Nonostante la crescita del settore esportivo sia ormai evidente anche in Italia, nel nostro Paese c’è ancora bisogno di una roadmap, cioè un elenco di passi che gli operatori di settore dovranno percorrere se vogliono rendere questo sviluppo più equilibrato e duraturo.
Anche perché l’Italia esportiva, nonostante il grande aumento di audience, i buoni risultati ottenuti dai giocatori italiani a livello internazionale e il progressivo interessamento di importanti aziende, rimane ancora un fanalino di coda, soprattutto dal punto di vista dello sfruttamento economico di questo settore. Secondo la società di analisi Newzoo, nel 2020 i ricavi diretti del mercato esports a livello globale sono pari a 947,1 milioni di euro, con una previsione di crescita fino a 1,08 miliardi nel 2021. A questo giro d’affari l’Italia contribuisce con meno di 10 milioni di euro. Sia chiaro che questi numeri non si riferiscono al mercato dei videogiochi che è ben più redditizio, ma solo a quello delle competizioni. Parliamo quindi di cessione dei diritti ai media e di ricavi pubblicitari durante lo streaming, di sponsorizzazioni, di vendita dei biglietti per assistere agli eventi, merchandising vario e infine di eSports-mercato tra i team.
La conclusione è semplice: nel Belpaese l’audience esportiva c’è, ma il business che ruota attorno ad essa non è ancora adeguatamente consolidato.
Per questa ragione IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association), nei giorni scorsi è scesa in campo presentando il proprio manifesto per lo sviluppo del settore eSports in Italia. Il messaggio è indirizzato a tutti gli operatori del settore (società di eSports, organizzatori di eventi, media, aziende/sponsor) ma soprattutto alla politica, il cui ruolo è fondamentale per puntare alla crescita economica in questo ambito e al consolidamento delle nuove figure professionali. La scelta di IIDEA, orchestrata dal Presidente Marco Saletta e da Thalita Malagò, direttore generale dell’Associazione, sembra tra l’altro avere il tempismo giusto, come evidenziano le recenti interviste della Ministra Fabiana Dadone a vari protagonisti dell’eSport italiano.
5 sono i punti della roadmap secondo l’Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi.
- Promuovere il settore esports. Per questo servono interventi pubblici, anche di tipo economico. Il beneficio è duplice: si creano nuovi posti di lavoro, soprattutto per giovani professionisti qualificati nel settore IT, e si favorisce la socializzazione, un plus importante degli eSports.
- Rimuovere gli ostacoli alla crescita. E’ l’ennesimo dito puntano contro uno dei tarli del nostro Paese, l’eccessiva burocrazia. Servono norme e leggi che facilitino l’organizzazione di eventi esportivi nel nostro Paese, non “impedimenti dirimenti” che rendono meno appetibile l’Italia agli occhi di investitori anche stranieri.
- Attrarre eventi internazionali. Questo terzo punto è direttamente legato al precedente. IIDEA auspica che il Governo possa lavorare con l’industria per offrire agli organizzatori di tornei incentivi per portare in Italia i loro eventi, così come i fan e i benefici economici associati.
- Supportare l’innovazione e l’internazionalizzazione. Investire nel settore eSports è una prospettiva interessante, ma ancora troppo in salita quando si tratta di iniziare. Le incertezze sono tante, i costi elevati. Servono programmi di accelerazione per le startup e incentivi economici per gli operatori, ampliando la portata delle misure esistenti a questo settore (ad esempio, il fondo di 200 milioni per le startup e le imprese innovative, gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico e il Fondo Nazionale per l’Innovazione).
- Far leva sugli esports per favorire l’apprendimento Stem. Le skill richieste per essere un buon e-gamer sono di sostegno anche per una buona performance scolastica, soprattutto nelle cosiddette materie STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Gli esports sono già utilizzati come strumento didattico in diversi paesi. Certamente, il caso più emblematico è quello degli Stati Uniti dove circa 480 college in tutto il paese hanno incluso gli esports nei loro programmi didattici, e diverse università offrono borse di studio correlate. A questo si aggiunge il fatto che gli eSports sono molto diffusi anche tra le donne e questo sta aumentando la “quota rosa” negli studi in ambito STEM.
Il manifesto si conclude con alcune considerazioni sul binomio sport-eSports. Negli ultimi tempi sempre più società sportive hanno abbracciato i corrispondenti giochi virtuali, creando i propri team esportivi. Secondo IIDEA tutto questo è positivo per entrambi i soggetti, ma il rapporto non va spinto verso una eccessiva identificazione tra i due perché, nel caso degli eSports, questo significherebbe essere imbrigliati in una normativa non idonea. Quindi: sì alla collaborazione, no al riconoscimento e alle regolamentazione degli esports come sport tradizionale. Un messaggio questo che velatamente allude all’operazione delle prime Olimpiadi Virtuali, voluta dal CIO.
“La nostra associazione è convinta che la collaborazione tra Governo e industria sia fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi settore. In quest’ottica auspichiamo che venga istituita al più presto una qualche forma di dialogo regolare tra l’industria degli esports e il Governo, al fine di favorire la crescita del settore. Rispetto ad altri paesi europei, il settore è ancora in una fase emergente e c’è ancora molto da fare per cogliere il pieno potenziale. In un momento in cui si intravede la luce in fondo al tunnel della pandemia, gettare le basi per far decollare un settore in grado di alimentare in modo del tutto nuovo l’indotto degli eventi, delle fiere e del turismo, è una delle sfide che l’Italia – al pari di altri paesi europei come Spagna e Francia – dovrebbe cogliere con coraggio, tempestività e determinazione”. Così Marco Saletta, a commento del manifesto programmatico di IIDEA.
Fonte di riferimento: esportsmag.it