È stato Thomas Pidcock il vincitore della dodicesima tappa del Tour de France, che ha portato la carovana della Grande Boucle da Briançon all’arrivo in salita dell’Alpe d’Huez.
Il britannico della Ineos Grenadiers, classe 1999, ha trionfato in solitaria, anticipando di 48 secondi il sudafricano Meintjes e di 2’06” Chris Froome, rivistosi ad alti livelli su una delle ascese più importanti del panorama ciclistico internazionale.
Decimo posto, all’arrivo, per un ottimo Giulio Ciccone, che solo nel finale ha ceduto qualche secondo al gruppetto della maglia gialla Jonas Vingegaard, che ha resistito al fianco del rivale in classifica generale, Tadej Pogacar.
Il danese della Jumbo-Visma conserva quindi 2’22” di vantaggio sullo sloveno della UAE Team Emirates, mantenendo dunque il simbolo del primato dopo la due giorni di alta montagna.
A fine tappa, Pogacar ha ammesso di aver sentito il contraccolpo di mercoledì, con tanto di maglia gialla sfilata. “Non ero così sicuro di me come avrei voluto essere – ha detto -. Penso che avrei potuto far meglio. Le sensazioni di oggi, comunque, erano buone. Mi aspettavo che quelli della Jumbo-Visma controllassero la gara, hanno un’ottima squadra. Quando ho provato ad attaccare, Vingegaard non ha mai contrattaccato, cosa che avrei voluto perché mi avrebbe permesso di rispondere a mia volta. Lui mi ha semplicemente seguito e io non ero abbastanza veloce da creare distacco. La strada è comunque ancora lunga, sono pronto per le tappe che verranno. So perché mercoledì ho sofferto, ho speso troppe energie per scalare il Galibier. Non succederà più. Jonas è super forte ma combatteremo entrambi fino alla fine“.
La tredicesima tappa
Venerdì sotto con la tredicesima tappa, la Le Bourg D’Oisans-Saint Etienne sulla distanza di 192,6 chilometri.
Sulla carta i velocisti torneranno ad avere una chance di vittoria di frazione, ma non bisogna darlo assolutamente per scontato, anzi, perché i corridori dovranno affrontare tre Gran premi della Montagna e numerosi saliscendi che potrebbero dare il la all’azione di più di un temerario.
Dopo una prima trentina di chilometri veramente soft, che consentirà ai ciclisti di godersi i panorami dopo le fatiche degli ultimi due giorni, la frazione inizierà a chiedere di più e presenterà il primo picco di giornata, la Coté de Brié (2,4 chilometri al 6.9%). Dopo l’ascesa e un tratto pianeggiante utile per rifiatare ecco l’asperità più dura d giornata, il Col de Parmenie (5,1 km al 6.6%). Affrontata l’ultima salita di giornata, la Côte de Saint-Romain-en-Gal (6,6 km al 4,5%), non tutto sarà semplice, con ondulazioni in grado di potere produrre strappi e, perché no, fughe.
Se i velocisti puri riusciranno a reggere i nomi che vengono in mente per il successo di tappa sono quelli di Caleb Ewan (Lotto Soudal), Christophe Laporte (Jumbo-Visma), ma anche Alberto Dainese (Team DSM).
Qualora, come probabile, non si dovesse arrivare in volata, come non pensare a Wout van Aert in veste di vincitore? Le alternative, ovviamente, non mancano e Jasper Philipsen e Michael Matthews sono due in grado di sfruttare al meglio gli enigmi proposti da una frazione del genere.