Dici Vampeta e qualunque tifoso dell’Inter si metterà le mani nei capelli.
Trenta miliardi di lire per un giocatore che arrivato ai primi di settembre del 2000 resterà ad Appiano Gentile fino a metà dicembre. In pratica dagli ultimi giorni d’estate e fino al solstizio di Inverno.
Una delle meteore più incredibili che si siano viste in Serie A in quegli anni: Vampeta diventa per tutti il bidone d’oro, secondo solo ad un certo Luis Silvio Danuello.
Storia pazzesca per il brasiliano che arriva all’Inter per volere di Lippi e dopo aver ottenuto almeno 150 aggettivi, tra cui il “Tardelli moderno” si troverà ai margini della squadra, proprio quando il Tardelli originale prenderà il posto di Lippi sulla panchina nerazzurra.
Scherzi del destino per un Inter Morattiana che in quegli anni di acquisti ne falliva parecchi e Vampeta diventa così il simbolo dei flop calcistici: capita e capiterà ancora.
Ma ripercorriamo la storia di Vampeta all’Inter durata come un gatto in tangenziale.
Lippi e i paragoni scomodi
Marcos André Batista Santos, per tutti Vampeta.
È centrocampista moderno classe 1974 che nel 2000 a soli 26 anni ha già un curriculum importante. Cresciuto in Brasile e portato in Europa dal PSV nel 1994, gioca con Ronaldo il fenomeno in terra olandese e proprio il centravanti nerazzurro sarà decisivo per l’approdo in Italia di Vampeta.
Il PSV lo manda in prestito e poi lo tiene per qualche stagione. Alterna buone prestazioni ad altre meno, ma si vede che il calciatore ha la stoffa per giocare nel Vecchio Continente: ha solo due problemi. La “saudade” verso il suo paese come tutti i brasiliani e una vita notturna movimentata: ama le donne e confesserà di averne avute più di 400.
In realtà per qualche tempo in molti penseranno a lui come ad un’icona del mondo LGBT, dopo aver posato per una nota rivista gay in Sud America: baffo alla Freddie Mercury e fisico scolpito. Una specie di cliché insomma. In realtà aveva posato solo per soldi: ben 100.000 dollari per finire sulla prima pagina.
Ma gusti sessuali a parte, il centrocampista brasiliano dopo un paio di stagioni in patria sembra pronto per l’avventura bis in Europa. Non solo per quello che ha fatto nei club verde oro, ma anche per aver ottenuto le convocazioni in nazionale.
Nelle gare di agosto per le qualificazioni al Mondiale 2002, Vampeta stende l’Argentina con una doppietta per il 3-1 del Brasile, mentre quattro giorni dopo in Cile, con lui squalificato, la banda del CT Luxemburgo crolla 3-0. Insomma, Lippi che lo segue da tempo chiede a Moratti un altro sforzo economico, con Ronaldo che mette una buona parola con il presidente.
Il 23 agosto Vampeta atterra a Milano per le visite Mediche: 30 miliardi di lire sborsati dall’Inter e 4 miliardi all’anno per 4 anni. Roba che nemmeno il fenomeno stesso 3 anni prima. Non fa in tempo a scendere dall’aereo che si trova circondato dai tifosi e dai giornalisti.
Rilascia poche battute, ma avverte: sono un centrocampista moderno e mister Lippi lo sa bene. Mentre alla Pinetina il brasiliano fa conoscenza dei compagni, i paragoni piovono come in un diluvio tropicale.
“L’Inter ha fatto il colpo dell’anno“, asserisce lo stesso CT del Brasile Luxemburgo che ha affidato le chiavi della mediana a Vampeta: “un mix fra Rivelino e Dunga” aggiunge sempre il selezionatore dei verdeoro. “Per lui garantisco io“, rincara la dose Ronaldo che ci gioca insieme dai tempi del PSV di Romario. Ma il colpo di grazia arriva da uno dei più grandi numeri 10 della storia del calcio: Giancarlo Antognoni.
In quel momento l’ex capitano della Fiorentina guida il mercato dei viola e ha provato a portare il brasiliano a Firenze. L’Inter ha messo più soldi sul piatto, mentre le casse dei toscani iniziano una preoccupante discesa verso il fallimento. E “L’unico numero 10” afferma: “È un moderno Tardelli“. Tenete a mente questa frase, tornerà utile più avanti.
Il gol all’esordio e l’addio di Lippi
Vampeta arriva quindi in pompa magna a Milano e in molti sono pronti a scommettere che può essere il giocatore decisivo per le sorti dell’Inter. Si presenta al pubblico nerazzurro in una serata funesta per i tifosi dell’Inter e già questo è un campanello di allarme che in pochi colgono.
Dalla tribuna Vampeta assiste all’eliminazione della sua nuova squadra nel preliminare di Champions League contro l’Helsingborg: sconfitta 1-0 in Svezia e 0-0 a San Siro, dopo due legni e il rigore fallito da Recoba al 90′ minuto. Fischi di San Siro all’indirizzo del mai gradito Lippi e offese alla squadra.
Il brasiliano fa spallucce come a dire: tranquilli ci penso io, mentre la squadra retrocede in Coppa Uefa.
