Nella sua lunga storia il Giro d’Italia è arrivato praticamente ogni angolo del nostro bel paese, cambiando percorso di volta in volta salvo rare eccezioni.
Per il primo mezzo secolo il punto fermo della corsa è stata la tappa di partenza, individuata in Milano, sede della Gazzetta dello Sport, poi dal 1960 in poi si è deciso invece di cambiare ogni anno.
Ed è così che si è arrivati a varcare anche i confini italiani, toccando prima i paesi più vicini e infine, anche alcuni grandi capitali lontane.
1965 San Marino (Repubblica di San Marino)
Il Giro del sessantacinque è ricco di prime volte, dall’atipico percorso con conclusione a Firenze, fino appunto alla partenza di San Marino, che portò il gruppo fino a Perugia nella prima tappa.
Difficile considerare il Monte Titano come territorio “straniero”, eppure ufficialmente questo fu il primo sconfinamento della maglia rosa all’estero.
1966 Montecarlo (Principato di Monaco)
Anche l’anno successivo si decise quindi di sconfinare, con la partenza di Montecarlo che portava poi la truppa fino a Diano Marina, vicino a Imperia, varcando il Colle di San Bartolomeo. Solo pochi chilometri all’estero in questa edizione, ma anche in questo caso si tratta di una prima volta assoluta.
Una prima tappa già ricca di sorprese, visto che uno dei favoriti della vigilia, Anquetil, arrivò con oltre tre minuti dopo diverse forature. E sorprendente fu anche il vincitore di quel giro, con Gianni Motta che appena ventitrenne ebbe la meglio su mostri sacri come Gimondi, Adorni e Balmamion.
1973 Verviers (Belgio)
Ma se i precedenti erano solo tentativi e rapide escursioni oltre il territorio nazionale, l’edizione del 1973 fu una vera svolta ragionata che portò a compimento il progetto di Vincenzo Torriani, che dal ’49 aveva rilevato la direzione del Giro e che da sempre coltivava l’idea di unificare l’Europa sotto un’unica bandiera, quella della passione per le due ruote.
Per questo il Giro d’Italia del ’73 fu storico, toccando ben cinque paesi fondatori dell’Unione europea: Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia e ovviamente Italia.
La partenza in questo caso, non poteva che avvenire dal Belgio, non solo per ragioni logistiche, ma anche per il dominio assoluto che “il Cannibile” Eddy Merckx aveva in quegli anni.
E infatti proprio il grande campione belga vinse quella prima tappa da Verviers a Colonia, indossando una maglia rosa che avrebbe poi sempre tenuto addosso fino all’arrivo a Trieste, quasi cento sette ore di pedalate dopo.
1974 Città del Vaticano
Dopo un giro particolarmente europeo, nell’anno successivo il Giro torna a svolgersi interamente sul nostro territorio, con una partenza però che a livello pratico è effettivamente in un paese straniero, il Vaticano.
L’occasione per vedere il gruppo partire direttamente da Piazza San Pietro, è quella dell’omaggio a Papa Paolo VI che proprio prima della corsa a fatto la sua benedizione a quella che ha definito come “la grande famiglia” del Giro.
1996 Atene (Grecia)
Per un’altra occasione all’estero si devono poi aspettare più di vent’anni. La partenza ad Atene del Giro del 1996 è l’occasione per festeggiare i cento anni delle moderne Olimpiadi, con tre tappe che portarono il gruppo dalla capitale ellenica fino a Giannina.
In quello stesso Giro, ci furono poi altri due sconfinamenti: in Francia e in Svizzera, prima della discesa verso Milano che incoronò Pavel Tonkov in maglia rosa.
1998 Nizza (Francia)
Il Giro del 1998 resterà per sempre nella storia soprattutto per la splendida vittoria di Marco Pantani dopo un appassionante duello con Tonkov.
Ma per gli amanti delle curiosità in effetti fu anche la sesta occasione in cui partirono fuori dai confini nazionali. Il motivo in questo caso fu un particolare accordo tra le città di Nizza, Cuneo e Imperia, che vide quindi la località francese essere scelta come prima tappa oltre a un prologo a cronometro fatto sulla Promenade des Anglais.
2002 Groningen (Olanda)
E sempre in odore di apertura europea fu anche il Giro del 2002, che oltre alla prima partenza in terra olandese (a Groningen), si mosse nelle prime tappe anche tra i confini di Germania, Belgio, Lussemburgo e Francia. A chiudere in maglia rosa in quel di Milano, fu però l’italianissimo Paolo Savoldelli.
2006 Seraing (Belgio)
Si torna in Belgio trentatré anni dopo, questa volta non solo per omaggiare il 30° anniversario del gemellaggio della città di Seraing con Rimini ma forse soprattutto il 60° degli “accordi del carbone” che tanti immigrati italiani coinvolse all’epoca, tanto da rendere questa provincia come una delle più numerose per la comunità italiana in Belgio.
