Saranno tre le squadre che la nostra nazionale affronterà nel Girone A dei Campionati Europei, Svizzera, Galles e Turchia.
Non è certamente un Girone impossibile, ma le insidie che nascondono le partite di una competizione così importante, non sono mai da sottovalutare, soprattutto perché occorre partire a razzo per evitare di dover recuperare i punti persi nel prosieguo del cammino.
L’esordio della squadra di Mancini sarà quello che darà il via a tutta la kermesse di Euro 2020, quello dell’undici giugno contro la Turchia.
La Turchia è alla sua sesta partecipazione agli europei di calcio e ha come miglior risultato nella competizione la Semifinale del 2008 persa contro la Germania, a seguito della cocente sconfitta arrivata al 90° per mano di Lahm, che segnò il gol del 3-2 definitivo.
La squadra di Senol Gûnes sarà presente agli europei grazie ad un girone di qualificazione giocato alla grandissima, durante il quale ha dovuto affrontare la super favorita Francia per puntare dritta al secondo posto, centrato ai danni di squadre certamente meno blasonate come Islanda, Albania, Andorra e Moldavia.
Ma, ironia della sorte, è proprio con la Francia che è riuscita a portare a casa l’obiettivo, conquistando la bellezza di ben 4 punti sui sei disponibili, alla luce del pareggio per 1-1 a Saint Denis, dopo la sorprendente vittoria casalinga di Konya per 2-0 quando, a giugno del 2019, la pandemia stava per sconvolgere le nostre vite.
Nella classifica finale di quel Gruppo H, la Turchia ha chiuso a soli 2 punti di distanza dai transalpini, terminando seconda e precedendo l’Islanda di 4 lunghezze, altra sorpresa delle qualificazioni, ma non abbastanza per centrare il passaggio alla fase finale.
Le velleità di qualificazione alla seconda fase dell’europeo non mancano di certo, visto che a passare saranno di diritto le prime due di ogni Gruppo e le 4 migliori terze, è facile pensare che la Turchia proverà a conquistare il secondo posto ai danni della Svizzera, fatta salva, ovviamente, la speranza che la nostra nazionale chiuda al primo posto.
Il CT: Senol Gûnes
La buona riuscita dell’europeo della formazione turca, risentirà in toto della disposizione in campo dei suoi giocatori, anche e soprattutto perché, se si eccettuano pochissimi elementi, la Turchia difetta di prime voci e farà leva su un gruppo molto affiatato che fa della colarità del proprio gioco l’arma migliore.
Ad orchestrare il tutto sarà il santone del calcio turco, Senol Gûnes, alla guida nella nazionale “Luna e Stelle” dal 2019, nonché al suo secondo mandato.
Talentuoso portiere che legò la sua carriera al Trabzonspor con cui vinse ben sei titoli del campionato turco, Gûnes riuscì nell’impresa di tenere la porta della nazionale imbattuta per qualcosa come 1.140 minuti.
All’indomani del suo addio al calcio, Gûnes fu chiamato ad allenare il Trabzonspor fin dalla stagione 1987/88, ma da quel momento il suo girovagare per le panchine di mezza Turchia, nazionale compresa, è rimasto impresso a tutti gli appassionati di calcio del Paese.
Esperienza da vendere, quindi, per il quasi settantenne selezionatore della nazionale, che ha già allenato la Turchia tra il 2000 e il 2004 e che ha legato indissolubilmente il proprio nome all’epica cavalcata ai mondiali del 2002 in Corea del Sud e Giappone.
Durante quel mandato, Gûnes conquistò un altro terzo posto alla Confederations Cup del 2003 giocatasi in Francia, ma l’impresa ai primi mondiali del nuovo millennio fu qualcosa di davvero esaltante per i tifosi turchi.
Il terzo posto fu raggiunto grazie all’apporto di alcuni giocatori che passarono anche di qui, tra cui Hakan Sükür e Ümit Davala, visti entrambi all’Inter.
Gûnes è solito presentare la sua formazione con il collaudatissimo 4-2-3-1, al quale alterna un più abbottonato 4-5-1, modulo che vedremo con ogni probabilità contro la nostra nazionale.
I punti fermi saranno quei giocatori che militano nelle squadre dei campionati europei più prestigiosi, ed ecco che il CT turco non rinuncerà a gente come Demiral della Juventus, Celik del Lille, Calhanoglu del Milan e le due punte di Lille e Getafe, Yilmaz e Unal, quest’ultimo favorito per un posto da titolare.