Passano pochi giorni e mentre il campionato si appresta a partire in ritardo a causa dell’Olimpiadi di Sidney, ecco la finale di Supercoppa italiana, con i nerazzurri opposti alla Lazio che appena tre mesi prima ha vinto il suo secondo scudetto.
Finisce 4-3 per i biancocelesti, con Vampeta gettato nella mischia da Lippi: il brasiliano segna e gioca una discreta gara, ma come detto il trofeo resta a Roma a casa dei Campioni d’Italia. E anche questo è un secondo campanello d’allarme che in pochi raccolgono.
Terminate le Olimpiadi dall’altra parte del mondo, la Serie A può finalmente decollare. La Beneamata gioca al Granillo di Reggio Calabria, nella prima giornata e crolla 2-1 sotto i colpi degli amaranto.
L’apice viene raggiunto in conferenza stampa al termine del match. Lippi spara a zero sulla squadra e invita il presidente Moratti a prendere a calci nel culo tutti i giocatori, oltre a spedire a casa l’allenatore.
Il numero 1 dell’Inter non gradisce oltre modo la dichiarazione del tecnico, sempre più ai ferri corti con la tifoseria e così, evita la punizione corporale ai giocatori ed esonera davvero Marcello Lippi.
Qui cambia la storia dell’Inter, ma come vedremo, cambia anche la storia di Vampeta: il Tardelli moderno che impatta sul vero Marco Tardelli.
Vampeta-Tardelli; un amore mai sbocciato
Moratti esonera Lippi all’indomani della funesta trasferta in terra calabrese e il destino vuole che sulla panchina dell’Inter arrivi davvero Marco Tardelli: campione d’Europa tre mesi prima con la nazionale italiana Under 21 e fuori nei quarti di finale delle Olimpiadi, non senza polemiche.
Risolto il contratto con la federazione, dopo i giochi olimpici in Australia, l’ex mediano di Juventus e Inter è pronto per una nuova avventura. Avventura che ha le sembianze appunto dell’Inter. E qui arriva l’incontro, o meglio lo scontro, tra il Tardelli Moderno (ricordate le parole di Antognoni?) e quello originale.
Il campione del Mondo 1982 non conosce il giocatore brasiliano e in una situazione così delicata, mentre l’ambiente interista ribolle verso l’ennesima contestazione a squadra e società, Tardelli deve affidarsi a quei giocatori che meglio conosce e sicuramente più funzionali in quel momento storico.
La leggenda narra di un colloquio non proprio idilliaco tra Tardelli e Vampeta, il primo giorno del nuovo corso alla Pinetina: “Scusami, ma non ti conosco e per il momento parti dalla panchina nelle mie gerarchie” dice il tecnico al giocatore. Il brasiliano per tutta risposta si lascia andare ad un eloquente: “Nemmeno io ti conosco“.
L’inizio della fine, semmai un inizio possa esserci mai stato fra i due.
Vampeta il campo lo vedrà soprattutto seduto in panchina, se non dalla tribuna. 30 miliardi di lire che stanno li a fissare i compagni, oltre ad uno stipendio da “fenomeno”.
Il centrocampista lascerà a referto una sola presenza in campionato, quella tragica del “Granillo”, con 3 presenze in Coppa Italia e altrettante in Coppa Uefa.
L’addio al mondo Inter
Una sorta di contentino che non può certo bastare al giocatore che ogni volta che scende in campo regredisce in maniera esponenziale: lento, avulso alla manovra e nemmeno lontano parente del Vampeta che fa sognare la nazionale brasiliana.
Sono appena passati 3 mesi dal suo arrivo a Milano ed è già il momento dei saluti. Il Tardelli originale lo mette sul mercato e la società trova l’accordo con il PSG: Vampeta in prestito ai francesi, in cambio di Dalmat. Nemmeno sulle rive della senna il brasiliano tornerà sui livelli.
Il giocatore continua a passeggiare per il campo e più che un giocatore, ha le sembianze di un ricco turista annoiato. Anni dopo ammetterà che né Milano e né Parigi sono delle belle città: niente a che vedere con le spiagge di Copa Cabana, afferma Vampeta. E su quelle spiagge il centrocampista ci tornerà nell’estate del 2001.
Rispedito alla Pinetina dal PSG, l’Inter decide di metterlo sul mercato: il neo allenatore Hector Cuper ha altre idee per la mediana nerazzurra e soprattutto da Valencia si porta dietro il fedelissimo Farinos. Dunque, Vampeta nemmeno inizia la preparazione con l’Inter.
Lo acquista il Flamengo e in cambio i brasiliani cedono un certo Adriano all’Inter: uno che si presenta alla prima gara dei nerazzurri subentrando dalla panchina al Bernabeu contro il Real e abbatte la porta dei Blancos con un siluro su calcio di punizione.
Ma questa è un’altra storia: il racconto che qui ci interessa è Vampeta.
Il cui nome in brasiliano deriva dall’unione di due parole: “Vampiro” e “Capeta“, ovvero “Diavolo”. Di infernale però restano solo le sue mediocri prestazioni in maglia nerazzurra e pagate a peso d’oro.
Un Bidone in tutti sensi, il caro vecchio e mai dimenticato, Vampeta.