato europeo con più margini di crescita e quindi un terreno fertile per chi vuole investire.
E’ proprio ciò che emerge dalla ricerca realizzata da Paypal, il colosso delle transazioni online, e Newzoo, società di ricerca e analisi specializzata nel settore del gaming. Secondo i dati forniti dalle due aziende, l’Italia ha la più elevata percentuale di appassionati di esports (40%) tra i 10 paesi europei in cui è stata condotta l’indagine. Non solo, ma gli italiani hanno anche una forte propensione alla spesa negli eSports. Negli ultimi 12 mesi, il 60% degli appassionati italiani ha speso soldi in prodotti fisici e virtuali legati agli eSports, tanto quanto i francesi e solo un 2% in meno degli spagnoli. I sistemi di pagamento più utilizzati sono quelli online che garantiscono sicurezza, facilità e risparmio.
In questa ricerca c’è poi un altro dato interessante, quello che riguarda l’impatto della pandemia. Il 78% degli appassionati di eSports in Italia ha dichiarato di aver dedicato molto più tempo al proprio hobby durante il lockdown, molti di più rispetto a Spagna (70%) e Regno Unito (66%). Il 66% del pubblico italiano ha inoltre affermato che avrebbe continuato a fruire di un maggior numero di contenuti a tema esports anche dopo l’annullamento delle misure restrittive.
Molto chiara, in questo senso, è l’analisi finale di Maria Teresa Minotti, Director PayPal Italia: “Gli eSports vanno oltre il semplice concetto di gaming: si tratta di una fusione tra sport e intrattenimento capace di divertire milioni di persone in tutto il mondo. Negli ultimi anni questo settore ha incrementato esponenzialmente i propri spettatori, così come è cresciuta in maniera significativa la spesa legata agli eSports grazie a una serie di prodotti acquistabili all’interno dei videogame, come gli elementi per la personalizzazione di avatar ed equipaggiamento virtuale, ma anche a merchandise fisico sponsorizzato dai team e dalle competizioni ufficiali più celebri. I risultati generati negli ultimi anni dagli eSports e le potenzialità di crescita del settore sono chiari indicatori della necessità di prestarvi particolare attenzione. Siamo consapevoli di quanto sia importante garantire pagamenti semplici per ogni transazione, per questo consideriamo un privilegio poter supportare, sempre di più, gli appassionati di eSports”. (fonte esportsmag.it)
Dello stesso tenore sono i dati presentati dall’Osservatorio Italiano Esports (OIES) all’interno dei due panel svolti il 10 settembre scorso, in occasione degli Stati Generali del Mondo del Lavoro dello Sport. L’indagine condotta da Demoskopea Consulting su un campione di 1000 intervistati compresi tra i 18 e i 64 anni, racconta di un Paese in cui il 62% della popolazione conosce i videogiochi competitivi. Un dato che a prima vista potrebbe sorprendere (equivale a 22 milioni di persone) ma che di fatto è in linea con i dati forniti l’anno scorso da IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association), l’associazione di categoria dell’industria dei videogiochi. Nel 2019, infatti, gli italiani che hanno giocato almeno una volta con un videogame sono stati 17 milioni, mentre 1,5 milioni sono coloro che si sono dedicati almeno due volte la settimana all’hobby, e 350.000 i giocatori assidui. Il sistema di gioco più utilizzato è il mobile (+ del 60%), mentre la maggior parte dei giocatori sono maschi (65%).
A questo punto, però, una domanda sorge spontanea: in termini economici, quanto vale questo mercato? E qui il dato si fa più difficile da individuare, perché da noi il business degli eSports è ancora davvero molto fresco e mancante di una struttura legislativa e organizzativa consolidate. Ci affidiamo quindi a una proiezione di Newzoo per il 2019, che riportava un possibile giro d’affari di 120 milioni di dollari, costituito da sponsorizzazioni, diritti tv/media e pubblicità di vario tipo.
Se questo numero fosse confermato nel 2020, sarebbe la dimostrazione che in Italia il business degli eSports ha già grandi potenzialità, anche in considerazione del fatto che nel 2019 il giro d’affari globale degli eSports è stato di 1,7 miliardi di dollari.