Gianluca Vialli, “LucaVialli” (rigorosamente tutto attaccato, come lo chiamano da 35 anni I tifosi Blucerchiati), è stato il secondo giocatore più prolifico nella storia della Sampdoria (141 reti, 32 in meno del suo “gemello”, Roberto “Bobby Goal” Mancini, che però ha giocato alla Samp per 15 stagioni, contro le 8 di Vialli);
L’inizio di una grande storia
Arriva a Genova nell’estate del 1984, nel progetto (poi rivelatosi vincente) dell’allora presidente della Sampdoria, Paolo Mantovani, ovvero comprare tanti giovani, generalmente sotto i 22-23 anni, per formarli, sia come calciatori che uomini, per poi, nel giro di qualche anno, avere una squadra in grado di giocarsela contro squadre assai più ricche (Milan di Berlusconi, Juventus di Agnelli ed Inter di Pellegrini, giusto per citarne 3 potenze Italiane e Mondiali di quei tempi).
Mentre il suo “gemello” Mancini arrivò a Genova (2 estati prima), già con la reputazione di “futuro campione”, Luca Vialli arriva come una sorta di scommessa, preveniente dalla Cremonese squadra della sua città, nella quale aveva segnato solamente 23 reti in un centinaio di partite di serie B; insomma giovane sì (20 anni per lui, al suo arrivo a Genova), ma certo un talento ancora da emergere; sul quale, non tutti, erano pronti a scommettere.
Le prime due stagioni, sotto la “Lanterna” non sono certo da incorniciare (nonostante la Sampdoria si aggiudichi una Coppa Italia), spesso parte dalla panchina, e gli vengono preferiti Francis e Lorenzo, due veterani del calcio dei tempi; l’esplosione di Luca Vialli coincide col cambio in panchina.
Nell’estate del 1986, infatti, il “Sergente di ferro” Bersellini non viene confermato, un allenatore che sicuramente aiutò la Sampdoria, ma i suoi metodi poco avevano a che vedere con una squadra così giovane.
Sostituto di Bersellini arriva Boskov, un girovago del pallone che, dopo avere conosciuto gloria come allenatore del Real Madrid, decise iniziare una nuova sfida in Italia (all’ Ascoli prima e alla Sampdoria poi)
L’allenatore Jugoslavo è il primo a capire davvero la potenzialità di quel gruppo, Vialli e Mancini, sempre titolari con la “9” e la “10”sono una coppia che fa invidia a tutt’Italia, il “nostro” Luca Vialli “esplode” sotto la guida di Mr. Boskov e, come nessun’altro prima, dimostra di sapere sfruttare al meglio l’altruismo e la visione di gioco di Roberto Mancini.
L’esplosione e la nascita dei “gemelli del gol”
Segna in tutti i modi, Luca Vialli, di destro, di sinistro, di testa e persino in acrobazia (la sua specialità), punta rapida, con un innato senso del goal; egoista ma non troppo (una grande dote per una punta), dotato di grande intelligenza crea con il suo gemello un’intesa che a Genova, non si era mai vista.
Amici anche nella vita con “Bobby-goal”, i due passano assieme ogni momento libero, come spesso accadeva in quel magico spogliatoio fatto di ragazzi che si divertivano a stare assieme.
Se mai avete parlato con uno di quei protagonisti di quella squadra sicuramente vi avrà raccontato di come “la sera non vedevamo l’ora di andare al campo d’allenamento il giorno dopo”.
Vialli è un leader di quello spogliatoio, diventa anche un giocatore amatissimo dai tifosi dopo il rifiuto al Milan di Berlusconi, che in quegli anni stava costruendo il “Super-Milan”, quello che dominò in Italia come in Europa.
Trovato l’accordo tra i due presidenti per il trasferimento di Luca Vialli, nell’estate del 1987, il ragazzo di Cremona si permise di rifiutare il Cavaliere, passò alla storia il modo in cui rifiutò il Milan, convocato da Berlusconi e Galliani per discutere il contratto a Milano, ringraziò per l’interesse ma rifiutò.
Il presidente Berlusconi, non abituato a sentirsi dire di “no”, chiese a Vialli le motivazioni di questo rifiuto, facendo capire che sarebbe stato disponibile a soddisfare qualsiasi richiesta della punta Blucerchiata, a quel punto Vialli disse al Cavaliere: “Rifiuto perché a Milano non c’è il mare”…pure il Cavaliere Berlusconi, davanti a tale richiesta, non poté fare nulla…e Milano rimase senza il mare mentre Luca Vialli rimase alla Samp.
