Per un paio d’anni, loro malgrado, i tifosi della Lazio avevano imparato a conoscere Matias Vecino. Con la maglia della Fiorentina, nel giorno dell’addio di Klose al calcio – e con la Lazio – all’Olimpico, l’uruguagio aveva segnato la prima doppietta della sua carriera. Due primavere dopo ma da giocatore dell’Inter, nella notte da incubo di Stefan De Vrij (in maglia Lazio, s’intende), sempre contro i biancocelesti Vecino aveva realizzato il gol-qualificazione ancora una volta all’Olimpico di Roma (2-3). «L’ha presa Vecino», e pochi mesi dopo «l’ha ripresa Vecino», commentava Riccardo Trevisani quando l’uruguaiano decideva nel recupero una sfida-Champions a San Siro contro il Tottenham, sempre con la maglia nerazzurra. «L’ultima parola va a loro», gridava in preda all’estasi calcistica Lele Adani, intendendo con loro, evidentemente, gli uruguaiani appunto.
Ancora la garra charrua
Loro, si è detto dunque, è l’ultima parola nel calcio, dacché i Padroni del Calcio, i brasiliani, si videro privati nel loro stesso Tempio il Maracanà della coppa per quelli più importante di tutte: la Rimet, poi detta del Mondo. Gli uruguagi, maledetti per chi li affronta e benedetti per chi ce li ha. Appunto, però, adesso sono i laziali a goderne. Loro che tanto avevano sofferto la ‘garra charrua’, ora si ritrovano a venerarla nella preghiera domenicale. Vecino quest’anno non ha solo già segnato quattro reti, ma ogni volta che l’ha fatto ha indirizzato una vittoria per la propria squadra.
È capitato così contro il Torino in casa (suo l’1-0, la partita finirà 2-0), in un momento di grande crisi per i biancocelesti. È capitato nuovamente in casa, contro l’Atalanta (3-2), con un gol similissimo a quello segnato ieri all’Udinese: sponda del Taty Castellanos, roba di mate, suo inserimento e gol – ieri premiato da un colpicino di testa di un altro sudamericano, Felipe Anderson. E ancora, nella remuntada al Celtic del Celtic Park in Champions, sua era stata l’incornata in occasione del gol dell’1-1 della Lazio (partita che finirà 1-2 allo scadere).
Biancocelesti di nuovo in corsa
Arriviamo così alla sfida di ieri pomeriggio alla Dacia Arena di Udine. Un campo difficilissimo, dove l’Udinese non perdeva da settembre addirittura. La squadra di Cioffi nel primo tempo aveva concesso qualcosa all’inizio – da qui era nata la rete, autentica perla da fermo, di Pellegrini – ma col passare dei minuti aveva ripreso campo conquistando con merito – anche se al primo vero tiro in porta della sua partita – il gol dell’1-1 grazie a Walace. Vecino era già entrato, a fine primo tempo, sostituendo un disgraziato Kamada, pesce fuor d’acqua in questo momento. Sarà appunto l’uruguagio, su bella combinazione Taty-Felipe, a siglare un gran gol con un destro incrociato di controbalzo che, dopo esser passato sotto le gambe di Perez, avrebbe infilato il portiere dei friulani Okoye.
E pensare che il suo rapporto con la Lazio era stato ai titoli di coda ben due volte nell’arco di quattro mesi. Prima in estate, a calciomercato finito, quando era stato Sarri ad opporsi a una sua cessione in Turchia al Galatasaray. Poi a inizio dicembre, dopo l’1-1 con l’Hellas Verona, quando si era beccato con un componente della panchina della Lazio – forse Martusciello – venendo multato e per qualche giorno escluso dalla rosa dei biancocelesti. Poi le scuse, il rientro in squadra, l’ingresso cruciale contro il Frosinone che ha dato la riscossa per la rimonta (3-1) e ieri questo gol decisivo per permettere alla Lazio di riaffacciarsi con consistenza nelle zone alte della classifica. Ora i biancocelesti sono a -3 dal quarto posto, roba da fantascienza appena tre settimane fa, prima che la Lazio inanellasse tre vittorie di fila cruciali per rientrare in corsa. In attesa di un derby di Coppa Italia nel quale senz’altro giocherà dal 1’, il destino della Lazio, in campionato, passa necessariamente per gli uruguagi.