Nel calcio lo sappiamo, i ricordi sono spesso legati a un gol (preso o subito) e al protagonista ultimo di quell’azione decisiva. Ma non c’è mai stata vittoria che non sia passata anche e soprattutto dai piedi e dal cuore del centrocampo, zona nevralgica del campo in cui si costruisce il gioco.
E in questa zona sono tanti tanti gli interpreti che hanno fatto la storia di questo sport, anche se come sempre è quasi impossibile stabilire gerarchia esatte, visto che tante sono le variabili da considerare.
Ci abbiamo provato, certi di dimenticare qualcuno altrettanto importante, ma sicuri che almeno questi dieci nomi, sono assolutamente imprescindibili.
Valentino Mazzola: il più grande di tutti
Il primo nome che vogliamo fare però, dovrebbe mettere d’accordo più o meno tutti: Valentino Mazzola. Ovvero uno dei più grandi giocatori della storia in assoluto, pur se protagonista negli anni quaranta, in un calcio di certo molto diverso da quello a cui siamo abituati oggi, ma con una concezione di gioco già molto moderna.
Siamo però di fronte a quello che è l’icona stessa del grande campione. Una vita dedicata al pallone, meticoloso e perfezionista all’inverosimile, finì addirittura per vincere la classifica dei marcatori (uno dei pochi centrocampisti a riuscirci) con 29 gol nel 1947. Con gli altri del Grande Torino dominò quegli anni, fino alla tragedia del Superga che mise fine a una vera e propria dinastia del calcio.
Gianni Rivera: talento da Pallone d’Oro
Giusto il tempo di esordire a soli 15 anni con la maglia della sua Alessandria (allora in Serie A), prima di passare al Milan e diventarne una bandiera per tutta la sua carriera.
Con la maglia rosso nera ha vinto letteralmente tutto il possibile: 2 Coppe dei Campioni, 1 Intercontinentale, 3 scudetti. Ma anche con la maglia della nazionale si è tolto lo sfizio di vincere il Campionato Europeo del 1968 e di entrare nella storia con la finale mondiale del 1970 e soprattutto quel gol contro la Germania in quella che è stata la partita più bella di tutti i tempi.
E poi quel pallone d’Oro vinto nel 1969, che ha decretato oltre ogni ragionevole dubbio quanto la sua classe e il suo talento siano di caratura mondiale.
Andrea Pirlo: il genio dalla faccia triste
Il terzo gradino di un ipotetico podio non poteva che essere suo. Perché se c’è un giocatore che tra quelli più recenti ha rappresentato al meglio la classe cristallina quello è senz’altro Andrea Pirlo.
Protagonista anche con maglie diverse, riuscendo a portare alla vittoria sia il Milan (2 Champions e 2 scudetti) sia la Juventus (4 scudetti). Oltre ovviamente a quel Mondiale nel 2006 che ha anche la sua firma.
Faccia sempre imbronciata dal carattere schivo (che fuori dal campo i suoi amici assicurano essere molto più giocoso), ma anche determinato in campo come pochi altri.
Nessuno come lui è stato capace di trattare il pallone in quella maniera, inventando letteralmente una punizione imbattibile (“la Maledetta“) e fornendo palloni precisi ai suoi compagni da ogni parte del campo.
Gli Eroi di Spagna: Tardelli e Conti
Li abbiamo ben in mente entrambi soprattutto per quelle immagini storiche del Mundial ’82, con Marco Tardelli che si lascia andare in quell’urlo a squarciagola che ha infiammato i tifosi italiani e Bruno Conti a fare da costante spola sulla sua fascia spingendo a ogni azione offensiva degli azzurri.
Due eroi della nazionale ma anche delle rispettive squadre di club: la Juventus e la Roma.
Con i giallo rossi Bruno Conti è riuscito persino nell’impresa di portare a Trigoria uno storico scudetto nel 1983 (oltre a qualcosa come 5 Coppa Italia), mentre Tardelli ha arricchito il suo palmares con ben 5 scudetti in maglia bianco nera (oltre a 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa UEFA e 1 Coppa delle Coppe).
