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Per la maggior parte degli appassionati, la parola Warhammer indica due generi di wargame tridimensionali prodotti da Games Workshop.

Uno è Warhammer Fantasy Battle (WHFB), il gioco di miniature con “ranghi e fila“, ambientato in un mondo di chiara ispirazione tolkeniana. All’interno di questa categoria troviamo vari titoli, compreso The Old World che sostanzialmente riesuma WHFB, ma sposta il background in un periodo temporalmente anteriore a quello dell’ormai archiviato capostipite fantasy.

L’altro è Warhammer 40.000 (WH40K), ovvero la versione sci-fi di WHFB e in modalità “skirmish” dal punto di vista del sistema di gioco. Anche da WH40K il colosso di Nottingham ha creato vari titoli secondari (specialist games), e soprattutto tanti videogiochi di successo.

Non tutti, però, sanno che esiste una terza versione di Warhammer, prodotta sempre da GW. Si chiama Warhammer Ancient Battles (WAB).

STORIA NELLA STORIA

Warhammer Ancient Battles è la trasposizione di WHFB in un wargame storico. Quando parliamo di questo genere ludico, facciamo riferimento a tutti quei giochi di miniature 3D (e non solo) che utilizzano la storia del mondo, con gli eserciti realmente impiegati nelle varie situazioni belliche dell’umanità. Pertanto, in WAB non cercate elfi, orchi, nani & friends, perché troverete solo umani e qualche animale!

La “storia” di questo wargame inizia nel 1998, quando Games Workshop fa uscire il libro base. Gli autori dell’operazione sono quattro game designer inglesi già molto affermati in quel periodo, oggi vere e proprie icone del wargaming: Jervis Johnson (creatore di Blood Bowl, autore di tanti materiali per WHFB, WH40K, Necromunda etc), Rick Priestley (WHFB e Bolt Action con Alessio Cavatore), i fratelli Alan e Michael Perry, grandi esperti di wargame storico ed eccellenti scultori di miniature (Perry Miniatures è il loro brand).

All’interno del libro base ci sono le regole e le liste per creare due eserciti con cui giocare: quello “romano imperiale” e quello “barbarico”. Di lì a poco arrivano i “supplementi” che espandono la scelta. Il primo è Armies of Antiquity (1999), un volume generico che va dai Sumeri ai Samurai del Giappone medievale (fine XVI secolo europeo), utile per avvicinarsi a WAB, ma con un set di regole specifiche non testato adeguatamente. A seguire debuttano Charriot Wars (1999, dai Sumeri agli Assiri), Shieldwall (2002, Alto Medioevo europeo), Fall of the West (2002, ultimi secoli dell’Impero Romano), El Cid (2003) e Alexander the Great (2003).

La qualità dei volumi è alta, ma a livello di mercato presentano un limite importante: sono tutti in inglese. Soltanto il regolamento base viene tradotto in altre lingue, tra le quali c’è l’italiano.

Ma il vero, grosso problema del primo WAB è il bilanciamento delle liste. Nonostante l’iniziale successo, già nei primi anni Duemila i giocatori iniziano a segnalare situazioni paradossali. Dipendono soprattutto da set di regole poco chiare e che non combaciano quando si passa da un libro e all’altro. Urge una risposta aziendale. GW la trova creando un settore dedicato allo storico. Nasce così la Warhammer Historical Wargames, guidata da Rob Broom che ridà slancio alle pubblicazioni.

Del 2004 sono i libri Spartacus e Armies of Chivalry, quest’ultimo incentrato sull’epoca d’oro delle cavallerie medievali. Nel 2005 arriva l’errata al regolamento con Warhammer Ancient Battles 1.5. Contemporaneamente escono Byzantium – Beyond the Golden Gate e Hannibal and the Punic Wars, due libri davvero molto ben fatti, sia per regole speciali (adattamento storico) che per narrazione degli eventi.

Il trend positivo dal punto di vista della qualità è confermato dall’eccellente Vlad the Impaler e da Art of War, quest’ultimo dedicato al wargame dell’Estremo Oriente, usciti nel 2006. Un anno dopo arrivano due libri più di nicchia, ma altrettanto ben concepiti: The Age of Arthur e Siege and Conquest, regolamento per giocare gli assedi. A questo punto, però, succedono due cose.

Da un lato, il settore storico di GW inizia a spaziare verso il wargame black powder (polvere nera), cioè quello dei secoli caratterizzati dal dominio delle armi da fuoco. Già nel 2002 era uscito Warhammer English Civil War, con un buon set di regole ma liste molto limitate. Nel 2004 fa la sua comparsa il Far West, con quattro titoli. Il principale è Legends of the Old West , al quale seguono le espansioni Frontier (2005), Showdown (2006), Alamo (2006). Poi ci si sposta sulle battaglie navali, con Legends of the High Seas (2008) e Trafalgar (2009). Il passo verso le Guerre Mondiali è ormai vicino. Warhammer The Great War è del 2010, seguito dall’espansione Over the Top (2011). Poi ci sono Kampfgruppe Normandy (2011), Waterloo (2011), Gladiator (2011) e Richthofen’s Flying Circus (2012). Tutto questo conferma una linea editoriale ormai senza direzioni a livello di mercato.