La stella: Hakan Calhanoglu
All’interno di un gruppo così compatto e omogeneo, le stelle a cui abbiamo fatto riferimento nel paragrafo precedente, difficilmente saranno estromesse da un allenatore così tradizionalista come Gûnes.
Ma se dovessimo puntare su un solo giocatore su cui la Turchia dovrà fare affidamento in ognuno dei tre match del gruppo, quello è sicuramente Hakan Calhanoglu.
Nativo di Mannheim nel distretto tedesco di Baden-Württemberg, il ventisettenne centrocampista del Milan ha avuto poco a che fare con la nazione per cui ha scelto di giocare.
Calhanoglu ha infatti passato tutta la trafila delle giovanili nel Paese natìo, ma una volta raggiunta la maggiore età, ha scelto di rappresentare la Turchia in virtù delle sue origini trebisondane.
Esordisce da professionista nel Karlsruhe, dove tra il 2011 e il 2013 gioca da centrocampista di raccordo 52 partite e segna 17 gol.
L’anno successivo passa all’Amburgo, dove sigla 11 reti su 32 partite, giocando una stagione molto positiva e facendosi notare dal Bayer Leverkusen, dove diventa una pedina fondamentale e si specializza nei calci di punizione, guadagnandosi il soprannome di “Dio delle punizioni”.
Al Bayer gioca tre stagioni e 79 partite con 17 gol realizzati, ma a febbraio 2017 viene squalificato dal Tribunale Arbitrale Sportivo per quattro mesi in virtù di un pre-contratto firmato alcuni anni prima con il Trabzonspor e mai rispettato.
Al Milan arriva ancora molto giovane, a 23 anni, per una cifra vicina ai 22 milioni e comincia la sua scalata verso l’undici titolare con l’arrivo di Gattuso sulla panchina rossonera.
Non saranno due stagioni esaltanti, piene di alti e bassi, ma è Pioli la chiave di volta. Lo schiera trequartista nell’ormai celeberrimo 4-2-3-1 che ha fatto la fortuna del Milan nell’ultimo anno e mezzo solare.
Con Kessiè e Bennacer dietro, Calhanoglu è quasi esente da compiti difensivi e può scatenare tutta la sua tecnica con compagni come Rebic e Ibrahimovic.
Al Milan ha giocato finora 135 partite segnando 22 reti.
Con la nazionale turca ha esordito nel 2013, per poi diventare uno dei punti fermi del gioco di Günes con il quale centra la qualificazione a questi europei.
Il cruccio di Calhanoglu è quello di non aver portato a casa nessun trofeo. Ma la fame aumenta…
La sorpresa: Yusuf Yazici
Tra i giocatori di origine turca che meglio si sono distinti nell’ultima stagione per club, merita una menzione speciale Yusuf Yazici, centrocampista avanzato classe 1997, che ha contribuito alla clamorosa cavalcata del Lille fino alla conquista del titolo ai danni della super favorita corazzata Paris Saint Germain.
Volendo analizzare fino in fondo il discorso, il vero protagonista dell’ultima parte di stagione della squadra campione di Francia, è stato il suo connazionale Burak Yilmaz, ma per caratteristiche tecniche e sovraffollamento nel reparto avanzato, quest’ultimo si giocherà il posto con Unal, mentre la porzione destra della trequarti turca, dovrebbe essere sempre appannaggio di Yazici.
Mancino, struttura fisica importante, seppur non imponente, Yazici è alto 183 centimetri e pesa circa 75 kg, che gli permettono di utilizzare con perfetto equilibrio forza e velocità, abbinate ad una classe sopraffina.
L’ultima parte di stagione ha sofferto tantissimo dopo aver contratto il Covid a metà aprile, perdendo molto terreno a favore del suo pari ruolo Bamba, ma questa situazione potrebbe permettergli di disputare un grande europeo, alla luce di una presenza in campo non proprio costante nelle ultime partite del suo club.
Nel Lille, squadra dove milita fin dal 2019, Yazici ha giocato 44 partite segnando 8 reti, mentre con la nazionale maggiore, in 30 presenza ha realizzato una sola rete, anche in virtù della posizione in campo, visto che Günes lo vede esclusivamente come esterno sinistro.