Alla fine di ogni anno la rivista americana Forbes ci ha abituato alle sue classifiche per categorie (uomini, donne, lavoro, aziende, passioni e via dicendo) che – se pur a maglie larghe – ci restituiscono un quadro della società in cui viviamo. Non sorprende più di tanto, quindi, che già da tempo tra queste sia spuntata anche quella delle più ricche organizzazioni esportive.
In realtà, il termine organizzazioni rimane ancora un po’ vago quando si tratta di eSports. A volte si intendono media company, altre volte sono società che si occupano di eventi live/online, oppure sono team di giocatori professionisti. Nella classifica di Forbes il problema non sussiste, e infatti compaiono tutti questi soggetti perché il comune denominatore è quello del fatturato annuo.
Su questo punto c’è qualcosa da dire. Se il 2020, anche a causa della pandemia, è stato un anno boom per la popolarità degli eSports a livello globale, non lo è stato per gli introiti delle varie “organizzazioni”. Il COVID-19 ha di fatto congelato i budget di tanti potenziali sponsor e soprattutto ha cancellato la quasi totalità degli eventi dal vivo che rimangono ancora una grossa fetta degli introiti del settore esportivo. Sempre secondo Forbes, questo si è tradotto nella mancata crescita prevista ad inizio anna e stimata in un +16%, e in una contrazione del valore dell’industria, pari a 150 milioni di dollari in meno. Insomma, il coronavirus dà e il coronavirus toglie.
Nel 2020 sono mancati i grandi investitori che nel 2019 si erano affacciati sul mondo delle e-competizioni (in Italia però qualcosa si muove) e per le organizzazioni è diventato imprescindibile diversificare il proprio range di azione per poter aumentare le entrate, sfruttando soprattutto i social media e le piattaforme video. Secondo il magazine statunitense, nel 2020 il 95% degli introiti delle organizzazioni esportive sono pubblicità e sponsorizzazioni che derivano dall’utilizzo dello streaming e dalla content creation per piattaforme come Youtube.
Ma chi sono allora i “paperoni” degli eSports nel 2020? Ecco la top 10 secondo Forbes.
1. Tsm
valutazione: 410 milioni di dollari
proprietario: Andy Dinh
La società ha acquistato Blitz nel 2019, una piattaforma che conta 10 milioni di utenti attivi ogni giorno. Metà dei 45 milioni di dollari di ricavi dell’organizzazione si devono a questa app.
2. Cloud9
valutazione: 350 milioni
proprietario: Jack e Paullie Etienne
I Cloud9 hanno perso il 13% del proprio valore nel 2020, a dimostrazione dell’importanza degli eventi live, soprattutto per i team di giocatori professionisti che ricevono dai publisher una percentuale delle vendite degli ingressi.
3. Team Liquid
valutazione: 310 milioni
proprietario: aXiomatic Gaming, Victor Goossens, Steve Arhancet
4. FaZe Clan
valutazione: 305 milioni
proprietario: Lee Trink, Richard Bengston (FaZe Banks), Thomas Oliveira (FaZe Temperrr), Yousef Abdelfattah (FaZe Apex), Nordan Shat (FaZe Rain)
L’80% dei ricavi dei FaZe Clan vengono dalla creazione di contenuti esportivi. Nella loro scuderia c’è infatti anche lo streamer più pagato al mondo, Nickmercs, che ha uno stipendio di 6 milioni di dollari l’anno.
5. 100 Thieves
valutazione: 190 milioni
proprietario: Matthew Haag, Drake, Scooter Braun, Dan Gilbert
La società prevede per quest’anno 16 milioni di dollari di ricavi, un aumento del 60% rispetto all’anno scorso.
6. Gen.G
valutazione: 185 milioni
proprietario: Kevin Chou, Battery Ventures, Canaan Partners, NEA, Will Smith
7. Enthusiast Gaming
valutazione: 180 milioni
proprietario: Public company (TSX: EGLX)
Sono in classifica per la prima volta grazie all’acquisizione di Omnia Media che ha allargato il loro pubblico a un totale di 300 milioni di giocatori al mese. La loro forza sta nella gestione della piattaforma di gioco/organizzazione eventi, la più grande del Nord America. La società si aspetta 95 milioni di dollari di ricavi quest’anno.
8. G2 Esports
valutazione: 175 milioni
proprietario: Carlos Rodriguez, Jens Hilgers
Unica società in crescita stabile della lista sono i tedeschi dei G2 che nel 2020 hanno intascato il 6% in più rispetto allo scorso anno. Il loro punto di forza è il team di giocatori – che ne fa una delle organizzazioni più vincenti – e il valore dei loro cartellini.
9. Nrg Esports
valutazione: 155 milioni
proprietario: Andy Miller, Mark Mastrov
10. T1
valutazione: 150 milioni
proprietario: Comcast Spectacor, SK Telecom
Foto di testa: i grandi assenti del 2020, gli eventi dal vivo