Nel capolavoro di Stanely Kubrik 2001: Odissea nello spazio (1968), ad un certo punto l’astronauta Frank Poole sfida l’intelligenza artificiale HAL 9000.
La partita dura poco. Dopo 15 mosse a testa, l’I.A. con i pezzi neri dichiara scacco matto con le prossime due. E ovviamente ha ragione. Per chi fosse interessato, su YouTube c’è un interessante video che ripropone lo svolgimento del match commentato da un maestro italiano.
In realtà la partita del film non è un’invenzione. E’ stata giocata realmente ad Amburgo, nel 1910, tra Roesch e Willi Schlage. A noi, però, questo elemento storico importa relativamente. Ci interessa invece capire a che punto sta la partita tra uomo e macchina oggi.
Per farlo analizzeremo 4 giochi: gli scacchi, il Go, il backgammon e infine il poker.
SCACCHI
Nel corso degli anni gli scacchi sono stati il “campo di battaglia” ideale per il confronto tra uomo e macchina nel campo ludico. Il caso più famoso è quello tra il campione del mondo Garry Kasparov e Deep Blue, un programma per giocare a scacchi sviluppato da IBM. Una duplice sfida che ha portato due esiti diversi, entrambi sintomatici di quello che sarebbe stato il percorso di questo gioco con l’arrivo dell’I.A..
Nella prima sfida, giocata a Philadelphia nel 1996, il grande maestro russo riesce a battere il computer, nonostante una partenza in salita. La prima partita è infatti a favore di Deep Blue, con grande sorpresa di tutti. Nella seconda Kasparov reagisce e si porta sull’1-1. A quel punto seguono due match finiti in parità. Bisogna aspettare il quinto e il sesto per assistere alla riscossa dell’umano: Kasparov li vince entrambi, grazie soprattutto a mosse non convenzionali impiegate nelle fasi avanzate della partita. Mosse per le quali il computer non era preparato e che hanno permesso il 4-2 finale per l’uomo.
Ma la macchina può ancora imparare. In vista del re-match, i tecnici IBM aggiornano Deep Blue inserendo nel suo “bagaglio di esperienze” le mosse a sorpresa del russo. Un anno dopo i due contendenti si affrontano di nuovo, questa volta a New York. Kasparov mette a segno il primo punto, dopo 45 mosse. Il computer pareggia il conto nella partita successiva. E’ una sconfitta che manda in tilt il campione del mondo: Kasparov accusa IBM di aver utilizzato segretamente l’aiuto di un Gran Maestro di scacchi durante la partita. Molti anni dopo, Kasparov ritratterà questa accusa. La verità è che i tecnici IBM continuano ad aggiornare il software di Deep Blue in base alle strategie di Kasparov.
Le successive tre partite sono altrettanti pareggi. Si arriva così all’ultimo match, quello decisivo che la macchina vince in sole 19 mosse. La chiave del risultato è la capacità di Deep Blue di “fare esperienza”, cioè inglobare le strategie di Kasparov ed elaborare le contromosse vincenti. Il tutto in maniera molto più avanzata e in tempi più rapidi rispetto alla mente dell’uomo.
Trent’anni dopo l’intuizione di Kubrik, l’allievo artificiale ha superato il maestro umano, aprendo la strada ad un processo non reversibile. Oggi i software per gli scacchi (e non solo quelli) sono basati su reti neurali artificiali, ovvero modelli computazionali che si ispirano alle reti di neuroni presenti nel corpo umano, ma estremamente più performanti.
I programmi di scacchi di ultima generazione sono talmente avanzati che rendono quasi obsolete le giocate di Kasparov e Deep Blue. E’ stato lo stesso campione russo a dirlo pubblicamente nel 2016, parlando del suo libro dedicato alla doppia sfida:
“…ho fatto molte analisi con i software più recenti e ho cambiato opinione su quelle partite. Non è una dichiarazione d’amore per IBM, ma nel tempo la mia considerazione per il lavoro fatto dal loro team è salita; al contrario è scesa quella per le mie giocate e per quelle di Deep Blue. Oggi la maggior parte dei programmi di scacchi per normali personal computer sono in grado di battere Deep Blue con facilità“.
E non solo Deep Blue, ma anche tanti giocatori umani di alto livello. Tutti i grandi campioni sono concordi nel dire che la sfida a scacchi tra uomo e macchina ha dunque un vincitore: 1-0 per l’I.A..
GO
Il Go è un gioco di origine cinese con una storia millenaria alle spalle e paragonabile agli scacchi per complessità strategica. Con gli scacchi il Go condivide anche altre due caratteristiche: un set di regole molto semplici e la completezza dell’informazione.
Con quest’ultima espressione (o “informazione perfetta”) vengono indicati quei giochi dove i partecipanti hanno sempre accesso a tutte le informazioni disponibili. Pertanto sono giochi privi anche di casualità, al contrario del backgammon e del poker. Questo li rende i più adatti per lo sviluppo di software praticamente imbattibili.
E infatti nel Go la superiorità della macchina è stata ancora più schiacciante che negli scacchi, perché la sfida è arrivata in tempi in cui le reti neurali dedicate ai giochi erano già molto sviluppate. Nel Go non c’è stato un Deep Blue 1.0 “battibile”.
C’è stato invece AlphaGo, software creato dalla DeepMind Technologies di Google, che nel 2015 ha sconfitto in maniera netta Lee Se-dol, leggenda coreana del GO. La versione aggiornata del software ha poi stracciato il campione europeo Fan Hui (cinese di nazionalità francese) e il numero uno al mondo, il 19enne cinese Ke Jie.
Un vero e proprio cappotto rifilato all’essere umano, al punto che Lee Se-dol ha definito la macchina “un’entità che non può essere sconfitta”. Il Go segna il 2 a 0 per la macchina.
Questo duplice scenario non deve però essere letto in chiave apocalittica per l’uomo. Al contrario.
I software sono per l’essere umano un ottimo sistema di studio e di esercizio nel campo dei giochi. Deep Blue e AlphaGo hanno elevato il livello medio dei giocatori. E anche se (teoricamente) scacchi e Go possono considerarsi giochi “risolti” per i computer, non lo sono per gli esseri umani. C’è ancora strada da fare.
Caso mai, il problema vero è quello delle partite online: giocatori scorretti possono usare un software, protetti dall’anonimato dello schermo e del nickname usato in rete. Su questo fronte, la Federazione Internazionale degli Scacchi si è già mossa, attivando sistemi a distanza per individuare i casi sospetti.
E infine ci sono giochi dove l’informazione non è completa e la casualità conta. E in quei casi la sfida tra uomo e macchina assume connotati diversi.
Ma di backgammon e poker parleremo nel prossimo articolo.
(Continua)
Immagine di testa credits Getty Images