Non è facile trovare un aggettivo che non sia banale per commentare l’impresa di Sonny Colbrelli alla Roubaix.
Incredibile, pazzesca, insperata, meravigliosa, emozionante, commovente: vanno tutti bene per spiegare il meritato trionfo del ciclista della Bahrain Victorious che dopo 258 km di percorso, 55 dei quali sul pavé, consegna all’Italia del ciclismo un uomo da classifiche di un giorno, capace di trovare nella piena maturità, quella costanza di rendimento e prestazioni che molti intravedevano già ai suoi esordi nel professionismo.
immagine epica
La sua foto all’arrivo ricoperto di sudore, fango e fatica rimarrà negli annali di uno sport meraviglioso, duro, difficile, ma tanto spettacolare. C’è sicuramente qualcosa di epico in questa gara e ieri il nostro Colbrelli è entrato di diritto nella storia di una classica da sempre tra le più infernali sotto tutti i punti di vista.
L’Italia del ciclismo torna quindi sul primo gradino del podio in una “Monumento” ad oltre due anni di distanza dalla vittoria di Alberto Bettiol al Fiandre, e a 22 anni di distanza dall’ultimo trionfo a Roubaix, con Andrea Tafi.
Un misto di euforia e incredulità ha colto il ciclista italiano Sonny Colbrelli dopo aver vinto la classica Parigi-Roubaix, una prova che nella sua 118a edizione ha mostrato il suo soprannome di ‘L’inferno del nord’.
Eppure il ciclista bresciano ha corso il pericolo di essere beffato. Per tutta la corsa ha tenuto praticamente la ruota di van Aert, pensando che fosse il belga il favorito numero 1.
Ma, come settimana scorsa, con il passare dei km, il corridore della Jumbo Visma non aveva la gamba dei giorni migliori. Quando Colbrelli lo ha capito, si è prima un pò nascosto, dopo è partito di scatto per andare a prendere Moscon che cominciava a far paura. Il ciclista azzurro è stato poi rimontato da van der Poel e questo aggancio poteva essere uno di quegli avvisi intimidatori. Sonny però non ha mollato di un centimetro e ha risposto a tutti gli allunghi di van der Poel, piazzando poi la zampata vincente nell’arrivo a tre nel velodromo.
Le parole all’arrivo
“E’ la mia prima partecipazione alla Parigi-Roubaix e ancora non riesco a credere di averla vinta“, dice l’italiano, già in possesso del ciottolo del grande vincitore.
“Questa mattina la possibilità di una vittoria non mi è nemmeno passata per la testa. Ho iniziato senza pressioni, volevo solo divertirmi in una gara che ho sempre sognato. Mi sentivo bene e sono migliorato con il passare dei chilometri. Ho lavorato bene con Van der Poel e sono stato anche fortunato a non avere sfortuna, nessuna foratura o guasto meccanico. Ho rischiato di cadere un paio di volte, ma sono stato concentrato tutto il tempo per restare in sella“.
Uno dei primi a complimentarsi con Sonny Colbrelli è stato il grandissimo Francesco Moser. Belle le parole dell’ex campione trentino, vincitore di tre edizioni della grande classica francese, che commenta il successo del ciclista di Desenzano del Garda, giunto al traguardo completamente ricoperto di fango.
“Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, di rivedere la mia vittoria nel 1978. Pioggia freddo e fango come allora, l’unica differenza è che io arrivai da solo e Colbrelli ha vinto una volata a tre. Il segreto della Roubaix è leggere le pietre“.
Entusiasta, e non poteva essere altrimenti, il presidente Cordiano Dagnoni, che ha così commentato: “Colbrelli merita tutto il successo che sta riscuotendo in questa stagione, perché è un ragazzo serio, che ha dimostrato grande professionalità, costanza e determinazione nel continuare a credere nelle proprie capacità, raccogliendo adesso il frutto del grande lavoro che fatto. Lo conosco sin da ragazzo è una pedina importante del nostro ciclismo e sta regalando grandi soddisfazioni ai tifosi“.
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