Ad allargare le fila dei grandi titoli che ritornano, il 24 ottobre arriverà su tutte le piattaforme la Metal Gear Solid Collection Vol. 1. E non è nemmeno l’unico ritorno, perché è stato annunciato da poco anche un Tomb Raider 1-2-3 Remastered, previsto per il 14 febbraio 2024.
Ma per i videogiocatori e più in generale per i consumatori, cosa significano queste operazioni?
REMAKE, REMASTERED E PORTING
In modo semplice e sintetico, facciamo un po’ di chiarezza sulla terminologia.
Il lavoro di remake è un’operazione profonda che avviene quando un’opera originale viene ricostruita del tutto in quasi ogni suo componente. Vengono infatti toccati comparto grafico, tecnico, gameplay e talvolta ci sono variazioni nelle mappe, nella trama e nella narrazione.
Prendiamo ad esempio i remake di Resident Evil 2 e 3 dove il comparto grafico è completamente nuovo, la telecamera si sposta a spalla e il gioco diventa molto più simile ad un action moderno rispetto che al classico originale.
Si parla invece di remastered quando il gioco rimane lo stesso dell’originale, ma vengono migliorate le texture e la qualità video. È il caso del Tomb Raider citato in apertura dove già dai trailer si vede che l’aspetto visivo del titolo è cambiato in meglio, mentre l’essenza del gioco non è stata toccata.
Ci sono poi delle operazioni che sono di fatto una via di mezzo fra remake e remastered. Ad esempio Crash Bandicoot N’sane Trilogy e il tanto discusso The Last of Us: Parte 1. In entrambi il gioco viene ricostruito da zero a livello grafico, ma tutto il resto rimane identico all’opera originale.
Si parla invece di porting quando un’opera viene resa fruibile per un nuovo device. E’ porting quello di un titolo moderno nativo per console che diventa disponibile per pc. Ma si tratta di porting anche nel caso della Metal Gear Collection in uscita a fine ottobre: il gioco è esattamente l’originale, ma reso fruibile su console e computer moderni.
La differenza fra i tre è quindi decisamente sensibile, tanto in termini di sforzo produttivo quanto di prodotto finale.
QUESTE OPERAZIONI HANNO UN VALORE?
Queste operazioni, soprattutto il remaster e il porting, spesso sono viste dal pubblico come manovre di marketing utili a sfruttare un brand forte. In questo senso, lo scopo del publisher è generare introiti con uno sforzo di produzione minimo, sintomo di un mercato videoludico che oggi sembra estremamente spaventato dal rischio. C’è del vero in tutto questo, ma sono necessari dei distinguo.
Ad esempio, è innegabile che The Last of Us: Parte 1, semi remake di un titolo estremamente forte ma relativamente giovane (2013) e già dotato di una remastered per PlayStation 4, e Spyro: Reignited Trilogy facciano forza su una fanbase estremamente ampia e fedele. Sono due titoli che portano vendite sicure a fronte di un basso investimento, per questo sono operazioni profittevoli per il publisher. Sicuramente molto di più che uscire con un titolo nuovo ma pessimo come The Lord of the Rings: Gollum (25 maggio 2023) il quale sta affondando la Daedalic Entertainment.
Dall’altro lato, però, ci sono esempi come i remaking di Crash Bandicoot o Resident Evil 2 che non rinunciano a creare dei prodotti confezionati ad arte. Queste operazioni portano sul mercato non solo un prodotto capace di accontentare l’effetto nostalgia dei vecchi giocatori ma anche di avvicinare alle origini del brand videogiocatori più giovani.
Relativamente diverso il discorso della Metal Gear Collection. Qui il business è garantito da pochissimo lavoro di modifica, un prezzo di vendita decisamente alto e un’hype garantita dai fan di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater e dalla nostalgia per l’opera di Kojima. C’è però anche un contributo importante per quanto riguarda la storia del videogioco.
Nel mondo di oggi è difficile negare che il videogioco d’autore abbia assunto un significato artistico. Una volta accettato questo, ne consegue che il titolo va preservato. Tuttavia la preservazione di un videogame, proprio per la natura del medium, si allontana dalle altre per il ruolo del fruitore.
Un dipinto non perde la propria identità di prodotto artistico quando non ci sono visitatori nel museo o nella galleria. E lo stesso dicasi per un film che viene proiettato in un cinema vuoto. Il videogioco, invece, ha bisogno del giocatore. Senza questo nella migliore delle ipotesi dell’opera resta un menù iniziale, nella peggiore il semplice supporto fisico.
Operazioni come la Metal Gear Collection, seppur non realizzate dai publisher per amore della storia, risultano quindi decisamente importanti. Hanno infatti il pregio di mantenere fruibili opere che, con il passare degli anni, sarebbero di fruizione sempre più difficile fino a cadere nella più completa obsolescenza.
Alla fine di loro resterebbero solo la custodia e il disco, buoni solo per collezionisti di oggetti vintage.
Immagine di testa screenshot Metal Gear Solid Collection Vol. 1 (credits Konami)