Nella primavera del ’95 accade qualcosa di differente dalle parti di Udine. Il presidentissimo Pozzo, con una dichiarazione decisa quanto in parte contraddittoria – specialmente visto l’andazzo dei bianconeri di lì a 25 anni –, afferma di essere «stufo di salire e scendere» (nel pendolo tra la Serie A e la Serie B, naturalmente). Così, decide di ascoltare il suo attuale allenatore Galeone, quello della promozione, grande maestro di Massimiliano Allegri, il quale gli consiglia vivamente l’acquisto di un giocatore snobbato dalle grandi piazze d’Italia: è Oliver Bierhoff.
Lo sposalizio con Galeone, dopo un’ottima stagione che ha portato alla promozione in A, sembra essere destinato a durare ancora a lungo, ma vuoi per la cifra con cui Pozzo stipendia il proprio allenatore (800 milioni di lire), vuoi per il fare un po’ troppo pretenzioso dello stesso allenatore, che l’ingaggio vorrebbe addirittura vederselo aumentare, vuoi soprattutto per l’incognita Luciano Gaucci, che ha bussato alla corte dei bianconeri per avere Galeone, vuoi per tutti questi motivi e chissà per quanti altri, fatto sta che il 20 giugno del 1995 Pozzo annuncia Alberto Zaccheroni di Meldola, promettente allenatore che viene sì da un’ottima annata col Cosenza ma che in Serie A non ha mai allenato.
Le origini della banda di Zac
Alle cessioni (prese un po’ a malincuore dalla tifoseria bianconera) di Pizzi e Carnevale, fanno seguito gli acquisti – tutti su volontà di Zac, che sembra avere un certo peso decisionale all’interno della dirigenza bianconera – di Stroppa, che viene acquistato in comproprietà; di Giannichedda (Sora) e Stefani (Cremonese), poi ancora di Sergio dall’Ancona, di Gregori (portiere) dal Verona.
Da Brescia fa ritorno il bomber Borgonovo mentre il mercato autunnale riserva i colpi del centrocampista Shalimov (Inter) e del difensore Matrecano (Parma).
Nella notte tra il 24 e 25 luglio Stroppa è vittima di un grave incidente stradale in cui riporta un trauma cranico, una forte contusione al ginocchio destro e al rachide cervicale. Tutto ciò lo costringe ad uno stop anticipato – ma ha salva la vita, grazie a Dio.
Zaccheroni guarda con paura a quel nefasto episodio, ma le cose in campionato iniziano bene.
Bierhoff e Poggi in avanti, Calori a fare da allenatore in campo, e alla prima uscita l’Udinese batte 1-0 il Cagliari, per poi perdere la seconda contro il Milan. Poi le grandi vittorie col Toro, addirittura con la Juventus, sempre nel segno di Bierhoff, scatenato. Dolorosa la sconfitta casalinga col Bari (1-3) alla quindicesima, ma splendide le vittorie con Piacenza e Napoli (2-0 e 3-2). Alla fine del girone d’andata, l’Udinese si ritrova sesta in classifica con 25 punti.
Il girone di ritorno inizia malissimo: due sconfitte con Cagliari (1-4) e Milan (2-0), per poi pareggiare altri due incontri e rifarsi col Vicenza per 1-0 alla quinta. L’Udinese raggiunge la quota salvezza, ma Zac è intenzionato ad ambizioni ben più importanti per i suoi.
Previsioni e speranze forse esagerate, almeno per i suoi giocatori, che si siedono sugli allori e chiudono il campionato con appena 41 punti. La rivelazione del campionato è senza dubbio Oliver Bierhoff, che segna 17 reti ed entra a furor di popolo nella nazionale tedesca, di cui sarà un riferimento e per cui segnerà il decisivo Golden Gol nella finale contro la Repubblica Ceca ad Euro 96, consegnando alla Germania il trionfo europeo.
La rivelazione
Il 6 settembre del ’96 l’Udinese compie cento anni. Un anno speciale, che sarà condito col traguardo europeo. Durante l’estate del ’96 Pozzo fa di tutto per mantenere i suoi gioielli, aggiungendo un nuovo tassello ad un gruppo già forte di suo.
Parliamo di Marcio Amoroso, che viene dal Flamengo e ha 22 anni. Di lui dicono che lo manda Zico, un nome che a Udine suscita sempre forti emozioni. Inoltre lo definiscono il «gemello» di Ronaldo, il Fenomeno che in la stagione successiva romperà il campionato italiano con le sue prodezze.
Zac commenta con favore ed entusiasmo il mercato appena trascorso, ringraziando il proprio presidente come i poeti ringraziavano il proprio imperatore nell’antica Roma di Augusto. Stroppa e Turci, però, si fanno male nella prima parte di stagione, lasciando a Zac un grosso vuoto da colmare.
Amoroso scalpita, ma Zac continua a chiedergli pazienza. Poi, accade l’imponderabile. Il primo dicembre nella vittoriosa sfida casalinga con il Parma (3-1), Bierhoff subisce un grave infortunio ai legamenti della caviglia destra e deve essere operato, per lui due mesi di stop. A questo punto tutti, Amoroso soprattutto, si aspettano che Zac gli dia una chance dal primo minuto, ma l’allenatore romagnolo punta tutto su tale Claudio Clementi, onesto mestierante dell’area di rigore, con un passato da bomber al Fiorenzuola in serie C.
