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La doppietta Giro Tour, una delle imprese più grandi nell’ambiente del ciclismo, si arricchisce di un nuovo e quasi inevitabile protagonista: Tadej Pogacar.

Lo sloveno è diventato infatti l’ottavo corridore a centrare questa doppia vittoria nello spazio di poche settimane, conquistando le due gare a tappe più prestigiose.

Andiamo comunque a vedere chi sono stati gli altri sette e in che occasioni è stata fatta la doppietta Giro Tour.

Doppietta Giro Tour, la prima: Fausto Coppi (1949 e 1952)

Un italiano, e che italiano, ad aprire questa lista di campionissimi. Anzi, Il Campionissimo. Fausto Coppi, avanti anni luce rispetto ai suoi rivali sotto ogni punto di vista, dall’alimentazione alla preparazione fisica, è praticamente un alieno quando comincia a macinare vittorie nei grandi giri.

La Seconda Guerra Mondiale lo limita, sia lui che Bartali, poi appena si ricomincia a pieno regime non ce n’è per nessuno. Nel 1949 il Giro è quello della Cuneo-Pinerolo, dell’uomo “solo al comando”, la fuga vincente di quasi 200 chilometri tra Var, Izoard, Monginevro e Sestriere; mentre il Tour è lo scenario dell’ennesimo duello Coppi-Bartali, vinto da Fausto.

Il 1952 è forse il miglior Coppi di sempre, visto che stradomina sia al Giro che al Tour. Una doppietta quindi mai in discussione, con alla Grande Boucle il secondo classificato, Stan Ockers, che arriva a quasi mezz’ora di ritardo nella generale.

Jacques Anquetil (1964)

Talentuosissimo, bellissimo, destinato a non essere mai amato del tutto in Francia, dove gli preferivano l’eterno secondo Raymond Poulidor, poi diventato nonno di Mathieu Van der Poel.

Anquetil è stato una macchina praticamente perfetta in bicicletta, un po’ sregolato fuori, celebre anche per le sue crisi improvvise che gli hanno impedito di arricchire ulteriormente un palmarés strepitoso.

Tra questi trionfi, cinque Tour de France e due Giri d’Italia. Doppietta Giro Tour? Solo una volta, nel 1964. E anche abbastanza sofferta, sia nella Corsa Rosa che alla Grande Boucle.

Al Giro infatti Anquetil, che comunque è in vetta alla generale dalla quinta tappa fino alla fine, deve resistere agli attacchi degli italiani Zilioli e De Rosso, e la sfanga praticamente solo grazie ai distacchi inflitti nelle cronometro.

Al Tour invece tanto per cambiare è Poulidor che lo insidia, ma cade vittima di sbadataggini che confrontate con il ciclismo odierno fanno sorridere, come lo sbaglio da parte di “Poupou” nella tappa del circuito cittadino di Montecarlo dove esulta un giro prima della fine e si fa uccellare da Anquetil.

Oppure il non avere una bici da montagna nella crono pirenaica verso Bayonne.

Appena 55 secondi di distacco tra Anquetil e Poulidor in quella corsa, il più basso di sempre fino ad allora nella generale. Sufficienti però per la doppietta Giro Tour.

Eddy Merckx (1970, 1972 e 1974)

Ed ecco “Il Cannibale”, l’unico ad essere riuscito a centrare la doppietta Giro Tour per ben tre volte. Lui che ha vinto in 5 occasioni queste due corse, più la Vuelta: 11 grandi gare a tappe, record assoluto, uno dei tanti.

L’altro è, appunto, il numero di doppiette. Lontani ormai i tempi in cui era considerato solo un formidabile uomo per le Classiche, nel 1970 comincia il suo dominio su due fronti. Gimondi secondo al Giro, Zoetemelk secondo al Tour.

Passiamo al 1972, secondo Fuente al Giro e secondo Gimondi al Tour. Povero Felice, condannato a competere nell’era del Cannibale ma capace comunque di ritagliarsi – eccome – i suoi successi.

Infine il 1974, il più sofferto: Baronchelli secondo e Gimondi terzo al Giro d’Italia nello spazio di 33 secondi. Poi un Tour “in ufficio” con Poulidor, rieccolo, a oltre 8 minuti.

