Che cosa hanno in comune gli eSports e il Mahjong? Praticamente nulla.
Da un lato ci sono i videogame competitivi, il mondo virtuale delle generazioni più giovani e un tipo di sfide dove l’abilità è il fattore determinante.
Dall’altro c’è un gioco fatto di tessere, “stecche” e dadi, intriso di una tradizione quasi millenaria e dove “il caso” ha un ruolo importante. Lo si gioca soprattutto nei Paesi del Far East come gambling puro.
Siamo agli antipodi. Eppure esiste una storia personale in cui i due estremi si sono uniti: quella di “Bonchan“.
Al secolo Masahato Takahashi, Bonchan è un pro player giapponese di Street Fighter. Verrebbe subito da pensare che il suo background sia stato quello del ring o del tatami, visto che i personaggi del “picchiaduro” targato Capcom usano tecniche di arti marziali.
E invece no: Masahato Takahashi, prima di passare agli esports, si è dedicato in maniera professionale al mahjong con ruoli diversi.
“Mi attirava qualsiasi tipo di situazione legata al mahjong“, racconta l’oggi 35enne di Tokyo in un video prodotto da Red Bull.
Una situazione è quella che lo vede impiegato come PR di mahjong room. Porta nuovi giocatori, fa in modo che siano a loro agio e che trovino le partite giuste. L’altra è invece quella del giovane giapponese che si siede al tavolo, in cerca di “polli” da spennare.
In quel periodo (siamo più o meno tra il 2007 e il 2009), la sua vita si svolge prevalentemente nelle sale da gioco. Ed è infatti in una di questa che si verifica l’incontro decisivo per la nascita del futuro Bonchan.
Un giorno Masahato Takahashi entra in una sala in cui lavora Daigo Umehara, storico campione giapponese di Street Fighter, noto come “ume” nel proprio Paese e “The Beast” o “Daigo” nel resto del mondo.
“In quel periodo avevo sospeso l’attività competitiva con i videogame“, spiega lo stesso Umehara che poi prosegue: “Ma lui mi ha riconosciuto lo stesso. Gli ho detto: è vero, sono io, un nome del passato“.
In realtà Takahashi lo conosce perché ha già iniziato ad interessarsi al mondo di Street Fighter. Tra i due nasce subito un’amicizia, che ridà voglia al “vecchio” campione (ha cinque anni in più di Bonchan) di rimettersi davanti al monitor.
Giocano insieme quasi tutte le sere, una volta terminato il lavoro nelle sale di mahjong. E MasahatoTakahashi dimostra subito di cavarsele bene anche con i videogame. “Non mi aspettavo che diventasse subito così competitivo, mi ha sorpreso“, dice il maestro. Perché tale lo considera Masahato Takahashi: un vero e proprio mentore nella sua carriera da esporter.
Per la nascita di Bonchan manca però ancora qualcosa: un fatto che lo spinga ad abbandonare il mahjong.
E’ lui a raccontare nel video quello che è successo. “Ad un certo punto l’attrazione per i mahjong è venuta meno, mentre l’interesse per l’industria del gaming virtuale è cresciuto e alla fine mi ha catturato. La ragione è che il mahjong in Giappone era diventato puro azzardo e chi lo praticava non godeva di una buona reputazione“.
Lavorare in quel mondo non gli piace più, sente che ha bisogno di una boccata d’aria nuova. Così, quando la pressione diventa troppa, il giovane decide di intraprende la strada degli eSports.
Raggiunge i primi risultati nel 2010. Ogni anno, ad eccezione del 2011, va a premio con un crescendo costante anche in termini di premi monetari.
Il culmine lo raggiunge nel 2019 quando si aggiudica le Evolution (EVO) Championship Series di Street Fighter V per una prima moneta di $31.706. Subito dopo entra a far parte del team Red Bull eSports, dove ritrova Daigo Umehara.
Il mahjong è ormai dietro alle spalle. Qualcosa però di quell’esperienza è rimasto: la capacità di fissare gli obiettivi e la disciplina nel perseguirli, qualità che sono un esempio per i compagni di squadra.
Oggi, nonostante non sia più un ragazzino, Bonchan ha ancora voglia di competere. Non solo, ma è convinto di poter anche contribuire alla diffusione degli eSports, soprattutto quelli dei “picchiaduro”.
“Abbiamo bisogno di più eventi dimostrativi in cui far vedere il lato positivo degli eSports, anche a coloro che non lo conoscono. E’ compito di noi giocatori fare in modo che le persone si appassionino a questo mondo“.
Immagine di testa credits Capcom