Gli anni della pandemia stanno cambiando le abitudini delle persone.
La tendenza è davanti ai nostri occhi: il mondo virtuale guadagna sempre più spazio su quello fisico. Vale un po’ per tutti gli ambiti, compreso quello dell’intrattenimento.
Il gioco via Internet (videogame + gambling) dall’inizio del 2020 ad oggi ha registrato un crescita vicina al 75% rispetto al biennio pre-pandemico. Di questo hanno beneficiato i siti, i canali social, le piattaforme di gioco.
Hanno invece sofferto gli organizzatori di eventi live e i negozi di giochi/giocattoli. Ciononostante la maggior parte delle aziende che producono giochi fisici ha retto il colpo, in alcuni casi il fatturato è persino cresciuto. Parliamo di giochi in scatola, miniature e card game.
Se il successo dei boardgame durante la pandemia è facilmente intuibile (si sta di più in famiglia), nel caso di miniature e carte il segreto è un altro e si chiama collezionismo.
Di wargame 3D e soldatini di plastica e metallo abbiamo già parlato in un precedente articolo. Qui vogliamo invece approfondire il discorso sui giochi di carte collezionabili: di Magic: The Gathering soprattutto, ma anche di Pokemon e Flesh and Blood, la new entry in ordine di tempo.
Per farlo abbiamo contattato due esperti dei trading card game: Matteo Favretto e Alessandro “Tasso” Tassini. Entrambi hanno un passato da giocatori di MTG, trasformato poi in una professione: lavorano infatti per Arcana Distribution, il primo come responsabile commerciale, il secondo è uno dei soci dell’azienda triestina.
Ciao Alessandro, ciao Matteo, grazie per la vostra disponibilità. Facciamo subito chiarezza su un punto fondamentale: gioco e collezionismo sono la stessa cosa nel mondo dei gcc?
Alessandro Tassini: un saluto a tutti! Assolutamente no, collezionismo e gioco sono due mondi diversi. La differenza è sostanziale. Il giocatore va a caccia delle carte performanti per vincere che non necessariamente sono le più preziose (e costose) per chi invece colleziona. Bisogna tenere presente che a Magic: The Gathering si gioca in più formati, ma oggi quelli più diffusi e sostenuti dalla casa madre sono il Legacy, il Modern e lo Standard (quest’ultimo è particolarmente apprezzato da “mamma Wizards”): nessuno di questi permette di usare le carte antiche più preziose, le cosiddette Power Nine (foto più sotto), e altre carte specifiche delle prime edizioni che sono “bannate” in quanto troppo forti.
Matteo Favretto: dal punto di vista collezionistico vale invece il discorso inverso, cioè conta la rarità della carta. Anche perché, come ha detto Alessandro, le carte antiche si possono usare solo in alcuni formati ormai di nicchia (ad es., Old School e Vintage). La rarità di una carta dipende ovviamente da quante copie ne sono state stampate e anche da quante sono sopravvissute al passare del tempo: molte sono state buttate via dai giocatori (che ora si pentono amaramente), finite al macero o sono troppo rovinate per essere vendute.
Inoltre ci alcune carte che sono state stampate ad hoc per occasioni speciali. Sono le cosiddette celebration cards e queste non si possono giocare in alcun formato. Hanno però un valore molto grande per il collezionista. Un esempio è la carta creata per la nascita del primogenito di Richard Garfield, il creatore di Magic: The Gathering.
Oltre alla rarità, cosa determina il prezzo di una carta da collezione?
Matteo: conta la condizione della carta. E’ difficile trovare carte molto vecchie che siano in buone condizioni. Negli anni ’90, ai tempi delle prime edizioni di MTG, si giocava e basta. Non c’era ancora l’intenzione di collezionarle, e quindi le carte non venivano messe nelle bustine protettive. I collezionisti ora le vorrebbero trovare quasi intonse, ma la stragrande maggioranza delle carte vecchie ha qualche danno, più o meno grande. E questo incide sul prezzo. Per un giocatore, invece, la condizione di una carta giocabile è molto meno importante.
Alessandro: provo a dare qualche idea dei prezzi. Una carta forte per giocare, e difficile da trovare nei pacchetti, può costare 20-30 euro. Un po’ rovinata costa qualche euro in meno. Se invece si parla di una carta vecchia (tipo una “terra doppia”), il prezzo può salire a 500 euro di media. In buone condizioni può costare fino a un 50% in più.
Ci sono carte rarissime che possono valere cifre a 3, anche 4 zeri. Roba da mettere in banca! La più iconica di MTG è il Black Lotus a bordo nero (1a/2a ed.). Quella di 3a edizione con il bordo bianco, in condizioni non ottimali, ha un prezzo che si aggira sui 12mila euro. Vi lascio immaginare cosa può costare il Black Lotus nero (ammesso di trovarne uno). Le carte rare e vecchie di Magic possono essere considerate un vero e proprio investimento.
Sono cifre davvero incredibili. Si può parlare anche di speculazioni?
