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Wout Van Aert a settembre compirà trent’anni ma avrà sempre l’aria del ragazzino. Forse anche per questo ci sembra incredibile che in carriera su strada abbia vinto di fatto “solo” una Milano-Sanremo.

La rivalità con Van der Poel, suo “gemello” nel ciclocross, uno status di potenziale mina vagante in qualsiasi corsa, i ranghi di capitano in una squadra in declino come la Visma: e un filo conduttore, quello di essere diventato l’eterno piazzato, anche se di lusso.

Van Aert il gregario di Evenepoel

Wout Van Aert avrebbe tutto per vincere ovunque. Nelle classiche, come no, i numeri sono lì a dimostrarlo. Ma poi anche nelle grandi corse a tappe: eccellente a cronometro, sa reggere in montagna, volendo, se non deve proteggere il capitano, e come surplus ha anche le volate.

Non è né Pogacar né Vingegaard soprattutto a livello di tenuta sulle tre settimane, ad esempio, e senza dubbio fin qua è stato svantaggiato dal dover sempre essere l’ultimo dei gregari o comunque uno a cui appoggiarsi in caso di necessità, l’uomo in grado di pilotare a piacimento una corsa.

Basti vedere cos’ha combinato Van Aert all’ultima gara in linea dei Giochi Olimpici a Parigi, quando è stato fondamentale, marcando Van der Poel, per consentire al compagno di squadra Evenepoel di andare a trionfare.

Senza dimenticare che una settimana prima Wout aveva conquistato un grande bronzo nella cronometro, sempre ai Giochi di Parigi, che si aggiunge all’argento di Tokyo 2021 dietro Carapaz.

Intanto Van Aert ha indossato sia la Maglia Gialla del leader del Tour de France che la Maglia Rossa simbolo del dominio alla Vuelta. Gli manca ancora la partecipazione al Giro d’Italia ma siamo certi che prima o poi alla Corsa Rosa ci andrà.

Fattore Wout alla Vuelta 2024

Dopo il tremendo botto all’Attraverso le Fiandre in primavera, che lo ha fatto arrivare al Tour de France un po’ in condizioni approssimative, è a questa Vuelta che Van Aert si sta prendendo interessanti soddisfazioni.

van aert maglia gialla
Van Aert in maglia gialla nel 2022. Getty

Certo, nelle prime due tappe è andato a pochi centimetri dalla vittoria, eppure grazie al gioco degli abbuoni è riuscito a issarsi in vetta alla generale. Il paradosso per uno che ormai fatica a trovare lo spunto definitivo, il quasi-migliore a cronometro e il quasi-migliore in volata.

McNulty e Groves hanno beffato Van Aert che però guarda tutti dall’alto in basso nella classifica generale della Vuelta.

E vista la situazione della Visma, con Kuss che è oggettivamente un punto interrogativo, e il grande equilibrio della corsa spagnola, un piazzamento finale in top 10 del belga, massimo top 20 come nelle sue migliori versioni al Tour, non è da scartare.

In questa epoca di livellamento verso l’alto del ciclismo uno come Van Aert rischia di passare alla storia recente come l’eterno piazzato, anche se “di successo”.