Days Gone è un action adventure open world sviluppato da Bend Studio e pubblicato nel 2019 da Sony Interactive Entertainment in esclusiva per PlayStation 4. Il videogioco è poi uscito anche su PC nel 2021.
LA TRAMA E I PERSONAGGI
La trama di Days Gone è abbastanza semplice. All’inizio di un’apocalisse zombie, Deacon St. John perde il contatto con la moglie, ferita da una bambina infetta dal virus mutageno. L’azione del videogame si svolge due anni dopo, quando il protagonista è ancora alla ricerca della donna. Nel suo viaggio Deacon incontrerà diversi gruppi di persone, fra cui vecchi amici, vecchi nemici e un’organizzazione governativa militare.
Nonostante il canovaccio standard e basato su un film d’azione americano, la storia risulta decisamente coinvolgente e regala anche con un buon colpo di scena sul finale, pensato per un eventuale sequel.
Il vero pregio della scrittura di questo videogioco sono però i personaggi. Deacon è vivo e realistico, è sì un ex militare ma anche e soprattutto un biker e come tale si comporta. E’ rozzo, talvolta volgare, spericolato, avventato e con scarso rispetto delle autorità.
Lo sviluppatore ha dedicato molta cura anche all’aspetto visivo del protagonista. Il look da biker è rispettato anche nei dettagli, quali ad esempio le insegne del suo ormai ex-club (i Mongrel) e le toppe con i determinati ruoli svolti. La stessa attenzione è stata posta su Boozer, il migliore amico di Deacon: anche lui biker e membro dei Mongrel ma non mera fotocopia del protagonista, pur convidendone alcuni atteggiamenti simili.
Insomma tutti i personaggi primari e comprimari sono ben curati e caratterizzati, anche nella loro crescita. Qualcuno è più stereotipato di altri, qualcuno è meno definito caratterialmente, ma nel complesso nessuno risulta essere una macchietta. Anzi, qualche “spalla” nel corso della storia diventa decisamente apprezzabile. Guardando ai personaggi, si può quindi affermare che il “mood” di Days Gone sia più vicino a Sons of Anarchy (es. Jax Teller) che a The Last of Us (Joel ed Ellie).
GAMEPLAY E COMPARTO TECNICO
Come già accennato, Days Gone è un open world action-adventure con componenti survival e qualche elemento di stealth. In tutte queste meccaniche è decisamente derivativo. L’open world è quello ormai classico “alla Ubisoft”, con diverse tipologie di punti d’interesse ognuno dei quali offre determinate tipologie di ricompense. Combattimento e stealth sono assimilabili ad Uncharted e il sistema di gestione equipaggiamento e crafting rapido ad Horizon Zero Dawn.
Le due caratteristiche davvero originali di questo videogioco sono le orde e l’esperienza del viaggio. Le orde sono gruppi composti da centinaia di “Furiosi”, come vengono chiamati gli zombie in Days Gone. Il giocatore si trova ad affrontarli in qualche fase (forzata od opzionale) durante l’avventura e naturalmente nell’endgame, quando la sfida diventa più complessa. Si tratta di vere e proprie bossfight con la differenza che, invece di affrontare un singolo e potente individuo, il giocatore ha davanti una moltitudine di creature che può raggiungere fino ai 500 Furiosi. Per eliminarli è necessario usare non solo l’equipaggiamento a disposizione ma anche ciò che l’ambiente circostante offre, sia per infliggere danni sia per rallentare la travolgente massa di nemici.
La sensazione del viaggio che il giocatore sperimenta in Days Gone è data, prima di tutto, dalla moto di Deacon che lo accompagna per tutta l’avventura come se fosse una coprotagonista. Il giocatore può migliorarla, customizzarla e anche a ripararla nel caso subisse danni. L’altro elemento chiave è la gestione della benzina che, sebbene non sia poi così rara nella mappa, risulta una risorsa di cui tenere davvero conto. In particolare nelle fasi iniziali del gioco quando il serbatoio è meno capiente e Deacon meno resistente agli scontri. D’altra parte, scappare dai nemici portando la moto spenta a mano risulta molto difficoltoso.
I viaggi offrono panorami spesso da mozzafiato e ambientazioni molto curate, a conferma di quanto detto sulla qualità visiva del gioco. I problemi di Days Gone vengono invece dal versante tecnico.