Alessandro: sì, senza dubbio, ma riguardano le carte un po’ meno rare di quelle che ho menzionato prima. Il mercato è continuamente attraversato da spike, cioè oscillazioni di prezzo molto forti legate a speculazioni. Esistono siti dove si possono fare operazioni per speculare: uno compra un lotto di carte con potenzialità da collezione, ne riduce quindi la disponibilità e poi inizia a rivederle a un prezzo più alto.
La pandemia ha influito sul collezionismo?
Matteo: sì e in maniera piuttosto rilevante. Fino a quando si è potuto giocare live contavano le carte vincenti. Con lo stop ai tornei dal vivo, il gioco si è spostato online, con tutti i limiti che questo ha. Al tempo stesso ha riacceso la passione per il collezionismo e questo ha fatto alzare il valore delle carte più datate anche se meno utili per una partita. In questo senso possiamo dire che la pandemia ha penalizzato il gioco e favorito il collezionismo.
Qual è l’identikit del collezionista “tipo”?
Matteo: è una persona con una buona capacità di spesa e magari anche con qualche capello grigio in testa. Bisogna aggiungere che quasi sempre si tratta di un uomo. Le donne che giocano a MTG, purtroppo, sono davvero poche. La percentuale invece aumenta nel caso di Pokémon.
Spesso i collezionisti sono persone che comprano per investimento. Altri sono ritorni, cioè giocatori che, dopo aver smesso per tanti anni, ritrovano la voglia di completare la propria collezione. Magari si sono pentiti di aver venduto tutte le loro carte e adesso le vogliono recuperare. Il collezionismo è fatto anche di questo!
A livello di mercato, qual è la situazione in Italia?
Alessandro: i leader sono Magic e Pokémon, per due motivi diversi. Magic ha più storia, Pokémon ha alle spalle un brand fortissimo. Tutti gli altri sono indietro, a parte l'”incognita” Yu–Gi–Oh!: regge da diversi anni ma si basa quasi esclusivamente sull’appeal del cartone animato.
A livello di collezionismo sul gradino più alto probabilmente c’è MTG, ma si tratta di un testa a testa molto serrato. Dipende se parliamo di vero collezionismo o collezionismo spinto. Pokémon beneficia soprattutto del secondo (vedi il caso di Fedez), Magic ha un collezionismo più “puro”.
Infine, c’è una differenza importante quando si parla di Magic: The Gathering. Wizards of the Coast ha creato una reserved list, cioè carte che non vengono più stampate. Sono carte destinate a salire di valore con il passare del tempo e a rendere il collezionismo di Magic ancora più autentico.
Da qualche anno c’è però anche un altro competitor: Flesh and Blood. Cosa ci potete dire di questo nuovo gcc?
Alessandro: è nato nel 2018, in Italia è arrivato un anno dopo. E’ un gioco con ambientazione fantasy arricchito da venature storiche: ci sono vichinghi e ninja in mezzo a maghi e strane bestie! Ha una meccanica di gioco completamente nuova. Innanzitutto si basa sulla creazione di un personaggio che diventa l’alter ego fantasy del giocatore, un po’ come in un GDR. Si gioca 1 vs 1, all’interno di un’arena. E’ un corpo a corpo dove ogni giocatore cerca di eliminare l’avversario utilizzando le carte azione. Vince il primo che riduce l’altro a zero punti vita.
Matteo: un altro fattore interessante di F&B è che ha già un forma di collezionismo. La casa madre, Legend Story Studios, ha dichiarato che ci saranno carte che non verranno ristampate, una sorta di reserved list. Sono quelle della prima edizione, stampate in cold foil (sono più luccicanti). E già così il publisher ha creato un hype per i collezionisti. Poi ci sono le carte Unlimited: costano meno e servono per giocare. Insomma, il publisher di F&B ha diviso già all’origine il mondo del collezionismo da quello del gioco.
Potrebbe dare fastidio a Magic?
Matteo: in realtà ne sta già dando un po’. I tornei live sanzionati (cioè quelli ufficiali di WotC) sono fermi a causa della pandemia. Flesh and Blood, invece, è arrivato poco prima che cominciasse la pandemia. La casa madre ha quindi giustamente pensato di impostare la scena competitiva direttamente su Internet, organizzando i primi tornei sanzionati in modalità “a distanza”. Ci si registra online e le azioni vengono compiute usando tabletop simulator. Tutte le varie fasi della competizione si giocano da casa con carte virtuali, fino alla finale: questa è live e si gioca con carte fisiche. In questo modo Legend Story Studios ha “salvato capra e cavoli”: si gioca competitivo e si vendono ugualmente le carte.
Alessandro: aggiungo che circolano rumors sul fatto che Netflix abbia contattato Legend Story Studios per fare una serie su F&B. Se così fosse, sarebbe una mossa eccezionale di marketing per dare al gioco ancora più visibilità. Tra qualche anno Flesh and Blood potrebbe diventare un competitor non solo come trading card game tradizionale, ma magari anche come eSport.
Immagine di testa by Arcana Distribution