Sul versante del regolamento, invece, succede quello che probabilmente nessuno si aspetta. Nel 2010 WHFB è arrivato all’ottava edizione, quella che segna lo iato decisivo dalle precedenti. WAB si adegua con Warhammer Ancient Battles 2, seguito un anno più tardi dall’espansione WAB 2 Armies of Antiquity. L’intento è di allontanarsi dal primo Warhammer Ancient, basato sulle regole classiche di Warhammer Fantasy, ma il nuovo regolamento non risolve i vecchi problemi. Al contrario, ne aggiunge di nuovi, perché le novità complicano il gioco e spesso risultano poco sensate.

Morale: dopo 18 volumi principali e le già citate aggiunte in chiave “black powder”, nel maggio del 2012 Games Workshop chiude la divisione Warhammer Historical.

Per la cronaca, il concept di WAB sopravviverà grazie a Rob Broom in War & Conquest: un buon wargame che colma alcuni buchi del prodotto GW ma destinato, purtroppo, a rimanere un titolo di nicchia. Lo potete trovare sul sito di scarabminiatures.

PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA

L’idea di un wargame storico da “ranghi e fila” che sia gioco di miniature e non di basette – abbiamo spiegato la differenza in un precedente articolo – è il punto di forza, se non addirittura la novità, del gioco creato da GW. A livello di regole base, Warhammer Ancient Battles si basa infatti sulla quinta edizione di WHFB. E’ sufficiente togliere la fase magica e i potenti eroi – WAB è tutto tranne che un herohammer! – per rendersi conto come movimenti, tiro, corpo a corpo e risoluzione del combattimento siano gli stessi. Lo storico però aggiunge specificità piuttosto interessanti che lo caratterizzano, molte delle quali sono state riprese di recente da Games Workshop.

Su quest’ultimo punto ci sarebbe molto da dire, ma non è questo lo spazio per un’analisi approfondita. Tuttavia, regole come la marcia veloce, massed archery, fall back in good order e light infantry sono state riprese sia dall’ottava edizione di WHFB che dall’attuale Warhammer: The Old World. Sono interessanti anche quelle per abbandonare il corpo-a-corpo, quelle degli elefanti, dei carri e degli schermagliatori, perché tutte rispettano il criterio della storicità. E questo è il plus del gioco.

In una partita di WAB, infatti, il divertimento è proprio nella caratterizzazione storica degli eserciti attraverso regole ed armamenti ad hoc. A renderlo ancora più esplicito sono i libri tematici, ricchi non solo di splendide immagini di miniature dipinte, ma anche di approfondimenti storici e ricostruzioni di celebri battaglie. Piccoli gioielli per appassionati di wargames che, tuttavia, comportano delle scelte. E qui nasce un grosso problema.

I numerosi libri, ognuno contraddistinto da tante regole specifiche, riduce le opzioni di gioco. Non parliamo di Sumeri vs Samurai (per tornare all’esempio iniziale), ma di eserciti di Fall of the West le cui regole non si adattano a chi usa il libro The Age of Arthur, nonostante i due periodi siano storicamente piuttosto vicini. La stessa cosa succede se ci si sposta nel Medioevo, per il quale ci sono El Cid, Army of Chivalry e Vlad, anche se coprono circa due secoli di storia. Questa situazione obbliga i gruppi di gioco a scegliere quale ambientazione precisa giocare, rendendo complessa la coesione e la continuità di gioco. La cosa diventa ancora più evidente quando si parla di scena competitiva, dove i field diventano troppo piccoli a causa della frammentazione della community.

Se a questo aggiungiamo il fatto che GW non ha mai prodotto un range di miniature storiche, la fine della Warhammer Historical Wargames non può stupire.

WAB HA UN FUTURO?

In questo momento, ci sono ancora piccoli gruppi che giocano a Warhammer Ancient Battles, soprattutto nel Regno Unito, un po’ negli Stati Uniti e in maniera molto limitata in Australia, Francia e Germania. Per quanto ci è dato sapere, i pochi tornei esistenti si trovano solo in UK e USA.

In Italia, WAB non è mai decollato realmente. C’è però una pagina FB dedicata a Warhammer Ancient Battles 2.0 dove ogni tanto compare qualche appassionato italiano. Vale la pena darle un’occhiata se siete interessati, anche per conoscere meglio questo gioco meritevole di attenzione ed entrare in contatto con gli irriducibili veterani di WAB.

Per il resto, è molto improbabile che l’ex prodotto di GW possa avere una seconda chance. Ci sono infatti altri wargame storici “non di basette” che si stanno affermando sia a livello internazionale che in Italia. Uno è SAGA: skirmish ma con propensione al mass battle e piuttosto interessante. Ne parleremo nel prossimo articolo dedicato ai wargame 3D.

Immagine di testa: WAB 2.0 (credits Games Workshop)

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