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La storia dei videogiochi condensata in 6 episodi da 40 minuti ciascuno. Questo è il contenuto di “High Score, the golden age of gaming“, il nuovo documentario prodotto e trasmesso da Netflix e che, a partire dal 19 agosto,  coprirà il periodo che va dai primi videogame in formato arcade fino ai genitori degli attuali eSports.

Un percorso, quindi, che copre oltre trent’anni di passione videoludica e che in maniera indiretta racconta anche il cambiamento culturale avvenuto dalla fine degli anni Settanta all’inizio del 21° secolo. Un excursus che inevitabilmente ha delle lacune, vista la quantità di videogiochi che si sono succeduti in un tempo così lungo eppure al tempo stesso reso breve dai repentini cambiamenti, soprattutto nel campo tecnologico.

Si parte infatti dai videogame che all’inizio si trovavano solo nei bar o nelle sale giochi (gli arcade, appunto), per passare attraverso l’epoca dei primi PC (Spectrum, Commodore 64) e delle primordiali console (Atari, Coleco, Nintendo, Intellivision), per arrivare alle cosiddette console di quarta generazione, quelle caratterizzate dalla grande sfida SEGA-Nintendo, e ad alcuni famosissimi giochi per PC, come ad esempio DOOM. Il tutto immergendosi in un mondo di “pixels” generati da cartucce, cassette, floppy disk e infine CD che, sospettiamo, a più di qualche spettatore maturo potrebbe generare una forte dose di nostalgia.

Nella versione originale di “High Score”, la voce narrante è quella di Charles Martinet, attore americano famoso per essere diventato la voce di Mario, il celebre idraulico dell’omonima serie di giochi targati Nintendo. Un caso? Forse no, così come non sono casuali le interviste a Taito Tomohiro Nishikado, il papà di Space Invaders, al duo composto da Roberta e Ken Williams, i co-fondatori di On-Line Systems, poi divenuta Sierra Entertainment, e autori di giochi per i primi sistemi Apple, ad Akira Nishimoto creatore dell’originale Street Fighters divenuto nel tempo (e nelle versioni più evolute) uno degli eSports più giocati. E ci sono anche i casi dei videogiochi che si sono dimostrati un flop, come ad esempio quello di “ET” per l’Atari 2600, raccontato dal lead designer Howard Scott Warshaw.

Insomma una storia che racconta le basi dalle quali si è sviluppato l’incredibile mondo videoludico di oggi e che piacerà soprattutto a  tutti coloro per i quali l’espressione “GAME OVER” ha ancora un sapore dolce.

 

Foto di testa by Netflix.com

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