È caos nello spogliatoio. Amoroso chiama Pozzo comunicandogli di voler andare via. Il Valencia è alle porte, tutto sembra pronto, dato che Zac quasi ignora le “bambinate” del verdeoro.
Ma durante un allenamento, Clementi si fa male. Zac non ha più alcuna alternativa, se non quella di inserire dal primo minuto proprio Marcio Amoroso. La gara con la Fiorentina è una rivelazione. Amoroso segna due reti, l’Udinese vince 2-0 e il brasiliano ora nessuno può toglierlo dal campo.
Tra dicembre e gennaio l’Udinese raccoglie poco e nulla sul campo, non riuscendo a dare continuità alle buone premesse della prima parte di campionato.
Ma poi, contro la capolista Juventus, in aprile, arriva la svolta. È quello il giorno in cui si rivela al calcio italiano la vera immagine dell’Udinese Zaccheroniana, impostata sulla difesa a 3 e con un tridente da sogno davanti.
Dopo 4′ il belga Regis Genaux, acquistato a gennaio dal Coventry City, si fa espellere per proteste, ma Zac non fa entrare un altro difensore a scapito di un attaccante, come sembrerebbe consigliare la logica. Quel folle di Zaccheroni adotta invece il 3-4-2.
Risultato? 3-0 con doppietta di Amoroso e gol di Bierhoff, ma anche con rigore sbagliato da Vieri e un altro parato a Zidane da Turci. Dalla domenica successiva, contro il Parma, il 3-4-3 viene salutato ad Udine come le Tavole della Legge da Mosè sul Monte Sinai. L’Udinese espugna anche Parma vincendo per 2-0 contro i Ducali secondi in classifica, e il finale di stagione è in continuo crescendo.
Il 1° giugno del 1997, all’Olimpico di Roma, la formazione di Zac firma il suo capolavoro: vince 3-0 a Roma contro i giallorossi, conquistando il pass per partecipare per la prima volta alla Coppa Uefa. Udine è in festa. I tifosi acclamano Zaccheroni come fecero con Zico tanti anni prima. Un futuro radioso sembra di lì a venire.
La conferma definitiva: il 3°posto del 97/98
La nuova stagione si apre sotto i colpi di Jorgensen e Bachini, di cui Zaccheroni si innamora follemente. Acquistati anche Walem e Fernandes, quest’ultimo dice di essere l’erede di Desailly. Sì, quello con dei problemi però.
L’esordio in Coppa UEFA è ottimo: il 16 settembre i bianconeri affrontano a Lodz in Polonia il Widzew e perdono (0-1) per un gol di Bogusz al 18′ della ripresa, ma si rifanno con gli interessi a Udine il 30 settembre, 3-0 con le reti di Bierhoff, Poggi e Locatelli.
A questo punto il sorteggio beffardo ha in serbo una sfida di grande fascino contro l’Ajax. Certo, non stiamo parlando dei lancieri dell’epoca di Crujiff e nemmeno di quelli più recenti targati Van Gaal, ma sono pur sempre una squadra di livello e con grande esperienza internazionale.
Dopo aver perso l’andata per 1-0, al ritorno (il 4 novembre 1997) l’Udinese spinta dai 40.000 del Friuli riesce a ribaltare, con Poggi e Bierhoff sugli scudi, salvo poi subire la rete di Arveladze che fa terminare il sogno anzitempo.
L’Udinese è squadra forte, ben allenata, c’è un grande clima ad Udine, ma la squadra perde ancora, questa volta contro la Juventus di Marcello Lippi (4-1 dopo che però sullo 0-0 era stato negato un gol nettissimo a Bierhoff, col pallone che supera ampiamente la linea di porta).
L’Udinese continua a giocare il suo calcio e il 21 dicembre 1997 Bierhoff, trasformando in oro un cross proveniente dalla sinistra, beffa Pagliuca e l’Inter capolista quasi allo scadere: 1-0, grandissima vittoria al Friuli e sogni di alta classifica tutti da vivere per Zac e i suoi.
Nel gennaio del 98 Amoroso è vittima di un grave infortunio che interessa la regione emitoracica. Un mese e mezzo di stop che però non ferma Bierhoff, che chiuderà con 27 reti all’attivo (due in più del Fenomeno Ronaldo).
Il duello con la Lazio tra la seconda e la terza piazza regge fino in fondo. Due pareggi però, con Empoli e Juventus (in cui l’Udinese avrà il maggior incasso della sua storia in casa fino a quel momento), la portano addirittura al quinto posto. Alla ventisettesima giornata la Lazio espugna il “Friuli” (2-0) ma poi si scioglierà, venendo così rimontata dalla formazione di Zac.
Le vittorie contro Napoli, Atalanta e Vicenza consentono ai bianconeri di terminare al terzo posto con 64 punti (Bierhoff segna anche la 1000° rete della storia dell’Udinese in Serie A).
L’anno successivo, Zac, che si porta dietro anche Bierhoff ed Helveg, verrà ingaggiato dal Milan di Berlusconi, con cui vincerà lo Scudetto. Il giocattolo si rompe in parte, con l’arrivo del Pampa Sosa per sostituire Bierhoff e altri anni di alta classifica.
L’Udinese di Zaccheroni è stata quindi la prima versione di una squadra che poi negli anni si è consolidata come realtà del nostro calcio, prima sotto la guida di Spalletti e poi di Guidolin arrivando anche a giocare la Champions.
E l’ha fatto con lo spettacolo e un tridente magico che per molti ancora oggi è secondo solo a quello del Foggia di Zeman di cui questa squadra è stata l’ideale erede.