Parlare di Bryn Kenney significa prima di tutto evocare il nome del giocatore di poker che finora ha vinto di più nei tornei live. Con $56.403.501 il professionista statunitense guida la All Time Money List mondiale, inseguito a 3 milioni di distanza dal connazionale Justin Bonomo e a 10 milioni da Daniel Negreanu.
Una buona parte di quella cifra proviene da vincite messe a segno nei tornei high-roller i cui buy-in a 6-7 cifre sono spesso affrontati in “cordata” dai giocatori. Questa è una cosa nota, ma ciò non toglie che si tratti di competizioni per grandi giocatori con i nervi saldi: il rischio legato all’investimento e il livello del field li rende tra i più impegnativi in assoluto.
Senza dimenticare che Bryn Kenney ha vinto anche un braccialetto WSOP, nel 2014 con l’evento $1.500 10-Game Mix Six Handed, ha raggiunto 7 volte il final table a Las Vegas e ha collezionato 182 in the money dal 2007 ad oggi. Se a questo aggiungiamo le vittorie online e le abilità da cash gamer, è chiaro che nel suo caso non si può parlare di fortuna.
Esattamente l’opposto, perché Bryn Kenney è un giocatore con un talento innato per il poker. A natural si direbbe negli States. E non solo per il TH & varianti ma anche per altri giochi di carte, i quale nel suo caso sono legati da un comune denominatore: l’importanza delle capacità mnestiche.
“Avevo solo un anno e mezzo, e i miei genitori già mi mostravano ogni giorno le carte collezionabili del baseball“, racconta Kinney a PokerNews. “Prima ancora di imparare a leggere, conoscevo già i nomi di 75 giocatori, almeno così mi hanno sempre detto mamma e papà“.
Un training discutibile, forse, ma che sicuramente è servito al futuro pro: “Penso abbia contribuito a sviluppare la mia grande memoria. Riesco a ricordare di tutto. Ad esempio, se penso a un cibo che ho mangiato tre anni fa, riesco ancora a rievocare il suo gusto nella mia testa“.
Insomma, se per le vincite Kenney è il Paperone del poker, per la memoria è invece il Pico De Paperis delle carte.
Perché allora non mettere a frutto questo talento? Detto fatto, anche perché al giovane Bryn i giochi piacciono molto. In particolare RisiKo!, Stratego e quelli di carte che era solito fare insieme alla nonna.
A 12 anni arriva la prima svolta importante, quella per Magic: The Gathering. “E’ successo durante un picnic di famiglia, insieme ad alcuni cugini. Uno di questi gestiva un negozio di carte collezionabili e mi ha fatto vedere uno starter set di Magic. Mi ha agganciato subito e da quel momento ho cominciato a giocare a Magic tutti i giorni. E’ davvero un ottimo gioco strategico“.
Non solo gli piace, ma gli riesce pure molto bene. Inizia a scalare le posizioni del ranking mondiale, sia nel formato standard (ognuno gioca con il proprio mazzo), sia nel booster draft (il deck è costruito dai giocatori con pacchetti aperti sul momento). A 14 anni, Bryn Kenney è già il numero 1 al mondo nella categoria under 15.
Ma la crescita e la progressiva uscita dall’adolescenza porta in dote il “fardello” del cambiamento. Anche perché il successo con Magic ha regalato notorietà al giovane player . “Ad un certo punto ho capito che c’era di meglio da fare nei weekend. Alle superiori, che ci crediate o no, ero un tipo abbastanza ‘figo’. Vestiti attillati, medaglione dorato e capelli pettinati all’indietro con il gel. Uscivo con le ragazze più carine della scuola e per questo ero abbastanza odiato dai miei compagni“.
Il binomio Magic-Poker non è un’esclusiva di Bryn Kenney. Al contrario, tra i di giocatori di Magic diventati professionisti di poker ci sono diversi volti noti. Qualche nome? Bertrand Grospellier, Dario Minieri, Pierpaolo Fabretti, Claudio Rinaldi. I due giochi hanno evidentemente molto in comune: le carte (più o meno randomiche), la strategia, la gestione del mazzo (delle chips nel caso del poker), la necessità di memorizzare le informazioni sul gioco dell’avversario. E altro ancora che però rimandiamo ad un prossimo articolo.
E’ però il caso di David Williams a cambiare la strada di Bryn Kenney. Nel 2004 il 24enne americano chiude al secondo posto il Main Event WSOP, dietro a Greg “Fossilman” Raymer, per 3,5 milioni di dollari di premio. Williams è al suo primo risultato ufficiale in un torneo di poker perché, fino a quel momento, il suo campo di gioco era stato quello di Magic.
“Quando David Williams è arrivato secondo nel Main Event, credo che ogni giocatore di Magic si sia detto: ‘C***o! Se ci riesce lui, posso farlo anch’io. D’altra parte, non si fanno grandi soldi giocando a Magic e così ho cominciato anche io a valutare la possibilità di dedicarmi al poker“.
In ballo, però, c’è un’altra opzione. La nonna, alla quale il giovane Bryn Kenney è molto legato, gli ha da poco proposto di entrare nel mondo del lavoro aiutandola con l’agenzia immobiliare che gestisce. Un settore ancora fiorente in quel periodo e che tutto sommato il futuro pro sente di dover percorrere per ragioni familiari. Kenney deve solo ottenere la licenza, ma una settimana prima dell’esame la nonna muore.
La tragedia modifica di nuovo il destino di Bryn Kenney. “Non avevo più motivo per diventare agente immobiliare. L’unica ragione era perché me lo aveva chiesto lei. In realtà non ho mai desiderato quel tipo di carriera“.
E’ il cambio di rotta definitivo. Non solo come scelta professionale, ma anche abitativa. Bryn Kenney lascia la casa dei genitori, un po’ sovraffollata visto che oltre a mamma e papà ci vivono altre 4 persone tra fratelli e sorelle, e va a vivere con il nonno, rimasto da solo. Ed è lì che inizia a giocare a poker online.
“Ho capito subito che ero portato per il poker. Il passaggio da Magic è stato naturale, un gioco di carte che si traduce in un altro gioco di carte. Soltanto con un mazzo diverso“.
Il risultato finale di questo passaggio è quello dal quale abbiamo iniziato il nostro racconto. In mezzo c’è il percorso del poker player, che invece vi racconteremo nella seconda parte della storia di Bryn Kenney.
Continua nalla Parte 2.
Foto di testa: Bryn Kenney (credits PokerNews)