All’uscita il gioco si è presentato con texture che si caricano in ritardo, pop up di elementi (soprattutto alberi e montagne) quando il protagonista viaggia in moto a velocità sostenuta, cali di framerate quando ci sono tanti nemici su schermo, qualche bug e in generale caricamenti davvero lenti. Il tutto condito da una I.A. veramente deludente che, per quanto sia accettabile negli avversari infetti che puntano più sulla massa che sulla strategia, nel caso di certi nemici umani riesce a spezzare l’immedesimazione del giocatore.
L’ACCOGLIENZA, LA REDENZIONE E IL SEQUEL MAI ARRIVATO
I problemi di Days Gone iniziano già all’annuncio del gioco durante l’E3 2016. Un primo trailer non esattamente entusiasmante lascia il pubblico abbastanza tiepido.
Poi Days Gone scompare dai radar. Durante la conferenza dell’E3 2018, Sony mostra al pubblico Marvel’s Spiderman, Ghost of Tsushima, The Last of Us Parte 2 e Death Stranding ma nulla per Days Gone.
In realtà il videogame c’è ma con uno spazio secondario al Panel Sony. Lì il pubblico riceve solo un video gameplay davvero brutto e dozzinale e qualche test approssimativo. Tutto ciò lascia intendere che Sony è sempre meno interessata al titolo.
Durante la Games Week 2018 viene data la possibilità di provare una demo, che però mostra grossissimi problemi su tutti i fronti. Days Gone è in uno stadio di programmazione ancora acerbo.
Il gioco ha bisogno di un rinvio, ma la data di uscita è fissata per Aprile 2019 e Sony intende rispettarla. Le ragioni sono di tipo economico (ulteriori costi), ma soprattutto di concorrenza interna. In caso di un ulteriore spostamento, Days Gone sarebbe finito sopra a The Last of Us 2 – che a sua volta è stato rimandato, ma in quel momento Sony ancora non lo sapeva – brand affermato con un setting simile che lo avrebbe completamente eclissato. Fra God of War 2018 e Marvel’s Spidermen usciti da poco, Death Stranding e The Last of Us Parte 2 in uscita, Days Gone in quel momento è senza dubbio la “pecora nera” di casa Sony.
Ad aprile 2019 Days Gone esce e, nonostante le importanti sbavature di cui abbiamo parlato, gli sviluppatori riescono a renderlo un titolo funzionante rispetto ai demo visti fino a quel momento.
Ma è anche un titolo che divide perché parte della critica e del pubblico ne sottolineano i difetti, tralasciando i suoi pregi e facendo paragoni se non ingiusti quantomeno poco calibrati. Ad esempio con Marvel’s Spiderman che si affida ad una fanbase dell’Uomo Ragno già consolidata. O a Insomniac che ha più del triplo dei dipendenti di Bend Studio o addirittura a Red Dead Redemption 2 dove gli sviluppatori avevano un budget talmente alto da potersi permettere di rifinire perfino i movimenti dei testicoli dei cavalli.
Altri lo accusano di essere ripetitivo e derivativo. In parte è vero ma, se andiamo a fare i confronti, Days Gone non è meno ripetitivo di Spider-Man o di un qualsiasi Assassin’s Creed, con la differenza che in Days Gone le ricompense sono quasi sempre utili. E non è meno derivativo di moltissimi altri titoli poi osannati, come ad esempio il successivo Ghost of Tsushima.
Nonostante le critiche, il gioco si assicura infatti una solida fanbase già nei suoi primi giorni di vita. Gli appassionati aumenteranno poi nel 2021 quando l’uscita delle versione per PC sistema parecchie delle sbavature presenti su PS4.
A questo punto, in molti iniziano a sperare in un sequel, compresi gli sviluppatori. E invece quel sequel probabilmente non vedrà mai la luce. Pare che i motivi siano principalmente due. Secondo le voci più vicine al publisher, Sony non avrebbe interesse a pubblicare il nuovo capitolo di un gioco che ha ricevuto valutazioni mediocri da parte della critica specializzata e incassato troppo poco. Valutazioni cha e livello aziendale sono comprensibili ma che cancellano quanto di valido è stato seminato finora. Il sequel avrebbe potuto essere la stagione del buon raccolto.
Immagine di testa: screenshot YouTube di Days Gone