Bernard Hinault (1982 e 1985)

Un altro fuoriclasse assoluto nella storia del ciclismo, uno di quelli che (un po’ come Pogacar) te lo potevi trovare un po’ dappertutto, sia in salita che agli sprint, almeno per quanto riguarda le corse a tappe, escluse le Classiche dove entrambi sono andati forte.

Hinault, “Le blaireau”, “Il tasso”, per la sua capacità di essere sempre un pericolo per gli avversari, appunto: un animale magari all’apparenza sottovalutato ma sempre con qualche segreto nascosto per vincere.

Il bretone al Giro d’Italia ha avuto una presenza, come dire, da cannibale assoluto: tre partecipazioni e tre vittorie. La prima nel 1980, ma senza Tour, la seconda nel 1982 e doppietta già indirizzata.

Trionfa sulle strade della corsa rosa poche settimane prima del Mundial di calcio indossando il simbolo della leadership “a macchia di leopardo”, cioè prendendolo e mollandolo tre volte prima di metterlo definitivamente dopo la tappa 18, la scalata a Montecampione. Il cesello è la crono finale a Torino.

Nel 1982 Hinault vince anche la sua quarta Grande Boucle, prima di centrarne un quinto (il suo ultimo) nel 1985, il canto del cigno con la seconda doppietta Giro Tour.

Hinault prende la Maglia Rosa approfittando anche del ko fisico di Roberto Visentini e in quanto a numero di tappe si limita a dominare nella cronometro di Maddaloni: al Tour invece il suo rivale più accreditato è il giovane e baldanzoso americano Greg Lemond.

Stephen Roche (1987)

Non solo doppietta Giro Tour per l’irlandese ma pure trionfo al campionato del mondo, questa sì un’impresa riuscita davvero pochissime volte (due, l’altro era stato Merckx).

Una doppietta nata quasi per caso, in realtà, visto che al Giro d’Italia Roche sarebbe il vice-capitano dietro a Roberto Visentini, ma dopo il celebre “tradimento di Sappada”, con l’irlandese ad attaccare il bresciano in Maglia Rosa, le gerarchie cambiano.

Roche vincerà poi anche il Tour de France in una delle edizioni più combattute della Grande Boucle, in una durissima lotta contro lo spagnolo Pedro Delgado, che l’irlandese sopravanzerà alla fine solo per 40 secondi, di fatto alla penultima tappa, una cronometro a Digione.

Miguel Indurain ciclismo
Miguel Indurain in azione. Getty

Miguel Indurain (1992 e 1993)

L’unico di questo gruppetto di fenomeni ad aver realizzato la doppietta Giro Tour per due anni consecutivi. Del resto tra 1992 e 1993 lo spartito era chiaro: rasoiate a cronometro e grande controllo in montagna per Indurain e la sua Banesto.

Inizia la sua dittatura in realtà vincendo il Tour del 1991 ma è nel biennio 92-93 che non lascia nemmeno le briciole. In molti casi gli ultimi ad arrendersi sono i corridori italiani, Chiappucci al Giro e al Tour del 1992, Ugrumov e Rominger nel 1993.

In realtà quello che va più vicino a togliere il primato a Indurain, l’unico che quasi gli impedisca la doppietta Giro Tour, è Ugrumov. Il lettone approfitta di una mezza crisi di “Miguelòn” verso Oropa, non sufficiente per abdicare.

L’ultima doppietta Giro Tour prima di Pogacar: Marco Pantani (1998)

L’anno magico di Marco Pantani è stato sviscerato in lungo e in largo, da libri e documentari. Certo, quella doppietta Giro Tour da parte del Pirata fu assolutamente sorprendente, soprattutto perché lo scalatore di Cesenatico nel 1998 aveva in programma solo la Corsa Rosa, vinta “in volata” sul tostissimo russo Pavel Tonkov.

Dopodiché la morte improvvisa del suo mentore, Luciano Pezzi, e la decisione di partecipare anche alla Grande Boucle, quasi senza preparazione. Prima settimana di sofferenza, infatti, con il tedesco Ullrich saldamente in vetta alla generale, prima dell’exploit di Plateau de Beille e del capolavoro del Galibier.

Da quarto a leader, Ullrich alla deriva e la sorpresa Julich come terzo incomodo. Da lì in poi Pantani in controllo fino al trionfo sui Campi Elisi, 31 anni dopo l’ultima Maglia Gialla italiana, Felice Gimondi.

Ora però Pantani non è più l’ultimo ad aver centrato la doppietta Giro Tour.