Con la partenza da Bilbao il ciclismo è pronto a celebrare il suo appuntamento più atteso: il Tour de France. La corsa a tappe più ricca del mondo si concluderà domenica 23 luglio con il consueto sprint sui Campi Elisi a Parigi e si preannuncia come al solito ricca di spunti.
Andiamo a vedere chi sono i favoriti e in quali tappe la classifica generale potrebbe avere degli scossoni.
Tour de France, Vingegaard vs Pogacar
Sono Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e Tadej Pogacar (Uae-Emirates) i due grandi favoriti alla Maglia Gialla. Il danese e lo sloveno sono gli ultimi due vincitori della Grande Boucle, con il secondo che va a caccia del tris.
Sta di fatto che se guardiamo agli ultimi mesi il danese sembra avere qualcosa in più. Innanzitutto non ha avuto incidenti o infortuni, a differenza del rivale che si è rotto lo scafoide durante la Liegi-Bastogne-Liegi ad aprile. Da allora “Pogi” non ha più corso e sarà senza dubbio arrugginito.
Vingegaard invece ha praticamente spadroneggiato al Giro del Delfinato, storico “aperitivo” del Tour, dominando sia in montagna che in salita. Per cui dopo aver detronizzato Pogacar alla Grande Boucle attaccandolo sul suo terreno è il principale candidato al trionfo.
Sarebbe una grande doppietta per la Jumbo dopo il Giro vinto da Roglic, che in Francia invece non ci andrà nemmeno come scudiero di Vingegaard, a differenza dell’anno scorso.
Le altre grandi squadre hanno nomi buoni da spendere per il podio, chissà, ma non per la Maglia Gialla. L’Ineos punterà su Bernal, al rientro dopo lo spaventoso incidente che nel 2022 stava per costargli la vita, e sul fido connazionale Martinez; la Bora proporrà Hindley, che però dopo il Giro vinto lo scorso anno non è più riuscito a ripetersi. Nella EF, infine, c’è curiosità per Carapaz, che arriva abbastanza a fari spenti.
Tra le sorprese a proposito di giovani danesi, da tenere d’occhio Skjelmose, reduce dalla vittoria al Tour de Suisse, probabile punta di lancia della Trek-Segafredo. E a proposito di Tour de Suisse e della tragica morte in pista di Gino Mader, da vedere la reazione della sua squadra, la Bahrein-Merida, che come capitani avrà i due baschi Landa e Bilbao, eterno incompiuto il primo e grande regolarista il secondo.
Italiani purtroppo non pervenuti e destinati a una corsa di retroguardia, con speranze di vittoria di tappa magari in montagna con Ciccone, ultimo dei nostri ad aver indossato la Maglia Gialla.
Tour de France 2023, le tappe da non perdere
Iniziando subito da Bilbao, con le prime due tappe interamente in territorio basco, il Tour di quest’anno si annuncia movimentato fin dai primi chilometri.
Poi già alla quinta e alla sesta frazione il gruppo affronterà i sempre temibili Pirenei: gli arrivi di Laruns (dopo il Marie-Blanque) e Cauterets (si scala il Tourmalet, cima tra le più mitiche del ciclismo mondiale) ci diranno chi sono i più in forma e quelli destinati a soffrire. Prima settimana che si chiude con un’altra montagna, il Puy-de-Dome.
Seconda settimana in direzione delle Alpi, con Grand Colombier venerdì 14 luglio, festa nazionale francese, e nei giorni successivi Morzine (c’è il Joux Plane, hors categorie) e Saint-Gervais, terza tappa consecutiva di montagna che potrebbe lasciare sul campo qualche vittima illustre.
Terza settimana che martedì 18 luglio proporrà l’unica cronometro di questa edizione, peraltro breve, di 22 chilometri e ondulata. Il giorno dopo di nuovo piene Alpi, con l’arrivo a Courchevel dopo aver scalato il Col de la Loze, punto più alto di questo Tour: per la cronaca, si passerà da Meribel, celebre per l’incidente occorso a Michael Schumacher mentre stava sciando, nel dicembre 2013.
Dopo due tappe perfette per fughe da lontano o volate ecco il giudice definitivo, che quest’anno saranno i Vosgi e i monti dell’Alsazia, compreso il suggestivo Ballon d’Alsace, il 22 luglio. Tappa breve, di 133 chilometri, ma molto dura, con continui saliscendi prima dell’arrivo a Fellering.
Il 23 luglio, infine, passerella sui Campi Elisi, a Parigi.
Insomma, un Tour abbastanza difficile da decifrare, dove bisognerà senza dubbio dosare le forze pur andando forte fin dall’inizio. Fondamentale in tal senso la forza e l’efficacia delle varie squadre, vista anche la penuria di chilometri di cronometro individuale.