Cinque giorni fa il colosso cinese Tencent Holdings ha toccato un nuovo record in termini di capitalizzazione di mercato: 5,15 trilioni di dollari di Hong Kong che equivalgono a 664,50 miliardi di dollari USA!
Una cifra spaventosa, ancora più significativa se si considera che nella stessa giornata Facebook aveva chiuso a quota 656,15 miliardi, quasi 10 in meno.
In realtà non è la prima volta che Tencent supera il social media creato da Mark Zuckenberg: era già successo nel 2017 e in alcune brevi occasioni nel 2018. Nel 2020, però, Tencent ha raggiunto un tasso di crescita del +43% e il risultato di fine di luglio, quindi, potrebbe rappresentare il picco di un’inversione di tendenza in parte riconducibile al boom degli eSports durante la pandemia.
Il paragone con Facebook non è casuale. Anche Tencent infatti opera nel settore dei social media. Possiede il sistema di scambio di messaggi, immagini e video più diffuso in Cina, WeChat, l’equivalente del “nostro” Whatsapp e che viene utilizzato da più di un miliardo di persone. Oltre a WeChat, Tencent è proprietaria di un’altra piattaforma di messaggistica, QQ: insieme i due social network forniscono il 23% delle entrate della corporation cinese, sotto forma di avvisi pubblicitari che circolano sulle due piattaforme.
Di sicuro il lockdown e più in generale i limiti imposti dalla pandemia ai contatti “live” hanno spinto le persone ad un utilizzo ancora più massiccio dei social media. Ma la stessa cosa vale per gli eSports che rappresentano l’altra grossa voce di bilancio della holding cinese.
Tencent è proprietaria unica di Riot Games, il noto publisher di videogiochi competitivi quali League of Legends e Valorant e delle “minori” aziende scandinave Funcom (Norvegia) e Sharkmob (Svezia). Possiede inoltre l’84% di Supercell, l’azienda finlandese che ha realizzato i giochi per mobile Clash of Clans, Clash Royale e Brawl Stars.
E quando si parla di quote di proprietà, ecco che si rivela un complesso sistema di “scatole cinesi”. Tencent detiene infatti anche il 40% di Epic Games, sviluppatore di Fortnite, così come l’80% della neozelandese Grinding Gear Games (Path of Exile), l’1,5% della Bluehole, pusblisher di PlayerUnknown’s Battlegrounds, il 5% di Ubisoft Francia e il 5% di Activision Blizzard, l’azienda che ha riunito Activision (Call of Duty) e Blizzard (Hearthstone, Overwatch, Starcraft e tanti altri titoli di primo piano).
Insomma, l’impero di Tencent si estende un po’ ovunque nel mondo del business virtuale, articolato su un sistema di contenitori societari, su ognuno dei quali il colosso ha stampato il proprio “made in China”.
Ma, com’è noto, il monopolio logora chi non ce l’ha. In questo senso, Tencent farà bene a guardarsi le spalle da avversari molti vicini in termini geografici e altrettanto potenti nella corsa al mercato online del futuro, l’India su tutti.