Alfonsina Strada è un mito del ciclismo italiano. Non ha mai vinto nulla di rilevante, ma è stata una pioniera. Anzi meglio, un unicum nella storia dello sport mondiale: lei infatti è stata l’unica donna ad aver mai partecipato al Giro d’Italia.
E non quello femminile, nato solamente nel 1988, ma proprio in quello maschile, nell’edizione del 1924, quindi di un secolo fa. Un anniversario da celebrare, assolutamente.
Alfonsina Strada, “il diavolo in gonnella”
La storia di Alfonsina Strada è fatta soprattutto di povertà, quella vera che si viveva in Italia a cavallo tra il XIX e il XX secolo, specie nelle campagne.
Innanzitutto Alfonsina non si chiamava così, ma Alfonsa Morini; il cognome strada le sarebbe arrivato dopo aver sposato il signor Luigi Strada, un meccanico che finirà in manicomio a San Colombano al Lambro, vicino a Lodi.
Alfonsina Strada (noi continuiamo a chiamarla così, naturalmente) nasce e cresce a Riolo, una frazione di Castelfranco Emilia, un paese che collega il bolognese e il modenese.
Una zona priva di servizi igienici e a dir poco insalubre, dove dominano la pellagra e le zanzare. I Morini sono una famiglia poverissima che si arrangia mantenendo gli orfani della zona, nessuno ha ambizioni di ciclismo a livello professionistico.
Alfonsina quando il padre riesce a ottenere una bicicletta mezza rotta inizia a usarla dicendo che va a Messa. In realtà o la usa per andare al lavoro o per partecipare addirittura a qualche gara. In una di queste, nel bolognese, vince nientemeno che un maialino.
Un colpo che sfamerebbe la famiglia per mesi, ma i genitori di Alfonsina Strada condizionati dalle opinioni del parroco della zona che come la maggior parte della società dell’epoca non osa nemmeno immaginare che una ragazza pratichi dello sport, ordina di uccidere immediatamente l’animale.
Alfonsina comunque si fa un nome nella zona, è “il diavolo in gonnella”, anche se deve correre senza mostrare le sue fattezze femminili.
Partecipa persino a due Giri di Lombardia, mentre nel mondo infuria la Prima Guerra Mondiale.
Il Giro d’Italia del 2024
Di mestiere Alfonsina Strada sarebbe una sarta, ogni tanto aiuta il marito in officina e se ci sono gare lei partecipa.
Non esiste ancora la divisione tra maschi e femmine, ma lei arriva davanti anche a diversi uomini, alla faccia delle differenze di sesso.
Nel 1924 quando ha 33 anni succedono due cose: suo marito entra in manicomio, dove morirà nel 1948 in un lento e inesorabile declino psicofisico, ma soprattutto si iscrive al Giro d’Italia.
Per la Corsa Rosa quella è un’edizione molto particolare, a causa di un mancato accordo sull’assegnazione dei premi tutti i migliori non partecipano (Girardendo e Bottecchia su tutti).
Infatti alla fine vincerà Giuseppe Enrici, un buon corridore ma non certo un fuoriclasse.
Alfonsina Strada va senza paura a parlare dal direttore della “Gazzetta dello Sport”, Emilio Colombo, che organizza il Giro e ottiene di partecipare.
Del resto lei è tesserata regolarmente, non deve sottoporsi a nessuna prova ulteriore. Certo, molti prendono la sua iscrizione come un colpo a livello di proto-marketing da parte della Corsa Rosa.
Al Giro d’Italia Alfonsina va anche perché tutto sommato tra le diarie e i rifornimenti può stare lontana da casa e dalle spese a costo zero o quasi.
Certo, durante la prima tappa da Milano a Genova, il 10 maggio del 1924, cade nella discesa del Passo del Penice e a momenti rischia di lasciarci la pelle.
Ammaccata, arriva al traguardo. E così farà fino alla fine del Giro d’Italia nonostante vada fuori tempo massimo all’ottava tappa.
Colombo e l’amministratore delegato della “Gazzetta”, Armando Cougnet, le consentono di rimanere in corsa, rinunciando ad eventuali premi, mentre a bordo strada tutti chiedono notizie.
“Dov’è Alfonsina Strada? Dov’è la Regina della Pedivella?”. In realtà ufficialmente è registrata come Alfonsin Strada…
“Non scendere mai”
Per cui non troverete mai il nome di Alfonsina nelle classifiche, ma è certo che è arrivata in fondo. Questo per lei è sicuramente come se non meglio che conquistare la Maglia Rosa.
In un’era in cui, lo ricordiamo, il Giro d’Italia era fatto di tappe lunghe anche 300 e passa chilometri con un giorno di riposo tra una frazione e l’altra.
“Non scendere mai”, diceva sempre il signor Luigi Strada alla moglie, vedendola così appassionata al ciclismo, prima di perdere il lume della ragione. E così è stato.
Alfonsina Strada morirà a Milano nel 1958, per un malore mentre cercherà di mettere in moto la sua.. motocicletta, l’ultimo suo mezzo sempre e comunque da ribelle.