Questo episodio fece innamorare tutti i tifosi di questo giocatore, per il grande senso di appartenenza dimostrato, nello spogliatoio, nel frattempo, i giocatori più rappresentativi fanno un patto tra fratelli, ovvero “nessuno se ne sarebbe andato sino al giorno in cui avessero portato lo scudetto alla Sampdoria”, un patto destinato a diventare storia.
Arrivano le vittorie
Intanto Vialli porta la Samp a vincere in Europa, nella stagione 1989/90, ben 7 le reti in Coppa delle Coppe, del ragazzo di Cremona in quell’edizione, una macchina da goal inarrestabile che, a suon di reti, portò la Sampdoria al suo primo storico trionfo Europeo, dopo la delusione dell’anno prima (sconfitta in Finale contro il Barcellona), dove di reti ne segnò comunque 5, terzo nella classifica cannonieri della competizione, vinta da un certo Hristo Stoichkov.
In serie A, nel frattempo, Vialli va in doppia cifra in ogni stagione, dall’arrivo di Boskov, la squadra di “giovanotti” inizia a diventare una squadra di “uomini”, le fatiche di coppa degli ultimi due anni (due finali di Coppa Coppe di fila), avevano però compromesso le speranze di portare a Genova lo scudetto, quel titolo per il quale, Luca Vialli, 3 anni prima rifiutò il Milan.
Dopo un mondiale Italia 90 assai deludente per Vialli e Mancini i due, con il resto dello spogliatoio, decidono che, nella stagione 1990/91 si sarebbe dovuto puntare forte sul campionato, anche al costo di trascurare la competizione Europea.
Le cose iniziano per il meglio per Vialli e per la Sampdoria: Luca segna una spettacolare doppietta contro il Napoli (1-4 al San Paolo) nell’autunno 1990 mettendo una seria candidatura per il trionfo finale, purtroppo, sul più bello, il nostro protagonista si procura un serio infortunio, proprio nella stagione più importante, malanno che lo terrà fuori per quasi 2 mesi.
Ma proprio quando tutto pare perduto, Vialli inizia a segnare e a spingere la sua Samp verso il primo storico scudetto, il 5 maggio 1991, il capolavoro, contro l’Inter a Milano, Mancini espulso, Vialli rimane da solo a lottare contro la difesa dell’Inter, crea combatte e finalizza (suo il definitivo 0-2 che spalanca la porta del paradiso ai Blucerchiati).
Si concretizza quindi il primo storico scudetto per la Sampdoria e Vialli ne è splendido protagonista diventando capocannoniere della Serie A (26 partite 19 reti).
L’atto finale: la notte di Wembley
L’anno seguente Vialli&co si concentrano sulla Coppa dei Campioni, l’ultima prima dell’avvento della Champions League, una Samp che arriva sino alla finale ma, tutti i protagonisti, Boskov incluso, sapevano che questa sarebbe stata l’ultima stagione blucerchiata per molti di loro.
A Wembley contro il Barcellona, Vialli sa che stavolta non potrà opporsi al suo trasferimento, richiesto a gran voce dalla Juventus, sa che la scusa del “non c’è il mare” stavolta non reggerà, sa che finisce un ciclo.
Infortunato viene schierato ugualmente, Boskov confida nella paura che il 9 blucerchiato incuteva a tutti i difensori dell epoca (6 reti, vicecannoniere di quella Coppa Campioni), le palle per vincere la partita capitano anche al nostro “LucaVialli”, una, clamorosa, scavalca Zubizarreta, portiere spagnolo, rimbalza due volte verso la porta per uscire di pochi centimetri, portandosi dietro anche le speranze di portare a Genova la coppa dalle grandi orecchie.
Al 100’, 18’ prima della rete-vittoria dell’Olandese Koeman, Vialli, zoppicante esce, la Sampdoria perderà la finale, e questa è l’ultima fotografia di una storia d’amore durata 8 anni.
Luca Vialli rimarrà sempre un idolo nella tifoseria Blucerchiata e lui, rimarrà sempre legato ai colori Blucerchiati (evidenti i suoi problemi di inserimento a Torino, solo 6 reti nella sua prima stagione a Torino), una storia mai finita e che un giorno potrebbe magari ricominciare.
Così i tifosi della “sud” salutavano il loro beniamino durante i suoi anni alla Samp, chissà che questo coro, un giorno, non torni di moda a “Marassi”.