Trofei che dicono però solo in parte l’importanza che questi due centrocampisti hanno avuto nelle dinamiche di gioco di quegli anni, entrando di diritto a far parte di questa nostra Top10.
Le bandiere: Antognoni, De Rossi, Bulgarelli
Facile (si fa per dire) vincere trofei quando si gioca nelle squadre più forti del continente. Ma ci sono stati anche protagonisti del centrocampo che hanno scelto di vivere le proprie realtà fino in fondo, anche a scapito di qualche spazio vuoto in bacheca (e nonostante non mancassero certo le richieste importanti).
Daniele De Rossi è il classico “Romano de Roma”, uno che con quei colori addosso c’è proprio cresciuto e ci è rimasto fino (quasi) alla fine. Gli è mancato l’obiettivo grosso (lo scudetto), ma è riuscito comunque a togliersi qualche soddisfazione: 2 Coppa Italia, 1 Supercoppa, poi il Mondiale con gli azzurri (con cui ha disputato ben 117 partite, quarto assoluto nella graduatoria).
Giancarlo Antognoni invece la sua classe l’ha messa a disposizione della maglia Viola, anche per lui senza riuscire a centrare l’obiettivo principale, ma con un Mondiale in cassaforte insieme ai ragazzi del 1982.
Poi c’è Giacomo Bulgarelli, nato e cresciuto a Bologna, che non ha mai voluto abbandonare quella maglia nelle gioie e nei dolori: dallo scudetto conquistato in quello storico spareggio contro l’Inter nel 1964, fino ai momenti più difficili degli anni settanta. Anche per lui una grande vittoria in maglia azzurra agli Europei del 1968.
Tre storie diverse, tre talenti assoluti del centrocampo con caratteristiche molto diverse e una cosa in comune: l’amore per la propria maglia.
Sandro Mazzola: il talento, di padre in figlio
Il talento lo ha preso dal padre Valentino, anche se ha scelto una maglia diversa per esprimerlo, quella dell’Inter, con cui ha vissuto dalle giovanili alla chiusura di carriera. Amore ripagato da mille vittorie, per un ciclo che è stato storico: 4 scudetti, 2 Coppa dei Campioni (consecutive) e altrettante Intercontinentali. Poi 1 Campionato d’Europa (’68) e un pallone d’Oro sfiorato.
Helenio Herrera diede una svolta alla sua carriera mostrando a tutti le sue capacità più offensive, che unite alle caratteristiche più da mediano ne facevano un giocatore completo come pochi. Visse una “rivalità” continua in nazionale con Gianni Rivera, ovvero due dei più forti centrocampisti di quel periodo. Che rivedremmo molto volentieri oggi, anche insieme.
Roberto Donadoni: la migliore Ala della storia
Il suo carattere molto schivo non lo hanno messo spesso sotto i riflettori, ma chi lo ha visto in campo sa bene quanto fossero i suoi piedi a parlare per lui. In fondo a questa classifica solo perché in effetti il suo ruolo è più laterale offensivo, una classica Ala di cui era probabilmente uno dei migliori interpreti mondiali.
E zitto zitto il palmares di Donandoni racconta le gesta di un grande campione: 6 scudetti, 3 Champions (Coppa Campioni), 3 Coppa Uefa, 2 Intercontinentali (tutte con il Milan). Resta il vuoto enorme di due partecipazioni Mondiali che sarebbero potute finire in maniera molto diverse dando allo stesso Donadoni una dimensione totalmente diversa, ma sia in Italia 90 (terzo) sia negli Stati Uniti 1994 (secondo), la delusione è stata grande. E la storia, non perdona.
La nostra Top10 dei centrocampisti italiani:
- Rivera
- Valentino Mazzola
- Pirlo
- Tardelli
- Conti
- De Rossi
- Antognoni
- Bulgarelli
- Sandro Mazzola
- Donadoni