A volte le cose semplici sono quelle che funzionano meglio.
Nei Paesi anglosassoni si usa l’acronimo KISS per sintetizzare questo concetto. KISS sta per Keep It Simple Stupid (o anche Keep It Short and Simple), ovvero: la semplicità prima di tutto.
Il KISS, che si basa sulla teoria del Rasoio di Occam (filosofo molto studiato nelle università inglesi e americane), è nato nel mondo dell’industria bellica statunitense. Il primo a teorizzarlo è stato infatti Kelly Johnson, ingegnere capo della Lockheed Corp. negli anni ’60.
Oggi forse lo abbiamo un po’ perso di vista. Ed è un peccato perché semplificare molto spesso è risolutivo, come dimostra la storia di Nolan Bushnell: un altro ingegnere, ma interessato a realizzare strumenti molto diversi da quelli di Johnson.
Nel 1970 Nolan Bushnell è uno dei tanti ingegneri elettronici attivi nella Silicon Valley. Lavora per la Ampex, la nota azienda americana che negli anni ’50 ha rivoluzionato i sistemi di registrazione.
Parliamo di audio, di sonoro. Bushnell invece è attratto dalla tecnologia video applicata al gioco, cioè dai videogame.
Una passione che l’allora 27enne sviluppa prima di laurearsi, quando per quattro anni lavora come assistente in una sala giochi di un Luna Park a Salt Lake City. E’ lì che vede i primi videogame a pagamento. Uno in particolare cattura la sua attenzione: Spacewar!, lo sparatutto creato da Steve Russell all’inizio degli anni ’60.
E così nel 1971 Bushnell con l’aiuto di Ted Dabney, suo collega in Ampex, realizza un nuovo videogame per una piccola azienda, la Nutting Associates.
Si chiama Computer Space e il senso del gioco è presto raccontato: una battaglia a tempo tra un’astronave, controllata dal giocatore, e due dischi volanti, gestiti invece dalla macchina. Ogni colpo andato a segno vale un punto.
Il videogame lascia a bocca aperta tutti gli ingegneri che lavorano con Bushnell. Un po’ meno i clienti dei bar dove il videogame viene installato in formato arcade (cioè con la “casetta”), i quali restano perplessi su ciò che devono fare.
Nonostante il flop commerciale, Bushnell è convinto che quel videogame sia l’apripista per un nuovo business: quello della produzione su larga scala di videogame che funzionano con inserimento di moneta (coin-op).
Sulla base di questa intuizione, i due chiudono con Nutting Associates e investono 500 dollari per fondare la loro società. Inizialmente la chiamano Syzygy ma poi le cambiano il nome in Atari, prendendo a prestito un termine del Go.
Per dare la svolta al prodotto serve però un aiuto extra. Bushnell e Dabney lo trovano in Al Acorn, un giovane ingegnere informatico anche lui proveniente dalla Ampex. Bushnell lo mette subito alla prova con un compito all’apparenza poco significativo. Gli chiede una versione videogame del ping-pong.
E la vuole molto semplice: basta che ci siano la pallina, le due racchette, l’area di gioco e il punteggio.
In due settimane il prototipo è realizzato. Nel vederlo, tutti pensano che il videogioco sia un altro insuccesso. Ma quando iniziano a giocarci la sensazione cambia completamente. Il motivo? E’ facile da capire e ci si diverte. E’ l’ideale per un videogame arcade da mettere nei bar, dove le persone – spesso poco sobrie – vogliono intrattenersi con cose semplici.
Pong, questo il nome del videogame, viene testato per la prima volta sul campo nel 1972. Il team Atari lo installa nella Andy Capp’s Tavern di Sunnyvale (vicino a San Francisco), senza dare troppe spiegazioni agli avventori.
Due settimane dopo, il proprietario del locale chiama Nolan Bushnell per avvisarlo che il gioco non funziona più. L’ingegnere si reca sul posto, pronto a riparare il guasto.
Quello che scopre, però, è che non c’è nessun guasto: semplicemente la cassetta che raccoglie i quarti di dollaro dei giocatori è piena! L’esperimento ha funzionato al di là di ogni più rosea aspettativa. Pong si rivela un successo clamoroso anche alla prova del mercato e così Atari lo produce su larga scala.
Ma il successo porta anche la concorrenza, dal momento che il gioco è facilmente copiabile. In breve tempo Atari viene superata dai concorrenti. Le vendite calano e l’azienda comincia a traballare.
Sull’orlo del fallimento interviene Nolan Bushnell che dimostra nuovamente una grande capacità di prevedere gli sviluppi del mercato. Decide infatti di realizzare una versione del videogame da giocare a casa.
Il primo Pong per home console è pronto nel 1974. Sears, la grande catena di distribuzione, ne acquista i diritti per un anno, ordinando ad Atari 150.000 copie della “cartuccia” che escono sul mercato nel 1975.
L’azienda è salva e Nolan Bucknell è pronto per inseguire altri obiettivi. Il primo sarà la Chuck E. Cheese’s Pizza-Time Theaters, una catena che unisce cibo e intrattenimento videoludico. Ne seguiranno altri, più o meno di successo.
Nel 2010 Bushnell è tornato a far parte di Atari, come membro del consiglio di amministrazione.
In tempi più recenti, ha creato Anti-AgingGames.com, un servizio online di giochi che aiutano a stimolare la memoria e la concentrazione ed è stato consulente per una piattaforma di betting esportivo.
Foto di testa: Pong in versione arcade (credits icrewplay.it)