C’era molta attesa per il ritorno del Giro di Sicilia, inserito nel calendario ciclistico dopo l’assenza causa pandemia del 2020.
Il percorso delle tappe, il fatto che la corsa sarebbe stata come sempre movimentata sin dalle prime frazioni e la starting list di livello assoluto avevano contribuito a fare della 25a edizione della corsa uno degli appuntamenti più importanti del finale della stagione, almeno per quanto riguarda le gare italiane.
Spettacolo assoluto
Ebbene, la realtà è andata anche oltre le previsioni, visto lo spettacolo cui si è assistito sulle strade e l’altissimo livello tecnico dei protagonisti.
A conquistare la vittoria è stato il corridore più atteso, Vincenzo Nibali, grazie ad un’azione da autentico fuoriclasse inscenata nell’ultima tappa, quella conclusasi sul traguardo di Mascali.
Ad meno di 100 chilometri dalla sua Messina, e a meno di un mese dal 37° compleanno, lo Squalo dello Stretto è tornato ad alzare le braccia al cielo dopo oltre due anni, se è vero che la sua ultima vittoria risaliva addirittura al 27 luglio 2019, penultima tappa del Tour de France vinto da Egan Bernal, quando Nibali seppe interpretare al meglio la frazione “lampo” di 59,5 km, tagliata per la frana sulla discesa del Cormet de Roselend, precedendo curiosamente anche in quel caso Alejandro Valverde.
Vincenzo ha vinto a proprio modo, con uno scatto nei chilometri finali della tappa con arrivo alle pendici dell’Etna, facendo la differenza nella discesa successiva alla salita finale.
Il due volte vincitore del Giro d’Italia non aveva certamente nulla da dimostrare, neppure ai manager dell’Astana che gli hanno dato fiducia mettendolo sotto contratto per le prossime due stagioni nonostante l’ultimo biennio con la Trek-Segrafredo, partito con grandi ambizioni (e condito da un ricchissimo ingaggio) abbia portato più delusioni che gioie.
Nibali profeta in patria
Nibali ha quindi iscritto il proprio nome per la prima volta nell’albo d’oro del Giro di Sicilia, una soddisfazione che il più forte corridore della storia della regione voleva fortemente togliersi prima della fine della carriera.
Era dal 1977, complice la mancata disputa della corsa tra il 1977 e il 2019, che a vincere il Giro non era un italiano, nella fattispecie Giuseppe Saronni, che compose un podio tutto italiano con Pierino Gavazzi e il siciliano doc Carmelo Barone.
Ma come si diceva Nibali non è stato l’unico big a figurare tra i protagonisti della corsa, se è vero che Vincenzo ha dovuto appunto sfoderare un’azione da campione nella tappa finale per togliere la maglia giallorossa di leader della classifica generale a un super Alejandro Valverde.
Meno di due mesi dopo la terribile caduta alla Vuelta e ai 41 anni e mezzo lo spagnolo ha saputo tornare al successo (il 130° della carriera) nella terza tappa, a Caronia, con un assolo da fuoriclasse dei suoi, salvo poi chiudere la classifica generale al secondo posto a 46” da Nibali.
Citazione anche per il velocista colombiano Juan Sebastian Molano dell’UAE Team Emirates, vincitore delle prime due tappe a Licata e a Mondello, e al suo giovane e promettente compagno di squadra Alessandro Covi, terzo a Caronia e a Mascali oltre che in classifica generale, a 49” da Nibali.
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