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Dal quasi-podio al rischio di uscire dalla top 10 della generale della Vuelta 2024: ancora una volta Mikel Landa si è sciolto sul più bello durante un grande giro in cui deve indossare i galloni del capitano.

Nella tappa numero 18 della corsa spagnola il basco è finito in tilt su una salita non trascendentale come l’Alto di Herrera, peraltro dalle sue parti, infilzato da un attacco di Carapaz e del gruppo dei favoriti, perdendo oltre 2 minuti.

Non che avesse grandi ambizioni, Mikel Landa, di vincere la Vuelta. Come spiegavamo qua erano più i contro che i pro per quanto lo riguardava. Tuttavia, di nuovo, e forse in maniera definitiva, il Landismo si è rivelato un guscio vuoto.

Mikel Landa e il “Landismo”

Che cos’è il “Landismo”? Si capisce facilmente, diciamo che pur non essendoci una definizione precisa è “tifare per Mikel Landa”, questo scalatore basco capace (sempre meno in realtà) di grandi imprese in montagna ma al contempo di finire vittima di incidenti che rasentano l’assurdo.

Di solito sono contrattempi che capitano quando il corridore di Murgia, paese di montagna vicino a Vitoria-Gasteiz, capitale dei Paesi Baschi, è dato per favorito o comunque sta lottando per qualcosa.

Tra gli esempi più clamorosi, quando cadde al Giro d’Italia 2021 nella quinta tappa da Modena a Cattolica, praticamente schiantandosi su Sivakov che davanti a lui non aveva visto uno spartitraffico: il giorno prima con un attacco sugli Appennini aveva scosso un po’ il gruppo dei favoriti.

L’ultimo, al Giro dei Paesi Baschi di quest’anno, quando il giorno dopo la maxi-caduta che aveva coinvolto Vingegaard, Roglic, Evenepoel e altri corridori, e da cui era incredibilmente scampato, Mikel Landa è caduto, ritirandosi quando poteva ambire al podio.

Gliene capita sempre una, insomma. Ma il “Landismo” è anche questo compiacimento della gaffe, del perdere il podio per un secondo al Tour de France del 2017 o del buttare via grandi occasioni come quando al Giro d’Italia 2019 mentre il favorito assoluto Dumoulin cadeva rovinosamente il suo compagno di squadra (allora era alla Movistar) Carapaz si involava verso la vittoria di tappa a Frascati, prodromo verso il trionfo nella Corsa Rosa.

Un grande incompiuto

Attenzione, Landa (che compirà 35 anni a dicembre) è molto amato in Spagna, e non si capisce se sia più l’appoggio morale di supporto a questo “Calimero” a cui ne capitano di ogni, oppure perché ci credono davvero; anche perché dopo l’era di Contador e Valverde agli iberici è rimasto un vuoto difficilmente colmabile.

Eccellente scalatore puro, pessimo a cronometro, Mikel Landa è davvero uno degli ultimi romantici, capace di grandi numeri in montagna e tutto sommato due volte terzo al Giro d’Italia: la prima nel 2015 quando esplose vincendo a Madonna di Campiglio e all’Aprica due tappe pazzesche e la seconda nel 2022, quando forse capì che era meglio non scoprirsi troppo e arrivò dietro Hindley e Carapaz grazie anche al ritiro per Covid di Almeida.

Cinque volte nella top 10 del Tour de France, quest’anno Mikel Landa è stato un formidabile gregario per Remco Evenepoel, sempre al fianco del belga e comunque con la gamba sufficiente per non affondare mai, mentre Pogacar dominava e Vingegaard cercava di resistere allo sloveno.

Il mercato incombe

E poi alla Vuelta, costantemente tra i migliori fino al disastro di ieri sulle strade vicino a casa, sull’Alto de Herrera verso Maeztu, a 20 chilometri da Vitoria-Gasteiz. La Soudal-Quickstep, a secco di vittorie in questa Vuelta, che blocca Cattaneo in fuga per stare vicino a un Mikel Landa che non ce la stava facendo già più, azzoppato più mentalmente che fisicamente, dall’attacco di Carapaz, e l’italiano che non la prende bene.

Da quinto a decimo, col rischio di finire ulteriormente indietro nella generale e con la cronometro finale di Madrid dove pagherà sicuramente altri minuti: per Landa uno dei giorni più bui in carriera, ma non è escluso un clamoroso tentativo di colpo d’ala.

Intanto sulla Soudal si addensano voci di mercato che vorrebbero Evenepoel alla RedBull-Bora e lo stesso Mikel Landa a questo punto a guardarsi intorno. Per sperare, chissà, in un ultimo capitolo del “Landismo”.