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Con la Liegi Bastogne Liegi si conclude la prima parte di stagione del grande ciclismo, quella delle Classiche Monumento (ma anche non Monumento, tipo le Strade Bianche o la Freccia Vallone).

Da lunedì in avanti, dopo la fine della corsa belga, occhi puntati sulle corse a tappe di tre settimane: Giro d’Italia, Tour de France e, al termine dell’estate, Vuelta di Spagna.

La Liegi comunque è sempre una gara speciale, andiamo a vedere cosa può offrirci l’edizione del 2025.

Liegi Bastogne Liegi, la più antica delle classiche

Belgio, patria del ciclismo se ce n’è una e non ce ne vogliano francesi o italiani. Lì si respira la bicicletta tutto l’anno verrebbe da dire da sempre, dall’invenzione di questo mezzo.

Infatti la Liegi Bastogne Liegi è la più antica delle Classiche Monumento, essendo nata nel 1892: il suo soprannome è “La Doyenne”, che significa “La decana”.

Per chi ha visto la Freccia Vallone in settimana, le strade battute dalla Liegi sono praticamente le stesse. Solo che, essendo una Monumento, il chilometraggio è molto maggiore: 260 chilometri invece di 206.

Salite brevi e dure, le cosiddette “cotes”, strappi spaccagambe che possono lasciare il segno. La più famosa di queste è senza dubbio La Redoute, 2 chilometri abbondanti al 7% di pendenza media con punte intorno al 22%.

Pogacar croce e delizia

Tanto per cambiare il favorito sarà sempre e solo lui, Tadej Pogacar. La Liegi Bastogne Liegi l’ha già vinta due volte e punta alla terza dopo aver conquistato la Freccia Vallone in settimana.

Per lo sloveno in realtà ricordi agrodolci alla Doyenne, visto che nel 2023 cadde e si fece molto male al polso, compromettendo poi la sua partecipazione al Tour de France.

Come al solito se c’è lui nella starting list si dovrebbe pensare al secondo posto. Ma tra quelli più agguerriti c’è Remco Evenepoel, vincitore alla Liegi Bastogne Liegi nel 2023 e nel 2022.

Le ultime cartucce per gli altri

Insomma, è previsto un altro duello tra Pogacar ed Evenepoel, due dei fuoriclasse di questa epoca del ciclismo. Remco non è uno da salite secche, l’ha dimostrato anche alla Freccia Vallone dove è andato in crisi, come tutti del resto, sul muro di Huy.

Ha impressionato Vauquelin, il francese un po’ piratesco, col suo orecchino e il suo buon passo. Finché ne ha avuta anche Healy, il folletto irlandese, è riuscito a tenere testa a Pogacar.

La Liegi Bastogne Liegi però, vedendo l’albo d’oro, da anni non dà spazio a un vero outsider. Qualche scalatore può arrivare sul podio (Bardet 2 volte, Formolo, Gaudu, Buitrago e Hirschi tra gli altri), ma per la vittoria finale non si scappa dai “soliti” nomi.

Due delle ultime 5 edizioni della Doyenne comunque sono finite con degli sprint ristretti, vinti rispettivamente da Roglic e Pogacar. Certo è che Pogi non vorrà finire così, altrimenti rischia davvero di perdere come quest’anno contro Van der Poel alla Milano-Sanremo o contro Skjelmose all’Amstel Gold Race.

La pancia sicuramente non ce l’ha piena, lo sloveno. La Liegi Bastogne Liegi gli calza oggettivamente a pennello: 2 vittorie e un podio in 5 partecipazioni. Agli altri le briciole o forse l’ultimo sforzo, l’ultima cartuccia, prima di pensare a Giro e Tour.