Sono diventate due le tappe del Giro 2022 vinte da corridori italiani. Mercoledì era stato Alberto Dainese a rompere il ghiaccio a Reggio Emilia, giovedì è stato Stefano Oldani a concedere il bis sul traguardo di Genova.
Il milanese, in forza alla Alpecin-Fenix, ha conquistato la sua prima vittoria da professionista regolando i suoi compagni di fuga Lorenzo Rota dell’Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux, lo stesso team dell’eritreo Biniam Girmay, e Gijs Leemreize della Jumbo-Visma.
I tre, quando mancavano 56 chilometri all’arrivo, si sono staccati dal gruppetto di 25 corridori che era andato all’attacco dopo una prima ora di corsa a una velocità media di 55.3 km/h.
Una doppietta italiana al Giro non si vedeva dalla tappa di Stradella dell’anno scorso nella quale Bettiol si impose davanti a Consonni. Il gruppo della maglia rosa, che per il nono giorno di fila rimane sulle spalle di Juan Pedro Lopez, ha chiuso a 9’08”: della situazione ha approfittato il combattivo Wilco Kelderman, che è risalito al tredicesimo posto in classifica generale a 2’51” dal corridore andaluso.
A 12 secondi dal battistrada ci sono l’ecuadoriano Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) e il portoghese Joao Pedro Almeida (UAE Team Emirates) con lo stesso tempo.
Dopo avere tagliato il traguardo Oldani si è sdraiato a terra, piangente e vinto dall’emozione per la grande impresa che era appena riuscito a compiere. “Con Lorenzo Rota ci siamo detti di cooperare affinché la fuga andasse in porto e giocarci tutto nel finale – ha sottolineato più tardi Stefano -. Ho provato a non pensare a come avrei impostato la volata e ha funzionato. La nostra strategia di squadra era di non ripetere l’errore di Napoli dove Van der Poel era da solo nella fuga e abbiamo rispettato il piano in quanto eravamo in tre. Ovviamente, io stavo lavorando per Mathieu, andando all’ammiraglia a prendere borracce e gel. Quando è partito l’attacco mi sono mosso per ostacolarlo ma non abbiamo visto più nessuno rincorrerci e siamo riusciti ad andare fino all’arrivo. Mathieu mi ha abbracciato forte all’arrivo, da un campione del genere c’è tanto da imparare“.
È stata una giornata particolare, nel corso della quale il direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni, in rappresentanza di tutta la Carovana Rosa, ha deposto una corona di fiori davanti alla stele dedicata a Wouter Weylandt, lo sfortunato corridore belga che nel 2011 cadde rovinosamente mentre stava affrontando la discesa e che purtroppo perse la vita per le lesioni riportate alla testa.
“Sono sempre più stanco ma allo stesso tempo mi diverto sempre di più – il pensiero del leader della classifica generale, Juan Pedro Lopez -. A volte i miei compagni di squadra mi chiedono se ho bisogno di acqua o di gel ma mi sento un po’ in imbarazzo a dire di sì perché questo vorrebbe dire che devono tornare indietro fino all’ammiraglia ma allo stesso tempo è la responsabilità di correre da leader. La maglia rosa non cambia nulla nella mia vita, sono la stessa persona di tre anni fa, provo a divertirmi con il sorriso in faccia“.