I giochi di carte e da tavolo più diffusi hanno tutti un elemento comune: la semplicità del regolamento. Il che non significa che sia facile diventare dei buoni giocatori, ma solo che si imparano molto in fretta.
Ma non è questo l’unico vantaggio, perché un regolamento semplice facilita anche lo sviluppo delle cosiddette varianti.
Il poker è l’esempio più famoso di questo processo creativo. Nato in versione draw (la modalità per la quale si possono cambiare alcune carte della mano), il poker si è consolidato nello stud per poi diffondersi nel mondo come Texas Hold’em.
Lo stesso discorso vale anche per gli scacchi che nel tempo hanno dato origine a numerose varianti, alcune delle quali sono piuttosto originali (ne abbiamo parlato qui).
Nell’ambito delle varianti bisogna tuttavia ammettere che i “piani più alti” li ha raggiunti solo la fantascienza. “Piani” in senso letterale: cioè livelli sovrapposti sui quali disporre i pezzi del gioco.
Lo si vede in Star Trek, sia per gli scacchi che per la dama.
Per quanto riguarda gli scacchi, la versione futuristica appare in numerosi episodi della serie originale (iniziata nel 1966) e anche nelle successive The Next Generation e Deep Space Nine.
Il gioco che si vede è abbastanza simile agli scacchi tradizionale. I pezzi sono gli stessi, così come i movimenti. La differenza principale consiste nelle tre scacchiere sovrapposte da 16 caselle ciascuna. In mezzo a questi tre livelli di gioco ci sono singole caselle dove i pezzi transitano prima di salire o scendere. Il concetto è proprio questo: la partita si svolge su “tre dimensioni”, a sottolineare l’idea che si tratta di un gioco per chi viaggia nello spazio.
Le regole precise del gioco non vengono mai presentate nelle varie serie di Star Trek. Si vedono alcune scene attraverso le quale si riescono ad intuire alcune dinamiche. Ce n’è una famosa in cui il capitano Kirk (William Shatner) riesce a battere il primo ufficiale, il vulcaniano Spock (Leonard Nimoy), ben più dotato intellettualmente.
Una vera e proprio codifica delle regole è stata fatta solo nel 1976 da Andrew Bartmess, autore delle Federation Standard Rules. Queste si basano a loro volta sullo StarFleet Technical Manual di Franz Joseph (1975). In italiano esiste il Manuale Completo degli Scacchi Tridimensionali, redatto da Marco Bresciani del Circolo degli Scacchi Tridimensionali S.T.I.C. (Star Trek Italian Club).
In verità, gli scacchi futuristici di Star Trek hanno un debito con il passato lontano. Alcune versioni di scacchiere su più livelli esistevano infatti già nel XIX secolo: la più famosa è forse la Raumschach (in tedesco “Space chess”), con 5 scacchiere sovrapposte, inventata nel 1907 da Ferdinand Maack.
La scacchiera multilivello di Star Trek non è quindi solo un prodotto di fantasia. Oltre ai prototipi di due secoli fa, oggi ne esistono vari modelli, alcuni dei quali li potete trovare in vendita su Amazon.
Gli autori di Star Trek non si sono però limitati ad immaginare gli scacchi multilivello. C’è stato “spazio” anche per una variante della dama, anch’essa strutturata su più scacchiere.
Di questo gioco si sa molto poco, soprattutto per quanto riguarda le regole. Dalle poche immagini presenti nella serie originale si vedono 12 scacchiere sopraelevate: 6 per lato, con 4 caselle ciascuna sulle quali si muovono le pedine.
Sempre da Star Trek arriva un altro gioco, il Terrace. In realtà questa volta la serie tv (precisamente The Next Generation, 1987-1994) è solo il veicolo promozionale di un boardgame già esistente.
Ad inventarlo nel 1950 è stato l’olandese Anton Dresden, le cui regole si rivelarono però non giocabili. Nel 1988 Buzz Siler ne acquistò i diritti e creò una versione più semplice e soprattutto funzionante. Il gioco ottenne subito un discreto successo, ma una spinta importante gli arrivò proprio quando la serie tv lo presentò in alcuni episodi.
In un certo senso, il Terrace assomiglia agli scacchi. Ogni giocatore (si può giocare da 2 a 4) dispone dello stesso numero e tipologia di pezzi i quali, a loro volta, sono di quattro dimensioni diverse. Ogni pezzo segue regole di movimento specifiche, come negli scacchi, ma tutti obbediscono alla regola delle “terrazze”.
La scacchiera è infatti composta da 64 o da 36 caselle (a seconda della versione), disposte come fossero dei gradini. Su ogni lato, le caselle salgono fino al punto più alto della terrazza e i vertici dei due schieramenti sono contrapposti diagonalmente.
La regola della terrazza prevede che le pedine si possano muovere al massimo delle loro possibilità lungo la stessa terrazza, cioè lungo le caselle che hanno la stessa altezza. Se invece ci si muove da una terrazza superiore a una inferiore (e viceversa), lo spostamento massimo è di una sola casella.
La cattura di un pezzo avversario avviene solo in diagonale da una terrazza più alta a una più bassa e si possono catturare solamente pedine di dimensioni uguali o più piccole.
Entrambi i giocatori dispongono di un pezzo piccolo con la lettera “T” incisa sopra. E’ questo il pezzo più importante perché determina la vittoria o la sconfitta. In altre parole, è il “Re” degli scacchi.
L’obiettivo della partita è infatti quello di portare il proprio pezzo “T” dal punto di partenza angolare ad un angolo opposto oppure di catturare la “T” dell’avversario. Catturare significa dare scacco matto, ovvero “Terrace-Mate”, che si verifica quando il pezzo “T” dell’avversario non può più sfuggire, esattamente come negli scacchi.
Nelle partite con 3 o 4 giocatori, quando un giocatore perde la sua “T”, tutti i suoi pezzi vengono rimossi dal tabellone, mentre gli altri proseguono la partita.
Siete incuriositi? Bene, perché Terrace è disponibile per la vendita ad un prezzo ragionevole (25 dollari), nella versione prodotta da Wonder Games. Se invece preferite il gioco a distanza, esiste anche una versione online sulla piattaforma old-games.com.
Ecco un breve video esemplificativo di come funziona Terrace con un numero di pezzi ridotto:
Fonte di riferimento: elenafrascaodorizzi.it
Immagine di testa by Wikimedia Commons