Il prologo della cronometro fu vinto dallo stesso Paolo Savoldelli che confermò la sua maglia rosa, finita però a Ivan Basso nell’arrivo a Milano 21 tappe dopo.
2010 Amsterdam (Olanda)
C’è la comunione tra cultura, moda e sport tra i motivi che spingono la direzione del giro a partire da Amsterdam nella novatatreesima edizione della corsa a tappe.
La prima cronometro svolta interamente tra i canali e i palazzi storici della città è in effetti qualcosa di spettacolare. Alla fine saranno addirittura tre le volte che i corridori partirono da Amsterdam in quell’occasione: la prima nella cronometro, poi nella seconda tappa (da Amsterdam a Ultrecht) e poi ancora nella terza (da Amsterdam a Middelburg).
2012 Herning (Danimarca)
Il Giro sbarca per la prima volta in Danimarca del 2012, in quel di Herning, paese d’origine di Bjarne Riis (tra i più noti e vincenti corridori danesi). Tre tappe prima del ritorno (in volo) in Italia, con l’americano Taylor Phinney a indossare la maglia rosa in tutte le occasioni.
In questa occasione però, l’ultima tappa a Milano fu sorprendente, visto che fu uno dei rari casi in cui invece di una passarella formale, ci fu una cronometro avvincente che stravolse la classifica assegnando la Rosa a Ryder Hesjedal che recuperò tutti i 31″ sullo spagnolo Rodriguez. Ma questa è come si suole dire, un’altra storia.
2014 Belfast (Irlanda del Nord)
Inutile nascondere che in molti casi queste partenze all’estero oltre a un significato metaforico di comunione e di raccordo con il tricolore italiano, sono un modo come un altro per unire comuni interessi di pubblico, sponsor e ovviamente portare turismo e attenzione nei luoghi scelti oltre confine.
La partenza di Belfast del 2014 non a caso fu fortemente voluta soprattutto dal ministro del turismo irlandese, Arlene Forster, e dallo sponsor del Giro, la Mediolanum.
Oltre a questo però, il fatto di portare il gruppo da Belfast a Dublino, unendo almeno virtualmente le due anime dei territori irlandesi, è sicuramente un motivo già più che valido.
2016 Apeldoorn (Olanda)
Per la terza volta la partenza del Giro è avvenuta entro i confini olandesi, questa volta ad Apeldoorn, dove si è disputata la cronometro di apertura.
Poi trasferimento ad Arnhem verso Nimega per la seconda tappa, con percorso inverso nella terza, prima del ritorno in Italia partendo dal profondo sud (Catanzaro) salvo poi risalire fino in Francia con due sconfinamenti a Risoul e Guillestre.
La gioia finale però, è tutta tricolore con Vincenzo Nibali che veste la rosa fino all’arrivo di Torino.
2018 Gerusalemme (Israele)
L’ultima partenza all’estero del Giro fu anche la prima che portò il gruppo oltre i confini Europei.
La scelta di Gerusalemme aveva intenti moralmente positivi, portando le due ruote a svolgere la cronometro tra le antiche mura della città Santa per antonomasia.
Eppure non mancarono invece le polemiche, sollevate soprattutto per le crescenti tensioni tra israeliani e palestinesi, che portarono inevitabilmente in misure di sicurezza straordinarie con oltre 6000 agenti sul campo.
Alla fine tre tappe con la truppa che viaggiò da Gerusalemme ad Haifa, passando per Tel Aviv ed Eilat, in un giro con maglie rosa tutte anglosassoni (dall’australiano Rohan Dennis agli inglesi Simon Yates e Chris Froome per la vittoria finale).
2022 Budapest (Ungheria)
E arriviamo infine all’edizione attuale, che conferma il trend attuato ormai da diversi anni.
L’idea è semplice, far partire il Giro d’Italia all’estero in tutti gli anni pari (eccezion fatta ovviamente per il 2020, per ovvi motivi pandemici).
Si parte quindi dall’Ungheria (prima volta assoluta) con le solite motivazioni: accrescere il prestigio del nome italiano anche oltre confine, oltre naturalmente a instaurare rapporti commerciali, culturali e sportivi.
Va da sé ovviamente che anche dall’altra parte si può contare su grandi città Europee (e non) che mettono sul piatto forti investimenti per aggiudicarsi un’evento dal sapore unico e dalla storia imbattibile.
Un sistema “win-win” quindi, che al netto delle polemiche di chi vorrebbe svolgere tutto solo nel nostro territorio, offre reciproche forme di interesse.
E Budapest, così come molte altre città in cui si è visto partire il Giro, è certamente una delle più belle capitali europee.